sabato 30 aprile 2022

#MOSQUITO / Guerra, rifugio degli omuncoli (Moni Ovadia)

La guerra è la via di fuga meschina e vile di chi non sa costruire il bene e la pace e codardamente cerca una via d’uscita per non ammetterlo. 
È il rifugio degli omuncoli che devono brandire una spada per spacciarsi per grandi uomini.
Io sono pacifista senza se e senza ma. 
Una volta un comandante dello Tsahal, l’esercito israeliano, mi disse: “Anche quando hai 100 missili puntati nel culo, esiste una soluzione per uscirne”.

*** Moni OVADIA, 1946, autore e attore teatrale, scrittore, facebook, 29 aprile 2022, qui


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#VIGNETTE / Libertà è non avere gabbie (Passepartout)

PASSEPARTOUT (Gianfranco Tartaglia)
facebook, 29 aprile 2022, qui

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venerdì 29 aprile 2022

#SGUARDI POIETICI / Nessuno ha il diritto (Franco Arminio)

Nessuno ha il diritto
di privarci delle cose più normali:
l'appuntamento dal parrucchiere,
spostare dei libri, 
aspettare tranquilli la sera. 
Nessuno può dirottare la nostra vita
perché ha noia della sua,
perché non capisce
che la violenza non è solo uccidere,
ma spezzare il tenero gambo
dei nostri minuti.
Neppure noi abbiamo il diritto
di non capire la meraviglia
delle cose normali,
non c'è nessun bisogno
di vestire da capolavoro
ogni giornata.
Pensiamo al guadagno
di vedere un'alba, 
al salario di cenare con i nostri cari
e al fatto di entrare nella notte
con il nostro corpo misterioso
che si lascia attraversare dai sogni. 
Pensiamo al piacere
di camminare per le nostre strade, 
di tornare a casa. 
Non deve arrivare la sventura 
per ricordarci la grazia 
della piccola e infinita vicenda 
di stare qui in un giorno qualsiasi.

*** Franco ARMINIO, 1960, poeta, scrittore, da Quest'anno poche rose in Ucraina, segnalato da Bertoni editore, 2022, in 'facebook, facebook, 23 dicembre 2021, qui


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#FAVOLE & RACCONTI / Dieci favoline aziendali (Massimo Ferrario)

1 - C’era una volta un Manager. Che si credeva un Grande Manager. Gli avevano detto di decidere. E lui decideva. In continuazione. Così non pensava. 

2 - C’era una volta un collaboratore. Che la pensava come il capo. Sempre. Fu licenziato. Non era un collaboratore. Era un dipendente: o lui o il suo capo non servivano. 

3 - Lo chiamavano decisionista. Perché decideva di ‘fare’. Anche quando c’era da aspettare. Magari per capire meglio. Lui però diceva che era uno che agiva. ‘Mi piace l’azione’, ripeteva. Ma non era azione: era agitazione. Si ‘dava da fare’. Come tanti, confondeva il ‘darsi da fare’ con il ‘fare’. Per questo piaceva.
 
4 - Era diligente. Da una vita. Ci teneva tanto. Finalmente lo fecero dirigente. Sempre con la elle, però. 

5 - «Papà cosa significa fare il manager?». «Significa sapere e saper fare. E soprattutto saper far fare. Ma troppi ci sanno solo fare». 

6 - Nel lavoro era un manager. Nella vita era un benpensante. Ma non si capiva perché fosse un benpensante. Pensava così male. Quando pensava. E per lo più non pensava. Per questo lo ammiravano. Nella vita. Nel lavoro.

7 - All’inizio gli piacque molto e per questo lo assunse. Ripeteva tutto quello che diceva. Poi si innervosì. Voleva un collaboratore. Invece era un’eco. Lo licenziò. Ma l’eco riprese subito a fare l’eco. Altri capi fecero a gara per averlo con sé. Un collaboratore ideale, dicevano.

8 – Era un manager da convention.  Ispirava.  Ma soprattutto espirava.  Aria.

9 - C’era una volta un manager. Al corso aveva imparato tutto su come decidere. Ma lui continuava a voler sapere quando

10 - Aprì la riunione di autopresentazione dicendo ai nuovi collaboratori: «L'obbedienza non è più una virtù». Loro sorrisero: finalmente un capo col quale si poteva collaborare. Poi aggiunse: «Purtroppo».

*** Massimo Ferrario, Dieci favoline aziendali, ‘Mixtura’ (‘masferrario.blogspot.com’), rubrica ‘Favole&Racconti’, 27 aprile 2022. Riscrittura di tweet diffusi negli anni 2012-2013, poi in M. Ferrario, Favoline 1-200, c'era una volta (e ci sarà ancora), 'Spilli', pubblicazione riservata a un gruppo di amici, 16 novembre 2013. 


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#VIGNETTE / Bisogno di leggerezza (Fabio Magnasciutti)

 

Fabio MAGNASCIUTTI
facebook, 23 aprile 2022, qui

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giovedì 28 aprile 2022

#SGUARDI POIETICI / Il mio modo di aspettarti, prima (Andrea Bajani)

Il mio modo di aspettarti, prima
che venissi al mondo, sono state
le sedute del fisioterapista ogni
settimana. Amare preventivamente,
mi diceva, è correggere l’assetto,
evitare la compressione vertebrale.
Trovarsi pronto a farsi arrampicare.

*** Andrea BAJANI, 1975, scrittore, poeta, da L'amore viene prima, Feltrinelli, 2022, segnalata in 'ufficio poesie smarrite', newsletter 'Corriere della Sera', 30 marzo 2022


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#SPILLI / La libertà per i morti (Massimo Ferrario)

Per gli esseri umani ha senso conquistare la libertà restando vivi. 

Per gli eroi ha senso conquistare la libertà per chi resterà vivo.

Ma morire TUTTI pur di conquistare la libertà (di alcuni) in un'epoca in cui ogni giorno è più possibile la guerra atomica ha senso solo per gli IMBECILLI
Che pretendono di governare il mondo.
Che credono di coglionarci con la loro retorica.
Che dicono di non volere la terza guerra mondiale ma stanno creando tutte le condizioni perché il mondo intero si possa infilare dentro il Grande Abisso gridando gioiosamente viva la libertà: con l'elmetto che ha soffocato il cervello al punto tale da aver fatto dimenticare che la libertà, da morti, non serve più a nessuno. 

*** Massimo Ferrario, La libertà per i morti, faceboook, 27 aprile 2022, qui


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#VIGNETTE / Guerre (Mauro Biani)

Mauro BIANI, 1967
'L'Espresso', 24 aprile 2022, via facebook, qui

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mercoledì 27 aprile 2022

#SPILLI / Fine del piano inclinato (Massimo Ferrario)

Siamo su un piano inclinato.

Qualcuno , da fuori, lo inclina sempre più.
Chi vi è sopra, non frena. Anzi, accelera.
In fondo, per tutti, c'è quello che tutti dicono di non volere.

Chissà allora chi vuole che avvenga ciò che sempre più può avvenire. E ogni giorno che passa si avvicina.

Forse, responsabile di ciò che potrà accadere è chi, pur essendo contro Putin, non si accoda al coro di Putin-Macellaio: perché un coro troppo facile, sterile e diplomaticamente incongruo.

Forse, responsabile di ciò che potrà accadere è chi dice no alle armi: perché allungano la guerra e allargano il numero dei morti, soprattutto civili.

Forse, responsabile di ciò che potrà accadere è chi chiede negoziati autorevoli affidati a istituzioni esterne sia a vittime che a aggressori: perché la pace si costruisce smettendo di volere la vittoria umiliante di una delle parti, ma facendo cedere e facendo vincere (e cedendo e vincendo) un po' tutti.

Insomma, forse responsabili di questo piano inclinato suicida sono quelli che spregiativamente sono chiamati pacifisti e ogni giorno vengono insultati e accomunati ad un aggressore che, a differenza di altri, hanno sempre definito dittatore.

Ma forse i veri responsabili sono altri: quelli che dicono di volere la pace e continuano a fare la guerra. Dal divano di casa, dai salotti televisivi, dalle redazioni dei giornali. 
E, soprattutto, dai vertici di paesi e istituzioni che hanno un'influenza mondiale: ma immiseriscono il loro grande potere internazionale dentro piccoli, brevi e spiccioli interessi nazionali, dando sfogo, letteralmente, a 'strategie del cazzo' che confondono un tavolo da risiko giocato da 'impotenti-onnipotenti' che si credono padroni di tutto con la realtà complessa e interdipendente di un mondo che è soltanto da preservare. L'unico mondo che ancora, per ora, abbiamo. 

*** Massimo FERRARIO, Fine del piano inclinato, facebook, 26 aprile 2022, qui


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#SGUARDI POIETICI / Di notte, le stelle (Massimo Salvadori)

Di notte, le stelle 
nella profondità del buio
fanno un rumore strano 
una domanda che è un'intermittenza 
assomiglia quasi
alla fatica della vita 
quando nasce con dolore
alla sua scintilla.

*** Massimo SALVADORI, insegnante, poeta, facebook, 19 aprile 2022, qui


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martedì 26 aprile 2022

#FAVOLE & RACCONTI / Vincente (Massimo Ferrario)

Si chiamava Vincente. Perché non arretrava mai.
Neppure quando era sulla strada sbagliata.

Diceva che basta ‘pensare positivo’ per essere sulla strada 'giusta'.

Ma la strada continuava a rivelarsi sbagliata e un giorno cominciarono a chiamarlo Perdente. 
Lui un po’ non se ne accorse e un po’ decise di non accorgersene.

Perseverante, stava sempre là. 
Fisso. Fissato.
A battere la sua strada: quella che, ne era sicuro, non poteva che essere giusta. 
Anche se, oggettivamente, quella 'strada giusta' era a fondo cieco e non portava da nessuna parte. E il muro, alla fine, non era un'opinione, ma il retro di un palazzo.

Sì, ripeteva a se stesso: basta insistere. Basta non perdere energia. Basta non cedere al pessimismo. 

Per lui, il motto ‘volere è potere’ era il dogma fondamentale di una religione. Meglio: di una Fede. 
Qualcuno, timidamente, più volte gliene aveva dimostrato la falsità. Con esempi concreti, lo aveva ammonito: per ‘potere’ non basta ‘volere’. 
Ma lui, Vincente, aveva sempre risposto con l’insulto: quella era la scusa degli impotenti. Dei falliti. Dei perdenti. 
Lui era, e si chiamava, Vincente.

Se lo cerchi, anche adesso lo trovi là: sulla strada a fondo cieco. 
Tu chiamalo e ti risponde: però solo se lo chiami Vincente. 
Allora, ti esibisce il sorriso di plastica stampato sulle labbra, a mo’ di paresi: nell’ultimo corso gli hanno insegnato che il sorriso, anche se finto (soprattutto se finto?), aiuta a propiziare il destino favorevole. 
Ad assicurare la Vittoria. 

Gliel’hanno garantito consulenti che vanno per la maggiore. 
Che, non a caso, si dicono Formatori Vincenti.

*** Massimo Ferrario, Vincente, per 'Mixtura’ 


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#VIGNETTE / Intanto, in casa Draghi (Natangelo)

NATANGELO,  1985
'il Fatto Quotidiano', 22 aprile 2022, via facebook, qui

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lunedì 25 aprile 2022

#SGUARDI POIETICI / Avevo due paure (Giuseppe Colzani)

Avevo due paure.
La prima era quella di uccidere
La seconda era quella di morire
Avevo diciassette anni
Poi venne la notte del silenzio
In quel buio si scambiarono le vite
Incollati alle barricate alcuni di noi morivano d’attesa
Incollati alle barricate alcuni di noi vivevano d’attesa
Poi spuntò l’alba
Ed era il 25 Aprile

*** Giuseppe COLZANI, 1927-2017, Avevo due paure, dal web


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#VIGNETTE / Forza e leggerezza (Pepè)

PEPE'
facebook, 24 aprile 2022, qui

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domenica 24 aprile 2022

#SGUARDI POIETICI / Con la tua quieta voce (Vivian Lamarque)

Se ti dicevo grazie
con la tua quieta voce
rispondevi "e di che?"
e lo dicevi così bene
con la voce e col cuore
che appena possibile
te lo dicevo ancora
come lo può dire
intimidito a un grande
albero un fiore, grato
per la fresca ombra 
che gli fa.

*** Vivian LAMARQUE, 1946, giornalista, scrittrice e poetessa, Con la tua quieta voce, da Vivian Lamarque, Madre d'inverno, Mondadori, 2016


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#PIN / Cercansi assassini onesti (MasFerrario)


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#VIGNETTE / Non è poi così difficile da capire (Stefano Tartarotti)

Stefano TARTAROTTI
facebook, 23 aprile 2022, qui

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sabato 23 aprile 2022

#SGUARDI POIETICI / Chissà se sono (Rupi Kaur)

chissà se sono
abbastanza bella per te
o se sono bella e basta
cambio ciò che indosso
cinque volte prima di vederti
domandandomi quali jeans rendano
il mio corpo più allettante da spogliare
dimmi
c’è qualcosa che io possa fare
per farti pensare
lei
lei è tanto straordinaria
da far dimenticare al mio corpo di avere ginocchia
scrivilo in una lettera e indirizzala
alle parti di me più insicure
la tua sola voce mi porta alle lacrime
il tuo dirmi che sono bella
il tuo dirmi che basto

*** Rupi KAUR, 1992, scrittrice, poetessa, artista, di origine indiana, The sun and her flowers. Il sole e i suoi fiori, Tre60, 2018, traduzione di Alessandro Storti, in 'internopoesia', 20 aprile 2022, qui

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#VIGNETTE / Finalmente la diplomazia (Mauro Biani)

Mauro BIANI, 1967
'la Repubblica',, 22 aprile 2022, via facebook, qui

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giovedì 21 aprile 2022

#SGUARDI POIETICI / Ti ho cercato (Marco Candela)

Ti ho cercato
tra ragazzini armati
che non avevano mai
sparato.

Ti ho cercato
attraversando la polvere
di palazzi crollati
come cartapesta.

Ti ho cercato
dentro rifugi ricolmi
di dispersione e lacrime
di rabbia.

Ti ho trovato
in una fossa comune,
abbracciato a chi ancora
proteggevi.

*** Marco CANDELA, riportato da Luca Mastrantonio, in 'ufficio poesie smarrite', 20 aprile 2022, qui


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#VIGNETTE / Pasqua ortodossa di Kirill (Gianfranco Uber)

Gianfranco UBER
facebook, 20 aprile 2022, qui

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mercoledì 20 aprile 2022

#SGUARDI POIETICI / Non ci è rimasto niente, bambina mia (Federico Pichetto)

Non ci è rimasto niente, bambina mia,
solo il corpo in cui ti ho atteso,
solo i fazzoletti in cui ho pianto,
solo un cappellino per ripararti dal freddo.

Non ci è rimasto niente, bambina mia,
si sono portati via tutto,
ingordi della tua infanzia, 
hanno rubato anche il tuo futuro.

Non ci è rimasto niente, bambina mia,
neppure il mio sguardo,
rapito dall’orroree di questi signori
che dalle loro fastose dimore
hanno distrutto la nostra casa.

Per un capriccio, per una vendetta,
per ragioni che non si possono difendere
e che hanno complici ovunque
ma vittime soltanto qui, 
in questa martoriata città.

Non c’è rimasto niente, bambina mia.
Forse solo la morte.
E a chi mi chiede, sfrontato, 
dove si sia nascosto il nostro Dio…

Rispondo che è qui, che è l’unico
che - tra le lacrime -
ha accettato di prenderti in braccio,
di continuare ad amare
ora che l’odio sembra essere diventato 
il nostro unico respiro.

*** Federico PICHETTO, facebook, 26 febbraio 2022, qui


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#VIGNETTE / Mosca, la musica ucraina (Mauro Biani)

Mauro BIANI,  1967
'la Repubblica', 19 aprile 2022, via facebook, qui

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sabato 16 aprile 2022

#SGUARDI POIETICI / Dimmi se i tuoi giorni (Massimo Salvadori)

Dimmi se  i tuoi giorni
hanno qualche luce
se anche la notte
ci è forse necessaria
come la fame 
e anche il dolore
di cui nessuno 
abbastanza parla.

*** Massimo SALVADORI, insegnante, poeta, facebook, 21 febbraio 2022, qui


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#VIGNETTE / E quando non rimarrà più niente? (CharlieComics)

CharlieComics
facebook, 10 aprile 2022, qui

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venerdì 15 aprile 2022

#SGUARDI POIETICI / Basta che tu esista (Vanja Strle)

Tu che esistendo mi rendi felice,
va’ dove ti pare,
il mio amore ti seguirà.
Non temerlo,
non ti soffocherà,
non pretenderà nulla da te
e niente si aspetterà,
basta che tu esista,
basta che tu esista
e non strapparmi il cuore,
lascialo
fiorire nella sua realtà
e lascialo
vivere per i suoi amori.

*** Vanja STRLE, 1960, poetessa slovena, Basta che tu esista, da Quale fuoco, Mobydick, 2009), traduzione di Jolka Milič, in 'internopoesia.com', 14 aprile 2022, qui


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giovedì 14 aprile 2022

#SPILLI / Chiamare ‘vittoria’ una ‘disfatta epocale ‘ (Massimo Ferrario)

Russia e Ucraina: ambedue i fronti contrapposti inseguono la ‘vittoria’. 

I russi si apprestano a chiamare ‘vittoria’ la strage collettiva di un popolo intero e la desertificazione di un paese sovrano che contava oltre 40 milioni di abitanti. 

Gli ucraini insistono a immaginare ‘vittoria’ il suicidio collettivo di una nazione, già in gran parte realizzato, che è logica e ineluttabile conseguenza di quell’impossibile obiettivo di salvare la Patria dai massacratori russi senza ricerca di un negoziato 'imposto' da mediatori internazionali. Risultato: migliaia di civili torturati, stuprati e assassinati e milioni di profughi in fuga per l’Europa. 

L’unica vittoria è quella della 'neolingua' in versione XXI secolo. 
Che chiama ‘operazione speciale’ una ‘guerra di aggressione e conquista’ e vede una prossima ‘vittoria’ in una ‘sconfitta epocale’ per tutti: per la Russia, che sarà messa al bando per anni dal mondo internazionale delle grandi diplomazie; per l’Ucraina, che già oggi vede la devastazione del suo territorio e la distruzione del suo essere comunità; per il mondo intero, e in particolare per quello in via di sviluppo, che soffrirà gli effetti perversi della recessione quando non della fame.

Ma lo schifo vero è il tifo di chi, da fuori campo, ai vertici di paesi e istituzioni che per fare i propri interessi in realtà si rivelano sempre più disinteressate alla convivenza del mondo, dice di volere la pace mentre invia armi perché continui la guerra, riempiendosi la bocca di retorica patriottarda che incita le vittime a vincere di fatto morendo sempre di più e gridando ossessivamente alla difesa di quei principi oggi violati che da sempre in passato ha violato. 
Sono gli stessi attori incapaci (o, peggio, intenzionalmente indifferenti) a fare in modo che i belligeranti, di fronte a proposte oggi inesistenti, ma da costruire creativamente in chiave vantaggiosa per entrambe le parti da mediatori internazionali credibili, siano spinti, quasi costretti, ad una pace negoziata. Non l'hanno fatto quando era possibile farlo, subito dopo l'avvio della guerra (ripetere che la Russia deve smettere le ostilità e ritirarsi dai confini ucraini non è una proposta di pace), e oggi ogni tavolo è più lontano, incastrati tutti come siamo nell'imbuto di un conflitto armato che pare procedere in automatico e a oltranza.

La verità è che negoziare viene chiamato utopia e fare la guerra viene chiamato pragmatismo.

Potrebbero anche avere qualche ragione, sul piano dei puri risultati, se il tavolo da gioco fosse ancora quello in vigore fino agli inizi dell'altro secolo: in cui qualcuno, con la forza bruta delle lance o dei carrarmati, poteva vincere in misura maggiore di chi poteva perdere.
Ma siamo nel 2022 e anche restando nei limiti di una guerra convenzionale, con il coinvolgimento crescente della popolazione civile nelle operazioni di macelleria bellica, ormai scontato già dalla seconda guerra mondiale (Dresda e Hiroshima insegnano), tutti muoiono e nessuno vince se non aggiorniamo la visione del mondo. 

Sarebbe, questo sì, l'unico pragmatismo vincente. Capire che nessuno vince: che abbiamo già perso e che, più proseguiamo a non capire, anche se non moriamo, più perdiamo. 
Loro, noi, tutti.

*** Massimo Ferrario, Chiamare ‘vittoria’ una ‘disfatta epocale’,  per 'Mixtura' 


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#VIGNETTE / Via Crucis (Mauro Biani)

Mauro BIANI, 1967
'la Repubblica', 13 aprile 2022, via facebook, qui

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mercoledì 13 aprile 2022

martedì 12 aprile 2022

#SGUARDI POIETICI / Siamo cresciuti sentendoci dire (Gio Evan)

 Siamo cresciuti sentendoci dire
"non fare il bambino"
ogni volta che proponevamo
un'allegria in un momento severo,
ogni volta che eravamo
con il cuore in pieno scherzo,
con l'anima che scodinzolava
e i sorrisi in piena apertura 

non fare il bambino,
quando avevamo ancora voglia di giocare
di acchiappare 
di rincorrere
di non pensare a domani
di non dormire ancora 
di non pensare a tutti i futuri del mondo
di non avere, per oggi solo, programmi e progetti

non fare il bambino
quando volevamo una cosa così tanto 
da incantarci nel guardarla,
volerla così tanto da riuscire ad inserirla in ogni discorso
non fare il bambino,
come se il concetto di amore fosse così diverso
da tutta questa dedizione

non fare il bambino, smettila,
non fare il bambino, cresci,
ma fare il bambino non vuol dire smettere di crescere,
vuol dire mantenere dentro sé
il giocoso atto creativo della vita

le parole sono importanti, bisogna rieducarci
smettetela di fare solo gli adulti,
tornate bambini.

*** Gio EVAN (Giovanni Giancaspro), 1988, scrittore e poeta, umorista, performer, cantautore, artista di strada, facebook, 3 aprile 2022, qui
http://www.gioevan.it/biografia/


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#VIGNETTE / Come andiamo? (Pepé)

PEPE'
facebook, 11 aprile 2022, qui

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lunedì 11 aprile 2022

#SGUARDI POIETICI / Oggi ci sono diciassette gradi (Marilina Giaquinta)

Oggi ci sono diciassette gradi
è prevalentemente soleggiato
con probabilità di pioggia
dello zero per cento
il vento soffia educato
sul bucato che si asciuga
paziente al solletico d'aria.

Mentre il mio cuore chiede
le stesse previsioni meteo.

*** Marilina GIAQUINTA, facebook, 10 aprile 2022, da Marilina Giaquinta, Scienza d'amore, Ensemble, 2022


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#VIGNETTE / E' uno che si è fatto da solo (Fabio Magnasciutti)

Fabio MAGNASCIUTTI
facebook, 8 aprile 2022, qui

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venerdì 8 aprile 2022

#SPILLI / Fine della guerra, solo quando impareremo (Massimo Ferrario)

Quando impareremo che i crimini di guerra non sono crimini ‘di’ guerra, ma sono ‘la’ guerra. 

Quando impareremo che non c’è una guerra condotta in maniera buona e una guerra condotta in maniera cattiva, ma c’è solo una guerra che uccide, massacra, tortura, stupra ogni essere umano che capita a tiro di mitra o di carrarmato, soprattutto se indifeso e senza armi. 

Quando impareremo che la guerra, sempre e comunque, rende disumano l’umano e sfregia i principi e i valori per cui si dice di combattere. 

Quando impareremo che non c’è un Bene che fa la guerra al Male, ma che la guerra è il Male, sia che la guerra sia fatta dal Bene (che facendo la guerra diventa Male), sia che la guerra sia fatta dal Male (che con la guerra si conferma Male). 

Quando impareremo che, oggi più di ieri, all’inizio di una guerra ci possono essere aggressori e aggrediti, invasori e invasi, carnefici e vittime ma nel corso della guerra tutto diventa guerra e si perde la contabilità di ogni carneficina e gli unici davvero innocenti restano i civili che finiscono nelle fosse comuni. 

Quando impareremo che anche se si vince dentro un intero paese che finisce distrutto, desertificato e emigrato, non si è vinto, ma si è perso tutto, proprio nel nome di chi si diceva che si doveva e poteva vincere.  

Quando impareremo che non viviamo più nel passato quando le guerre erano regionali ed era sì possibile vincere e perdere, ma viviamo nell’era in cui la bomba atomica rende globale e definitiva la morte di tutto e di tutti e tutti perdono e nessuno vince.

Quando impareremo tutto questo perché non lo avremo solo ‘capito’, ma lo avremo ‘sentito’: con la ‘pancia’ calda e positiva dell’emozione che convince e non solo con la ‘testa’ fredda e logica della ragione che dimostra. 

Allora smetteremo di ‘fare’ la guerra. 
Perché allora smetteremo di ‘essere’ in guerra. 
E forse allora, finalmente, ‘faremo’ la pace: perché, con l’impegno tutto umano che richiede la pace non alle ‘anime belle’ ma agli uomini concreti, soggetti alle pulsioni di odio e amore che fanno umani e disumani gli umani, saremo, faticosamente, ma vittoriosamente, in pace. 

Vorrà dire che saremo riusciti a 'spurgare' l’odio, anche quello sano e necessario contro il nemico che ci vuole uccidere, affidandoci alla solidarietà, magari anche costrittiva, di chi ci aiuterà a negoziare con chi non vuole negoziare e con l’aiuto, pure creativo, di chi è meno coinvolto emotivamente nel conflitto, impareremo a cedere ciò che sarà possibile cedere e a vincere quel che sarà possibile vincere. 

Allora avremo salvato il valore più alto dell’uomo: che è quello di mantenere, sempre e comunque, umano l’umano. E vivo l’uomo: in carne e ossa, adesso e nelle sue future generazioni. 

Utopia? Può darsi. Eppure, se non impareremo lo sforzo, che certo sembra sovrumano, di praticare la raggiungibilità di questa irraggiungibilità, sarà solo questione di tempo. E l’Apocalisse smetterà di essere una figura retorica. 

Forse oggi l’Apocalisse riusciremo a ‘sfangarla’. Ma, se non tenteremo di togliere le ali dell'astrattezza all’utopia, mettendola a terra e facendola progetto concreto di azioni operative finalizzate a sostituire, in ogni occasione, la Guerra con il Negoziato, sarà una uscita posticcia, precaria, come da miracolati. 
Avremo allontanato la Fine. 
Invece noi, il mondo, nel 2022, questa Fine, possibile e sempre più probabile, abbiamo urgenza di eliminarla dal nostro orizzonte. 

*** Massimo Ferrario, Fine della guerra, solo quando impareremo, per ‘Mixtura’

disegno di Doriano Solinas

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#VIGNETTE / Intanto, i costruttori di armi (Natangelo)

NATANGELO, 1985
'il Fatto Quotidiano', 7 aprile 2022, via facebook, qui


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giovedì 7 aprile 2022

#SGUARDI POIETICI / Diteci se quell'uomo pancia a terra (Franco Arminio)

Diteci se quell’uomo pancia a terra
era un bidello, un pensionato, un barbiere,
ci aiuta a rendere più sincera la nostra pena.
Questi cadaveri per terra
sono un ritratto della nostra umanità.
In questi giorni non stiamo abitando il mondo
ma la crudeltà e la menzogna.
L’orrore si è spalancato a oriente
la menzogna attecchisce ovunque,
nulla è più accidentale,
ma il crimine non ci raggiunge
perché ci siamo spenti da tempo,
perché dal nostro piccolo morire
non si vede e non si sente
l’odore del sangue, l’urlo
della paura in chi è calpestato
assieme ai rami, alla neve, al fango.

*** Franco ARMINIO, poeta, saggista, 'paesologo', facebook, 4 aprile 2022, qui


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#VIGNETTE / Bambino, e il tempo libero? (Gianluca Foglia)

Gianluca FOGLIA (Fogliazza)
facebook, 4 aprile 2022, qui

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mercoledì 6 aprile 2022

#SGUARDI POIETICI / Code (Vivian Lamarque)

Non mi dispiace fare le code,
c'è tempo per pensare,
per guardare dentro la borsa,
dentro la tasca dell'auto,
tempo per programmare i giorni a venire
domani dopodomani,
per guardare negli occhi di quell'extra gentile
(che vetro scintillante mi ha fatto,
gli ho chiesto il sinistro domani il destro,
ogni giorno un pezzetto diverso)
tempo per guardare quel bel geranio al quarto piano,
sta bagnandolo una vecchina pulita, bellina,
tempo per leggere i titoli, il nome di una via,
tempo per cominciare questa poesia.


*** Vivian LAMARQUE, 1946, giornalista, scrittrice e poetessa, Code, da Vivian Lamarque, Poesie 1972-2002, Mondadori, 2002, in 'il canto delle sirene', 6 aprile 2022, qui


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#VIGNETTE / Bucha, pietà senza pietà (Mauro Biani)

Mauro BIANI,  1967
'la Repubblica', 5 aprile 2022, via facebook, 5 aprile 2022

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martedì 5 aprile 2022

#SGUARDI POIETICI / Come mi sollevano in alto (Ghiannis Ritsos)

Come mi sollevano in alto
i tuoi baci.
Mi perdo.
Tienimi.

*** Ghianis RITSOS, 1909-1990, poeta greco, Come mi sollevano in alto, in Corpo nudo, da Erotica, Crocetti, 1981, traduzione di Nicola Crocetti, in 'il canto delle sirene', 5 aprile 2022, qui
https://it.wikipedia.org/wiki/Jannis_Ritsos


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