Poche ore a Roma mia.
La bellezza. Tanta e unica.
Maltrattata, sempre di più.
Ai tanti turisti con naso in su e gli occhi increduli e stupiti da cupole, monumenti, scalinate, luce, colori, si regalano serate sotto la pioggia ad aspettare taxi che non arrivano (ma guai a nominare Uber, eh), stazioni centrali della metropolitana chiuse, scale mobili transennate nelle stazioni aperte (e tutti a caricarsi trolley, passeggini, anziani), treni in ritardo (con binari annunciati che cambiano all’ultimo secondo), da attendere su banchine dal tetto delle quali piove da larghe crepe.
Di dare la colpa a questo o a quello non mi importa nulla. E se cominciate con “colpa della Raggi” e “colpa del Pd” vi banno.
Il punto è altrove. Il punto è che ormai diamo per scontato che a Roma le cose vadano così. La diamo per persa, lei che non si è mai persa in millenni di storia e gloria.
Magari la colpa è proprio sua e del fatto che ci ha abituati a pensare che vabbè, tanto lei alla fine si rialza sempre, in qualche modo fa.
Alla romanella, magari, ma un modo lo trova e ce la fa.
Speriamo sia vero anche stavolta. Però che pena, Roma mia. Che bella sei e che splendore saresti.
*** Marianna APRILE, giornalista, facebook, 14 aprile 2019, qui
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