martedì 30 aprile 2019

#SPOT / Educazione al conformismo

autore e fonte non identificati
via facebook, 29 aprile 2019, qui

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#HUMOR / Logica

via facebook, 24 gennaio 2019, qui

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#BREVITER / 3mila firme per liberare Formigoni (Alessio Belloni)

via facebook, 28 aprile 2019, qui

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#VIGNETTE / Viterbo, violenza sessuale di gruppo (Antonio Cabras)

Antonio CABRAS, 1980
facebook, 29 aprile 2019, qui

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#SGUARDI POIETICI / La forma delle nuvole (Anna Segre)

Tu di me non sai nulla.
La costellazione di elementi
Che per te parlano di me…
Sono proiezioni tue.
Non c’è rivelazione
Se non il guizzo che sfugge,
Un baluginío subito offuscato
Dal profluvio educato
Di depistanti confidenze

Non ti consentirò definizione
Scapperò dall’abbraccio
Di aggettivi e slogan
Dicendoti tutto
Senza nulla farti davvero
Sapere,

Sono io stessa
all’oscuro del mio abisso
E, se provi a buttare una pietra,
Non la sentirai arrivare
Al fondo.

*** Anna SEGRE, psicoterapeuta, scrittrice, poetessa, La forma delle nuvole, in 'larivistaintelligente.it', 16 marzo 2016, qui



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#MOSQUITO / Esistono posti al mondo dove più che le regole è importante la gentilezza (Carlo Rovelli)

C’è una catenella che isola l’area della moschea, al di là della catenella c’è più calma. Arrivo alla cancellata. Chi esce si rimette le scarpe. Mi levo i sandali zozzi, li prendo in mano e mi incammino nel parco. Per terra c’è un soffice tappeto di erba finta. I fedeli stanno uscendo, a frotte rade, come succede dalle chiese europee. Ma sono tutti uomini. Pressoché tutti di una certa età, o anziani. Mi stupisco: hanno un’aria pulita, dignitosa, serena, calma. Mi salutano incrociandomi. In molti mi sorridono. In questo paese si sorride pochissimo, ma qui mi sorridono. Mi chiedo che aspetto io abbia. Sono evidentemente in condizioni di pulizia miserevoli dopo una giornata di viaggio, ho le braccia scoperte, tutti hanno maniche lunghe, ho uno zainetto a spalle, ho un cappellaccio di paglia chiaramente fuori etichetta. E ovviamente ho una pelle bianca, bianca da fare luce, da queste parti. Ma mi sorridono, mi fanno un cenno gentile. È chiaro che sono contenti di vedere che sto andando alla moschea. Io temevo di essere cacciato o guardato con astio… Arrivo alla porta. Cautamente, così a piedi nudi come sono, entro, faccio qualche passo guardandomi intorno. Un giovane si affretta verso di me con l’aria preoccupata. Mi dice qualcosa che non capisco. È chiaro che ho fatto qualcosa di sbagliato. Mi mostra le scarpe che ho in mano e capisco: la regola non è di non entrare nella moschea con le scarpe ai piedi: è di non portare comunque scarpe dentro la moschea… Esco subito dalla porta e appoggio le scarpe fuori, dove ce ne sono altre. Faccio per rientrare ma un uomo anziano mi sorride e dice qualcosa al ragazzo che mi ha ripreso. Prende le mie scarpe, le mette in un sacchetto di plastica scuro e le porta lui stesso dentro la moschea, ridandomele in mano sorridendo. Io imbarazzato cerco di dirgli di no, non ho paura che me le rubino, mi va benissimo lasciarle fuori… ma lui sorride e anche il giovane sorride. Allora prendo le scarpe, li ringrazio con lo sguardo e mi riavvio all’interno della grande moschea. Sono senza parole, esistono posti al mondo dove più che le regole è importante la gentilezza.

*** Carlo ROVELLI, 1956, fisico, saggista, Ci sono luoghi al mondo dove più che le regole è importante la gentilezza, Rizzoli, 2018


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#VIGNETTE / Le 'nostre donne' (Mauro Biani)

Mauro BIANI, 1967
'il manifesto', 29 aprile 2019, qui

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lunedì 29 aprile 2019

#CIT / La differenza dittatura-democrazia (Vittorio Foa)

 Quando avete vinto voi, io sono finito in galera. 
Quando abbiamo vinto noi, tu sei entrato in Senato. 
Questa è la differenza tra dittatura e democrazia.

*** Vittorio FOA, 1910-2008
politico, sindacalista, giornalista, saggista, 
al senatore Giorgio Pisanò, del Movimento Sociale Italiano
citazione di Walter Veltroni, Cartbianca, rai3, 23 aprile 2019, qui 

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#HUMOR / L'oggetto più pesante del mondo

via facebook, 22 aprile 2019, qui

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#SCRITTE / Ci abbiamo stancati

via facebook, 17 gennaio 2019, qui

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#SPOT / Generazioni (Angel Corbo Boligán)

Angel Corbo Boligán, 1965
vignettista cubano
facebook, 24 marzo 2019, qui

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#SGUARDI POIETICI / Primavera e cemento (Sara Ferraglia)

Tra le gru e il cemento
ora sibila il vento
La panchina tranquilla
Un tappeto di viole
L'erba verde che brilla
per i baci del sole
Pratoline nascoste
dalla siepe di bosso
han rivolto le teste
oltre l'orlo del fosso
a cercare il calore
di quel raggio di sole
che ha forato le nubi
Ma qui dietro nei tubi
malta di calcestruzzo 
per il prossimo muro
Dal canale uno spruzzo
Poi un guizzo sicuro
di una nutria o di un ratto
Tra le gru e il cemento
che hanno dato lo sfratto 
anche ai prati e al vento


*** Sara FERRAGLIA, poeta, Primavera e cemento, facebook, 24 marzo 2019, qui


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#MOSQUITO / Famiglia al plurale (Michele Saporiti)

Occorre partire da una ridefinizione del concetto di famiglia, che abbia il coraggio e la premura di non creare martiri della natura, della normalità, della tradizione, o di scelte differenti dalle nostre, ma che diventi un mezzo funzionale allo sviluppo della personalità e della relazionalità di ognuno.

*** Michele SAPORITI, saggista, dipartimento di Giurisprudenza università Milano Bicocca,  Esiste la famiglia naturale?, Mimesis, 2010


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#VIGNETTE / Europa sdrucciolevole (Massimo Bucchi)

Massimo BUCCHI,  1941
facebook, 28 aprile 2019, qui

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domenica 28 aprile 2019

#PIN / Unica vera bestemmia (MasFerrario)


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#SCRITTE / L'asagna

dalla rete

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#VIGNETTE / Figlio mio, quando ti fai una famiglia? (Lorenzo Recanatini)

Lorenzo RECANATINI
psicologo
da 'stateofmind.it', qui


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#SGUARDI POIETICI / Quando ci incontrammo (Inge Müller)

Quando ci incontrammo
In una strada laterale delle nostre vie
Sentivi paura della vita
Sentivo paura della morte
Che era vicina e vedemmo il cielo rosso
Avvolgerci soffice come una coperta di lana
E ci riscaldammo per un attimo

L’attimo
durò sette estati. Quando levammo gli occhi
Il tempo era già trascorso

*** Inge MÜLLER, 1925-1966, scrittrice della Germania dell'Est, da Poesie per una lettera di addio, Crocetti, 2010, a cura di Gio Batta Bucciol, 'Poesia', n. 246, febbraio 2010, qui


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#MOSQUITO / L'io è un noi, l'accoglienza come piacere (Enrico Finzi)

'Ricordati che se tu esisti è perché ci sono io’ è anche per me un punto-chiave. Da sociologo e ricercatore sociale ritengo che non possiamo pensare a noi stessi in termini di un’unica identità. Siamo tutti portatori di un’identità multipla: per esempio, io sono ebreo, non religioso, milanese, cittadino del mondo, tifoso della Spal e dell’Avellino eccetera. E anche da un punto di vista sociale un io individuale ed esclusivo non esiste. In genere, definiscono un’identità il luogo in cui si è nati, l’appartenenza a una comunità, l’avere un corpo. L’aspetto più importante è che le nostre identità sono plurime, a volte conflittuali, spesso cangianti, poiché in molti casi cambiamo parzialmente nel corso del tempo. L’identità unica e stabile nel tempo per me è una concezione falsa e pericolosa, cara a tutti i fondamentalismi religiosi, ai populismi, ai fascismi.

Inoltre, l’identità è relazionale, cioè data dal rapporto con gli altri. L’Io è un noi: siamo fondati dalle relazioni. Aveva ragione la donna che ti ha detto “Se tu esisti è perché ci sono io”: l’identità esclusiva e isolata dal mondo è impossibile. Prima di tutto perché nasciamo da un ventre di donna, e in secondo luogo perché nessuno è mai vissuto, dalla nascita alla morte, in totale solitudine. Dobbiamo pertanto ritenerci un fascio di “io” in relazione alle altre persone, un io plurimo e sociale.

Ecco dunque i temi dell’accoglienza e dell’amicizia che hai sollevato. L’accoglienza, a mio parere, è indispensabile per vivere: possiamo negarci il privilegio di accogliere e di essere accolti ma – se lo facciamo – amputiamo una parte rilevante di noi stessi. La verità è che abbiamo un bisogno radicale di accogliere e di essere accolti: siamo, come si dice, animali sociali. L’altro è costitutivo dell’io (e del noi) e dovremmo poterlo guardare senza difficoltà. Lingue e abitudini diverse ci danno la sensazione di avere a che fare con individui lontani e incomprensibili. Sarebbe pericolosissimo, tuttavia, ritenere che questa lontananza debba generare inimicizia: è vero il contrario, cioè che possiamo imparare molto dagli altri. Al fondo esiste un senso di umanità che ci accomuna più di ogni altra cosa. L’accoglienza non è dunque un dovere, è un piacere. È necessaria per essere umani, per essere noi stessi.

*** Enrico FINZI, 1946, sociologo, saggista, già presidente di Astraricerche, fondatore di Sòno Human Tuning, da Una vocazione controcorrente. Dialogo sulla spiritualità e sulla dignità degli ultimi (con Virginio Colmegna e Chiara Francesca Lacchini), Il Saggiatore, 2019. Anche citato in 'Sòno-Tuning', 'Piacere', che piacere..., 23 aprile 2019, qui


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#BREVITER / Differenza tra fascismo e democrazia (Luca Fois)

La differenza tra fascismo e democrazia è semplice: durante il fascismo gli oppositori democratici venivano uccisi, durante la democrazia gli oppositori fascisti possono addirittura fare i ministri.

*** Luca FOIS, facebook, 25 aprile 2019, qui

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#VIGNETTE / Un vecchio non è mai solo (Passepartout)

PASSEPARTOUT
 (Pietro Gorini e Gianfranco Tartaglia)
facebook, 27 aprile 2019, qui

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sabato 27 aprile 2019

#CIT / Libertà e padroni (Sallustio)

Gaio Sallustio Crispo, 86 a.C-34 a.C.
storico romano
da Epistula Mithridatis, Fragmenta Historicarum, 8


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#HUMOR / Mamma, ti presento la mia fidanzata

via facebook, 14 aprile 2019, qui

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#SCRITTE / Chiuso per

dalla rete

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#VIGNETTE / Cosa avete fatto a scuola oggi? (Colm Cuffe)

Colm CUFFE
fumettista irlandese
via facebook, 4 aprile 2019, qui

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#SGUARDI POIETICI / Povero mondo (Idea Vilariño)

Lo distruggeranno
lo faranno a pezzi
alla fine scoppierà come una bolla
o esploderà glorioso
come una santabarbara
o più semplicemente
sarà cancellato come
se una spugna bagnata
cancellasse il suo posto nello spazio.
Forse non ci riusciranno
forse lo ripuliranno
gli cascherà la vita come fossero capelli
e rimarrà a girare
come una sfera pura
sterile e mortale
o in modo meno splendido
andrà per i cieli
decomponendosi adagio
come un’unica piaga
come un morto.

*** Idea VILARIÑO, 1920-2009, poetessa uruguaiana, Povero mondo, da Povero mondo, 1966, traduzione di Martha Canfield, in 'il canto delle sirene', 13 aprile 2019, qui
https://en.wikipedia.org/wiki/Idea_Vilari%C3%B1o


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#FAVOLE & RACCONTI / Il vecchio commendatore e la selezione della giovane impiegata (Massimo Ferrario)

Il commendator Faccenda, titolare di una piccola impresa della Brianza, ha superato gli ottanta, ma è sempre attivo. E' regolarmente in ufficio ogni mattina prima delle otto e la sera, dopo un giro in fabbrica per spegnere le luci e controllare che tutto sia rimasto in perfetto ordine, non torna a casa mai prima delle sette.
E' uno dei tanti piccoli imprenditori che si sono fatti da sé, attraverso l'impegno e la determinazione, e la sua capacità da autodidatta di individuare prima degli altri i bisogni del mercato gli ha procurato un successo indiscusso, di cui lui va fiero. Potrebbe lasciare campo al figlio, che si è laureato alla Bocconi e preme per essere messo alla prova in azienda, ma, come spesso accade ai tipi come lui, dice sempre che lo farà senza mai farlo.
Il commendatore non è molto portato a delegare: è abituato ad agire in prima persona, seguendo il motto che fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. E che chi fa da sé fa per tre. Per nulla al mondo, poi, consentirebbe ad altri di decidere su chi far entrare in azienda: vuole vedere in faccia le persone e se sono donne e di bell'aspetto meglio. 

Per questo per oggi ha chiesto che gli venisse fissato un appuntamento con un candidato. Uomo o donna, non ha chiesto: sa che per legge ormai sono vietate le discriminazioni. Però, se fosse una donna...
La vecchia segretaria gli sta preannunciando per telefono che la persona è arrivata. 
Il commendator Faccenda controlla che davanti a sé sulla scrivania sia tutto in perfetto ordine e le comunica di farla accomodare..

Entra una giovane: bionda, slanciata, mozzafiato. Forse neppure vent'anni. Avanza sicura, con un sorriso smagliante, ancheggiando con calma sui suoi tacchi dodici e con una minigonna striminzita. 
Il vecchio resta senza parole: si alza in piedi per darle la mano e non riesce a spostare lo sguardo dal suo corpo. In attesa del congedo, quando la accompagnerà alla porta, non può che limitarsi, per il momento, a immaginare con concupiscenza il suo 'lato b'.
Si risiede, svanito: anche dietro le insistenze del figlio, aveva cercato di prepararsi per questi incontri, appuntandosi alcune domande per conoscere il profilo del candidato. Tutto dimenticato: e il foglietto che aveva davanti continua a cercarlo in ogni angolo della scrivania senza vedere che è proprio lì sotto il suo naso.

La ragazza è abituata a fare centro per la sua avvenenza, ma stavolta capisce di avere l'interlocutore ai suoi piedi. 
Accavalla le gambe con studiata lentezza, si slaccia con noncuranza il bottoncino strategico che le costringe il seno dentro la camiciola conformata in modo da invitare a dirigere gli occhi proprio lì e comincia a raccontare di sé. 
Una storia strappalacrime: orfana di madre dalla nascita, abbandonata dal padre, la ragazza è stata allevata da una famiglia di nomadi. Niente studi regolari, al suo primo impiego: aveva interrotto le elementari da piccola ed era stata mandata per le strade a chiedere la carità. Poi, aiutata da un'amica che faceva la maestra, aveva imparato a leggere e scrivere e da un po' frequentava le scuole serali per prendersi il diploma delle medie. Aveva accettato lavoretti a termine: la hostess alle fiere, la commessa, l'operaia stagionale in aziende di logistica. Ma ora desiderava un contratto stabile, che le desse modo di costruirsi una vita regolare: in futuro sognava di continuare a studiare pur lavorando. Il suo obiettivo era far carriera in azienda. Per questo, al momento, avrebbe accettato ogni posizione: aveva solo voglia di imparare e di crescere e ci avrebbe messo buona voglia, determinazione, impegno. Insomma, chi l'avesse assunta non si sarebbe pentito.

Inutile sottolineare che il commendator Faccenda è conquistato: vorrebbe già dirle che è assunta.
Ma il ragionier Conticini, il responsabile amministrativo che finalmente ha ottenuto l'autorizzazione ad assumere un impiegato per liberarsi di un po' di lavoro diventato ormai insopportabile, è riuscito a convincerlo che lo avrebbe coinvolto nella selezione. 
Così, quasi scusandosi, ma comunque facendo capire che ormai si trattava di pura formalità, il commendatore spiega alla giovane che avrebbe chiamato il suo futuro capo per completare la procedura di colloquio e arrivare alla decisione finale.

Alla velocità della luce, come da sempre è abituato a fare quando il commendatore lo chiama, il ragionier Conticini si presenta alla porta. 
Bussa, timido. Ed entra, come sempre con modi un po' fantozziani.

Pure lui rimane turbato e sedotto dal fisico della giovane. E anche per questo, oltre che per la solita deferenza che lo fa sentire impacciato ogni volta che incontra il commendatore, fatica a trovare le parole. 
Cerca di farsi tornare la saliva in bocca e, chinando doverosamente il capo, domanda al commendatore il permesso di proporre un semplice test alla candidata. 
Rincuorato dalla concessione ottenuta, senza guardare la ragazza, né in viso né altrove, per non subire il fascino del suo corpo prorompente, azzarda.
«Si tratta di una cosa banale, signorina, giusto per avere conferma della adeguatezza della sua candidatura. Come le avrà già ben spiegato il signor commendator Faccenda, la posizione che stiamo cercando di coprire è quella di impiegato amministrativo, nell'ufficio coordinato da me. La persona dovrà vedersela ogni giorno con i numeri. Certo, ormai la tecnologia aiuta: e le quattro tabelline sono automaticamente eseguite dai programmi dei computer. Ma resta la necessità di avere le basi dell'aritmetica e di possedere quel minimo di logica che consente di leggere le cifre e capirne il significato. Lei mi intende, vero?».

La giovane annuisce.
Si muove sulla sedia, disaccavallando e riaccavallando le gambe con accortezza. Una mano le scivola giù fino a una caviglia, fasciata dentro una calza a rete: si accarezza il dorso del piede con sottile sensualità, suscitando l'immediato sguardo dei due al suo tacco torreggiante.
Accentua il sorriso.
Con un colpo di testa, getta all'indietro una ciocca di capelli che le stava cadendo sugli occhi.
Tenta di non far trasparire una qualche ansia: la matematica non è mai stata il suo forte.
«Certo, ragioniere. Mi dica. Sono pronta a risponderle.»

Il ragionier Conticini guarda il commendatore. 
Il commendatore guarda la signorina: cerca di rassicurarla, trasmettendole tutta la benevolenza di cui è capace.
Il ragioniere pone il quesito.
«Ecco allora, signorina: il problema è questo. Immaginiamo di aver venduto un prodotto per 32.128 euro e 22 centesimi. A noi era costato 27.344 euro e 50 centesimi. Non le chiedo di farmi l'operazione a mente. Le chiedo solo: secondo lei ci abbiamo guadagnato o perso?».

La giovane ripete ad alta voce le cifre, un po' per chiedere conferma di quanto sentito e un po' per sottolineare la sua concentrazione sul problema.
«Dunque, ragioniere. Lei ha detto: 32.128 euro e 22 centesimi, la vendita; 27.244 euro 50 centesimi, il costo... Ho capito bene?».
Il commendatore, rubando la parola al ragioniere che ha lo sguardo fisso al tacco 12, prima si affanna a confermare con grandi cenni del capo e subito dopo spara un 'esatto' con tre punti esclamativi che sorpassa per decibel tutti muri insonorizzati dell'ufficio.

La ragazza si rilassa, felice.
Allarga il viso e si abbandona allo schienale della sedia.
Fissa gli occhi sul commendatore, gratificandolo di un sorriso complice: smagliante, irresistibile.
Lui le restituisce lo sguardo, incoraggiante: e mai attesa è stata più sofferta.
Il ragioniere lascia gli occhi là dove si erano bloccati, vicino al tacco della candidata: viene risvegliato solo perché la giovane, per educazione, mentre risponde senza interrompere neppure per un secondo la corrispondenza di amorosi sensi con il commendatore, cita il suo titolo di studi. 
«Be', è facile, ragioniere. Mi sembra evidente: ci abbiamo guadagnato sugli euro, ma ci abbiamo perso sui centesimi!».

Il ragioniere si risveglia e strabilia.
Getta l'occhio sul commendatore: sembra impassibile, ma non ha interrotto l'intesa oculare con la giovane.

Seguono i convenevoli di fine colloquio e la giovane viene congedata.
E mentre se ne esce, il commendatore riesce finalmente a gustarsi quella parte del corpo della ragazza che finora non aveva potuto vedere: ora è decisamente soddisfatto.

---
All'ufficio amministrativo del ragionier Conticini è il primo giorno di lavoro della nuova impiegata.

Il commendatore aveva insistito: come ci si poteva non accorgere che c'era dell'ironia e della creatività nella risposta della ragazza? Nel mondo di oggi, aveva aggiunto accalorandosi, ironia e creatività sono due qualità fondamentali, che vanno premiate. Poi continuava a ripetere tra sé a voce alta: 'Gli euro e i centesimi... Sì, ci vuole fantasia...'.

Il ragionier Conticini aveva tentato di obiettare, facendo ricorso a quel po' di assertività di cui aveva letto nei libri e che non era mai riuscito a praticare. Ma si era arreso subito: si era detto che non era il caso di fare battaglie e che avrebbe misurato la sua capacità dialettica alla prossima occasione, quando non avesse dovuto confrontarsi con la miscela esplosiva di una ragazza di vent'anni stupendamente bella e un commendatore di ottanta irrimediabilmente imbesuito.
Del resto aveva ricevuto, per la prima volta nella sua vita trentennale di convivenza con il commendatore, una pacca sulla spalla, così vigorosa e amicale, che oltre ad avergli fatto andare di traverso il respiro, lo aveva lasciato basìto: con tutti sempre tanto formale, distaccato, freddo sino a essere burbero, il vecchio era apparso trasformato.
«Caro Conticini - gli aveva detto subito dopo con tono paternalistico - i giovani oggi non sono più come eravamo noi: obbedienti, sempre pronti a sottostare anche alle situazioni più formali. Hanno fantasia, sanno scherzare, sono creativi. Vanno fuori dalle regole. Amano l'anticonformismo. E poi, sarà d'accordo con me, anche il suo ufficio amministrativo aveva bisogno di svecchiarsi: aria nuova, fresca, sorridente. Con la nuova assunta, vedrà che acquisto abbiamo fatto...».

Al ragioniere erano venuti in mente certi nuovi 'tempi creativi' per i quali due più due sembra non fare più quattro: avrebbe voluto provare, a fine anno, tirando le somme delle spese e dei ricavi dell'azienda, a usare la nuova matematica... Ma con un tipo come il commendatore, cui non sfuggiva una virgola e tutto doveva sempre quadrare all'ultimo decimale, meglio stare alla vecchia regola.

E così, il ragionier Conticini aveva preso atto che all'ufficio amministrativo non sarebbe cambiato nulla: i conti avrebbe continuato a farli lui. Del resto chi ha detto che le giornate di lavoro debbano limitarsi a otto ore?

*** Massimo Ferrario, Il vecchio commendatore e la selezione della giovane impiegata, per Mixtura - Libera riscrittura di una storiella diffusa in internet.


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#SENZA_TAGLI / A nascondino con la figlia (Enrico Galiano)

Quando giochiamo a nascondino, mia figlia proprio non ce la fa. Tu inizi a contare, arrivi al 2, sei ancora con gli occhi chiusi appoggiati sul braccio e lei: 
"Sono qui!"
Poi quando vado lì verso la sorgente della voce, felice come se l'avessi cercata attraverso la foresta nera combattendo con gli orsi, mi urla: "Mi hai trovato!"
Ci ho provato in tutti i modi a dirglielo, a spiegarle le regole, a farlo io al posto suo. Niente. Mi dice: "Adesso cercami tu!" e poi dopo due secondi: "Sono qui!"
Vado lì e ride, felice.
E il bello è che potrebbe continuare questo gioco all'infinito.
All'inizio pensavo che sbagliasse, e devo dire che era un po' deludente, perché non è tanto divertente giocare a nascondino con la peggiore giocatrice di nascondino dell'universo. Farlo per sessanta volta di fila poi.
Ma oggi, alla trentesima volta che non mi ha fatto neanche iniziare a contare, ho capito che forse lei sa una cosa che io non ho saputo mai, del cercarsi e del trovarsi, il segreto più segreto dell'inseguirsi e dello sfuggirsi, la verità che per tutta la vita ha giocato a nascondino con me, introvabile dietro il cespuglio dell'in amore vince chi fugge.
No, in amore non vince chi fugge. In amore non vince neanche chi resta.
In amore vince chi se ne frega di vincere o perdere, e lo stesso non smette mai di ricominciare a cercarsi.

*** Enrico GALIANO, insegnante e scrittore, facebook, 26 aprile 2019, qui


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#VIGNETTE / Tutto questo navigare... (Lorenzo Recanatini)

Lorenzo RECANATINI
psicologo
da 'stateofmind.it', qui

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venerdì 26 aprile 2019

#HUMOR / Mamma, stasera non ceno a casa

via facebook, 12  aprile 2019, qui

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#ILLUSIONI_OTTICHE / Ambiguità

dalla rete

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#CIT / I miei vangeli non sono quattro (Andrea Gallo)

I miei vangeli non sono quattro... 
Noi seguiamo da anni e anni 
il vangelo secondo De André, 
un cammino cioè in direzione ostinata e contraria. 
E possiamo confermarlo, constatarlo: 
dai diamanti non nasce niente, 
dal letame sbocciano i fiori.

*** Don Andrea GALLO, 1928-2013
prete di strada, 
da La storia siamo noi: "Preti di strada", Rai Tre, agosto 2007


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#VIGNETTE / Governance (Massimo Bucchi)

Massimo BUCCHI, 1941
'la Repubblica', 25 aprile 2019, via facebook, qui

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#SGUARDI POIETICI / D'io (Anna Segre)

Noi. 
E gli altri. 
È il trionfo del noismo. 
Onnivori e vegetariani,
Sono eserciti armati
Pronti a risse feroci coi morti e la macchina del fango
Gli uni contro gli altri
Bianchi e neri. 
Maschi e femmine.
Ebrei ortodossi e ebrei reform
Ebrei gay e ebrei eterosessuali 
Ebrei nati ebrei e ebrei convertiti
Femmine con l’utero e femmine nell’anima
Femministe separatiste e femministe naturali
Chi ci ha tre soldi e chi ce n’ha uno
Di qua e di là
E lo spazio per la violenza che si allarga come olio sulla carta da pane
A versare il sangue misto, 
Dagli all’impuro, l’infedele, l’idea sbagliata, la squadra avversaria, 
Gruppi sempre più piccoli
Di odiatori 
Così piccoli che tra poco sarà la fiera delle faide.
Fine della dimensione collettiva. 
E, prima di crepare mangiata viva,
sentirò l’orrore di un isolamento assoluto:
Da noismo sarà io-ismo,
Non sarà più un solo Dio, sarà un Dio lasciato solo. 

*** Anna SEGRE, psicoterapeuta, scrittrice, poetessa, D'io, da 'annasegre.it', qui


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#MOSQUITO / 25 Aprile, la campagna di denigrazione della Resistenza (Giorgio Bocca)

C'è una campagna di denigrazione della Resistenza: diretta dall'alto, coltivata dal cortigiano. Il loro gioco preferito è quello dei morti, l'uso dei morti: abolire la festa del 25 aprile e sostituirla con una che metta sullo stesso piano partigiani e combattenti di Salò, celebrare insieme come eroi della patria comune Giacomo Matteotti, ucciso dai fascisti e il filosofo Gentile, presidente dell'accademia fascista, giustiziato dai partigiani, onorare insieme le vittime antifasciste della risiera di San Sabba e quelle delle foibe titine. Proposte da comitati di reduci che evidentemente non hanno mai sentito parlare dei lager in cui i fascisti, prima e dopo l'armistizio, hanno chiuso migliaia di cittadini colpevoli unicamente di essere di etnia slovena. 

*** Giorgio BOCCA, 1920-2011, giornalista, saggista, Partigiani della montagna, Prefazione, 2004, Feltrinelli, 2008
1920-2011, giornalista e saggista, 


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#BREVITER / Se avessimo la macchina del tempo (Fabrizio Bragagnolo)

via facebook, 25 aprile 2019, qui

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#VIGNETTE / Quando urli (Mauro Biani)

Mauro BIANI, 1967
'il manifesto', 24 aprile 2019, via facebook, qui

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giovedì 25 aprile 2019

#SPOT / 25 Aprile (Umberto Romaniello, Alagon, CharlieComics, enneesse, Emanuele Del Rosso, Paolo Caruso, Carmelo Kalashnikov, Ru)

Umberto ROMANIELLO, 1974
via facebook, 24 aprile 2019, qui

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Alagon
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CharlieComics
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NS (enneesse)
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Emanuele Del Rosso
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Paolo Caruso
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Carmelo Kalashnikov
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Ru (Riccardo Marinucci)
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#SGUARDI POIETICI / La madre del partigiano (Gianni Rodari)

Sulla neve bianca bianca
c'è una macchia color vermiglio;
è il sangue, il sangue di mio figlio,
morto per la libertà.

Quando il sole la neve scioglie
un fiore rosso vedi spuntare:
o tu che passi, non lo strappare,
è il fiore della libertà.

Quando scesero i partigiani
a liberare le nostre case,
sui monti azzurri mio figlio rimase
a far la guardia alla libertà.

*** Gianni RODARI, 1920-1980, scrittore, pedagogista, giornalista e poeta, La madre del partigiano, in Stefano Panzarasa, a cura, L'orecchio Verde, Omaggio a Gianni Rodari. Poesie e filastrocche eco-pacifiste”, 2009, in 'canzoni contro la guerra', qui
https://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_Rodari


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BandaPopRossa
youtube, 2 giugno 2015
video 3min39

#MOSQUITO / Partigiani, centomila volte meglio di voi (Italo Calvino)

A poco più d'un anno dalla Liberazione già la «rispettabilità ben pensante» era in piena riscossa, e approfittava d'ogni aspetto contingente di quell'epoca – gli sbandamenti della gioventù postbellica, la recrudescenza della delinquenza, la difficoltà di stabilire una nuova legalità – per esclamare: «Ecco, noi l'avevamo sempre detto, questi partigiani, tutti così, non ci vengano a parlare di Resistenza, sappiamo bene che razza d'ideali...» Fu in questo clima che io scrissi il mio libro, con cui intendevo paradossalmente rispondere ai ben pensanti: «D'accordo, farò come se aveste ragione voi, non rappresenterò i migliori partigiani, ma i peggiori possibili, metterò al centro del mio romanzo un reparto tutto composto di tipi un po' storti. Ebbene: cosa cambia? Anche in chi si è gettato nella lotta senza un chiaro perché, ha agito un'elementare spinta di riscatto umano, una spinta che li ha resi centomila volte migliori di voi, che li ha fatti diventare forze storiche attive quali voi non potrete mai sognarvi di essere!»
*** Italo CALVINO, 1923-1985, scrittore, Il sentiero dei nidi di ragno,  prefazione del 1964,  Einaudi, 1947


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#SPOT / La Liberazione più che ricordarla

L'Unità, 26 aprile 1945

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via pinterest

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#VIGNETTE / O partigiano portalo via (Riccardo Mannelli)

Riccardo MANNELLI, 1955
pittore, disegnatore
'Il Fatto Quotidiano', 24 aprile 2019
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