sabato 27 aprile 2019

#FAVOLE & RACCONTI / Il vecchio commendatore e la selezione della giovane impiegata (Massimo Ferrario)

Il commendator Faccenda, titolare di una piccola impresa della Brianza, ha superato gli ottanta, ma è sempre attivo. E' regolarmente in ufficio ogni mattina prima delle otto e la sera, dopo un giro in fabbrica per spegnere le luci e controllare che tutto sia rimasto in perfetto ordine, non torna a casa mai prima delle sette.
E' uno dei tanti piccoli imprenditori che si sono fatti da sé, attraverso l'impegno e la determinazione, e la sua capacità da autodidatta di individuare prima degli altri i bisogni del mercato gli ha procurato un successo indiscusso, di cui lui va fiero. Potrebbe lasciare campo al figlio, che si è laureato alla Bocconi e preme per essere messo alla prova in azienda, ma, come spesso accade ai tipi come lui, dice sempre che lo farà senza mai farlo.
Il commendatore non è molto portato a delegare: è abituato ad agire in prima persona, seguendo il motto che fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. E che chi fa da sé fa per tre. Per nulla al mondo, poi, consentirebbe ad altri di decidere su chi far entrare in azienda: vuole vedere in faccia le persone e se sono donne e di bell'aspetto meglio. 

Per questo per oggi ha chiesto che gli venisse fissato un appuntamento con un candidato. Uomo o donna, non ha chiesto: sa che per legge ormai sono vietate le discriminazioni. Però, se fosse una donna...
La vecchia segretaria gli sta preannunciando per telefono che la persona è arrivata. 
Il commendator Faccenda controlla che davanti a sé sulla scrivania sia tutto in perfetto ordine e le comunica di farla accomodare..

Entra una giovane: bionda, slanciata, mozzafiato. Forse neppure vent'anni. Avanza sicura, con un sorriso smagliante, ancheggiando con calma sui suoi tacchi dodici e con una minigonna striminzita. 
Il vecchio resta senza parole: si alza in piedi per darle la mano e non riesce a spostare lo sguardo dal suo corpo. In attesa del congedo, quando la accompagnerà alla porta, non può che limitarsi, per il momento, a immaginare con concupiscenza il suo 'lato b'.
Si risiede, svanito: anche dietro le insistenze del figlio, aveva cercato di prepararsi per questi incontri, appuntandosi alcune domande per conoscere il profilo del candidato. Tutto dimenticato: e il foglietto che aveva davanti continua a cercarlo in ogni angolo della scrivania senza vedere che è proprio lì sotto il suo naso.

La ragazza è abituata a fare centro per la sua avvenenza, ma stavolta capisce di avere l'interlocutore ai suoi piedi. 
Accavalla le gambe con studiata lentezza, si slaccia con noncuranza il bottoncino strategico che le costringe il seno dentro la camiciola conformata in modo da invitare a dirigere gli occhi proprio lì e comincia a raccontare di sé. 
Una storia strappalacrime: orfana di madre dalla nascita, abbandonata dal padre, la ragazza è stata allevata da una famiglia di nomadi. Niente studi regolari, al suo primo impiego: aveva interrotto le elementari da piccola ed era stata mandata per le strade a chiedere la carità. Poi, aiutata da un'amica che faceva la maestra, aveva imparato a leggere e scrivere e da un po' frequentava le scuole serali per prendersi il diploma delle medie. Aveva accettato lavoretti a termine: la hostess alle fiere, la commessa, l'operaia stagionale in aziende di logistica. Ma ora desiderava un contratto stabile, che le desse modo di costruirsi una vita regolare: in futuro sognava di continuare a studiare pur lavorando. Il suo obiettivo era far carriera in azienda. Per questo, al momento, avrebbe accettato ogni posizione: aveva solo voglia di imparare e di crescere e ci avrebbe messo buona voglia, determinazione, impegno. Insomma, chi l'avesse assunta non si sarebbe pentito.

Inutile sottolineare che il commendator Faccenda è conquistato: vorrebbe già dirle che è assunta.
Ma il ragionier Conticini, il responsabile amministrativo che finalmente ha ottenuto l'autorizzazione ad assumere un impiegato per liberarsi di un po' di lavoro diventato ormai insopportabile, è riuscito a convincerlo che lo avrebbe coinvolto nella selezione. 
Così, quasi scusandosi, ma comunque facendo capire che ormai si trattava di pura formalità, il commendatore spiega alla giovane che avrebbe chiamato il suo futuro capo per completare la procedura di colloquio e arrivare alla decisione finale.

Alla velocità della luce, come da sempre è abituato a fare quando il commendatore lo chiama, il ragionier Conticini si presenta alla porta. 
Bussa, timido. Ed entra, come sempre con modi un po' fantozziani.

Pure lui rimane turbato e sedotto dal fisico della giovane. E anche per questo, oltre che per la solita deferenza che lo fa sentire impacciato ogni volta che incontra il commendatore, fatica a trovare le parole. 
Cerca di farsi tornare la saliva in bocca e, chinando doverosamente il capo, domanda al commendatore il permesso di proporre un semplice test alla candidata. 
Rincuorato dalla concessione ottenuta, senza guardare la ragazza, né in viso né altrove, per non subire il fascino del suo corpo prorompente, azzarda.
«Si tratta di una cosa banale, signorina, giusto per avere conferma della adeguatezza della sua candidatura. Come le avrà già ben spiegato il signor commendator Faccenda, la posizione che stiamo cercando di coprire è quella di impiegato amministrativo, nell'ufficio coordinato da me. La persona dovrà vedersela ogni giorno con i numeri. Certo, ormai la tecnologia aiuta: e le quattro tabelline sono automaticamente eseguite dai programmi dei computer. Ma resta la necessità di avere le basi dell'aritmetica e di possedere quel minimo di logica che consente di leggere le cifre e capirne il significato. Lei mi intende, vero?».

La giovane annuisce.
Si muove sulla sedia, disaccavallando e riaccavallando le gambe con accortezza. Una mano le scivola giù fino a una caviglia, fasciata dentro una calza a rete: si accarezza il dorso del piede con sottile sensualità, suscitando l'immediato sguardo dei due al suo tacco torreggiante.
Accentua il sorriso.
Con un colpo di testa, getta all'indietro una ciocca di capelli che le stava cadendo sugli occhi.
Tenta di non far trasparire una qualche ansia: la matematica non è mai stata il suo forte.
«Certo, ragioniere. Mi dica. Sono pronta a risponderle.»

Il ragionier Conticini guarda il commendatore. 
Il commendatore guarda la signorina: cerca di rassicurarla, trasmettendole tutta la benevolenza di cui è capace.
Il ragioniere pone il quesito.
«Ecco allora, signorina: il problema è questo. Immaginiamo di aver venduto un prodotto per 32.128 euro e 22 centesimi. A noi era costato 27.344 euro e 50 centesimi. Non le chiedo di farmi l'operazione a mente. Le chiedo solo: secondo lei ci abbiamo guadagnato o perso?».

La giovane ripete ad alta voce le cifre, un po' per chiedere conferma di quanto sentito e un po' per sottolineare la sua concentrazione sul problema.
«Dunque, ragioniere. Lei ha detto: 32.128 euro e 22 centesimi, la vendita; 27.244 euro 50 centesimi, il costo... Ho capito bene?».
Il commendatore, rubando la parola al ragioniere che ha lo sguardo fisso al tacco 12, prima si affanna a confermare con grandi cenni del capo e subito dopo spara un 'esatto' con tre punti esclamativi che sorpassa per decibel tutti muri insonorizzati dell'ufficio.

La ragazza si rilassa, felice.
Allarga il viso e si abbandona allo schienale della sedia.
Fissa gli occhi sul commendatore, gratificandolo di un sorriso complice: smagliante, irresistibile.
Lui le restituisce lo sguardo, incoraggiante: e mai attesa è stata più sofferta.
Il ragioniere lascia gli occhi là dove si erano bloccati, vicino al tacco della candidata: viene risvegliato solo perché la giovane, per educazione, mentre risponde senza interrompere neppure per un secondo la corrispondenza di amorosi sensi con il commendatore, cita il suo titolo di studi. 
«Be', è facile, ragioniere. Mi sembra evidente: ci abbiamo guadagnato sugli euro, ma ci abbiamo perso sui centesimi!».

Il ragioniere si risveglia e strabilia.
Getta l'occhio sul commendatore: sembra impassibile, ma non ha interrotto l'intesa oculare con la giovane.

Seguono i convenevoli di fine colloquio e la giovane viene congedata.
E mentre se ne esce, il commendatore riesce finalmente a gustarsi quella parte del corpo della ragazza che finora non aveva potuto vedere: ora è decisamente soddisfatto.

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All'ufficio amministrativo del ragionier Conticini è il primo giorno di lavoro della nuova impiegata.

Il commendatore aveva insistito: come ci si poteva non accorgere che c'era dell'ironia e della creatività nella risposta della ragazza? Nel mondo di oggi, aveva aggiunto accalorandosi, ironia e creatività sono due qualità fondamentali, che vanno premiate. Poi continuava a ripetere tra sé a voce alta: 'Gli euro e i centesimi... Sì, ci vuole fantasia...'.

Il ragionier Conticini aveva tentato di obiettare, facendo ricorso a quel po' di assertività di cui aveva letto nei libri e che non era mai riuscito a praticare. Ma si era arreso subito: si era detto che non era il caso di fare battaglie e che avrebbe misurato la sua capacità dialettica alla prossima occasione, quando non avesse dovuto confrontarsi con la miscela esplosiva di una ragazza di vent'anni stupendamente bella e un commendatore di ottanta irrimediabilmente imbesuito.
Del resto aveva ricevuto, per la prima volta nella sua vita trentennale di convivenza con il commendatore, una pacca sulla spalla, così vigorosa e amicale, che oltre ad avergli fatto andare di traverso il respiro, lo aveva lasciato basìto: con tutti sempre tanto formale, distaccato, freddo sino a essere burbero, il vecchio era apparso trasformato.
«Caro Conticini - gli aveva detto subito dopo con tono paternalistico - i giovani oggi non sono più come eravamo noi: obbedienti, sempre pronti a sottostare anche alle situazioni più formali. Hanno fantasia, sanno scherzare, sono creativi. Vanno fuori dalle regole. Amano l'anticonformismo. E poi, sarà d'accordo con me, anche il suo ufficio amministrativo aveva bisogno di svecchiarsi: aria nuova, fresca, sorridente. Con la nuova assunta, vedrà che acquisto abbiamo fatto...».

Al ragioniere erano venuti in mente certi nuovi 'tempi creativi' per i quali due più due sembra non fare più quattro: avrebbe voluto provare, a fine anno, tirando le somme delle spese e dei ricavi dell'azienda, a usare la nuova matematica... Ma con un tipo come il commendatore, cui non sfuggiva una virgola e tutto doveva sempre quadrare all'ultimo decimale, meglio stare alla vecchia regola.

E così, il ragionier Conticini aveva preso atto che all'ufficio amministrativo non sarebbe cambiato nulla: i conti avrebbe continuato a farli lui. Del resto chi ha detto che le giornate di lavoro debbano limitarsi a otto ore?

*** Massimo Ferrario, Il vecchio commendatore e la selezione della giovane impiegata, per Mixtura - Libera riscrittura di una storiella diffusa in internet.


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