La dichiarazione di princìpi dice: “L’abuso del sistema fiscale da parte delle imprese multinazionali aumenta il peso fiscale sugli altri contribuenti; viola gli obblighi civici delle imprese; sottrae ai paesi sviluppati e in via di sviluppo risorse importanti, necessarie per combattere la povertà e finanziare i servizi pubblici; inasprisce la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e aumenta la dipendenza dei paesi in via di sviluppo dall’assistenza esterna”.
Si chiama Commissione indipendente per la riforma della tassazione societaria internazionale (Icrict) ed è formata da associazioni, organizzazioni non governative, esperti provenienti dalla società civile, professori universitari ed economisti, tra cui Jayati Ghosh e Joseph Stiglitz.
Le multinazionali agiscono a livello globale, i governi no: manca un organismo fiscale internazionale. (...)
McDonald’s, per esempio, la più grande catena di fast food in Europa con 7.850 ristoranti e più di 20 miliardi di euro di ricavi nel 2013, realizza in Europa il 40 per cento dei suoi profitti. Secondo il recente rapporto di un gruppo di organizzazioni sindacali internazionali, McDonald’s ha eluso il fisco in Europa per un miliardo di euro tra il 2009 e il 2013. I paesi che ci hanno rimesso di più sono stati Francia, Italia, Spagna e Regno Unito.
I ricercatori del Fondo monetario internazionale hanno calcolato che i paesi in via di sviluppo perdono 213 miliardi di dollari all’anno per via dell’elusione fiscale delle multinazionali.
Tutti dicono che se i paesi più poveri avessero le risorse per migliorare le condizioni di vita dei loro abitanti l’emigrazione diminuirebbe. Forse si potrebbe cominciare con il far pagare le tasse alle multinazionali.
*** Giovanni DE MAURO, giornalista, direttore di 'Internazionale', Profitti, 'Internazionale', 12 giugno 2015
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