domenica 31 luglio 2022

#SGUARDI POIETICI / Tu tienimi (Chandra Livia Candiani)

Tu tienimi
e io mi trasformerò in meraviglia,
tra le tue mani,
al caldo,
quel caldo che di notte
fa crescere il grano.
Porta
il corpo amato,
come vita segreta –
preservata –
sotto lo spesso ghiaccio
della memoria.
Tu tienimi
come guscio di noce
nel pugno
fessura tra i mondi.
C’è silenzio tra te e me
c’è perla.
Ti tengo.

*** Chandra Livia CANDIANI, poetessa, scrittrice, traduttrice, da La bambina pugile, Einaudi, 2014

foto di Denis Dailleux

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sabato 30 luglio 2022

#FILASTROCCHE / I cocci sono tuoi (kintsugi) (Germana Bruno)

Se sei ridotto tutto a pezzetti,
ad uno ad uno prendi e rimetti
tutti i tuoi cocci al loro posto,
come al principio eri composto.
Saldali insieme con linfa e oro
e del dolore fanne tesoro,
senza nascondere il danno che è stato,
sii orgoglioso che l’hai riparato.
Fa’ che si veda ogni giuntura
ed ogni singola venatura,
quel filo d’oro farà risaltare
un grande unico, immenso valore.
Il danno subito non si nasconde,
lo si trasforma e diverso si rende, 
dando quel tocco unico al mondo
di chi rinasce seppur tocca il fondo.

*** Germana BRUNO, insegnante e scrittrice, I cocci sono tuoi (Kintsugi), facebook, 24 luglio 2022, qui


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#FAVOLE & RACCONTI / L'attenzione del Grande Samurai (Massimo Ferrario)

Un giovane giapponese si presenta dal Grande Samurai. 

- Voglio diventare vostro allievo, Grande Samurai. Cosa ci vuole per padroneggiare l’arte della spada?
- Ci vuole attenzione. 
- E poi?
- Attenzione 
- E quindi?
- Attenzione. 
- Dunque per padroneggiare l’arte della spada ci vuole attenzione. 
- No, caro giovane, così cominci male. Non hai prestato attenzione. 
- Non hai detto che ci vuole attenzione? 
- No. 
- Non capisco, Grande Samurai.
- E’ semplice, mio giovane. Ho detto che ci vuole attenzione, attenzione, attenzione. Tre volte attenzione. E 3 non è 1.

*** Massimo FERRARIO, L’attenzione del Grande Samurai, riscrittura di un testo famoso presente in vari autori e in forme diverse, anche diffuso in rete, e ripreso pure da Alejandro Jodorowsky, Cabaret mistico, 2006, Feltrinelli, 2008, traduzione di Michela Finassi Parolo. 
 

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martedì 12 luglio 2022

#FAVOLE & RACCONTI / Eva e Dio (Massimo Ferrario)

Paradiso terrestre. Due giorni dalla creazione del mondo. 

Dialogo tra Eva e Dio.

- Dio, io ti ringrazio per avermi creata: mi sto ancora guardando in giro e tutto quanto attorno a me è favoloso. Incredibile. Unico. Davvero. Ma…
 
- Ma…?

- Ho un problema, Dio.

- Quale problema, Eva? Ogni angolo di questo paradiso terrestre l’ho creato apposta per te: è tutto tuo. Puoi farci ciò che vuoi.

- Appunto, Dio. E’ questo il problema. Il paradiso è bellissimo. Amo ogni animale e ogni pianta: anche il serpente e l’albero delle mele da cui mi hai detto di guardarmi. 

- E allora?

- Mi sento sola, Dio. Sono infelice.

- Se è questo il problema, c’è la soluzione. Creerò un uomo per te.

- Cos’è un uomo, Dio?

- Cercherò di spiegartelo in poche parole. Si chiamerà Adamo: sarà il primo di una lunga serie di maschi che accompagneranno te e le tue discendenti per il tempo dei tempi. Ti metto in guardia, però. Non avrà solo aspetti positivi. Ad esempio potrà mentirti, prenderti in giro, farti soffrire. Ma potrà anche innamorarsi pazzamente e farti sentire innamorata pazza. Sarà più alto di te, forte, robusto, muscoloso, veloce: amerà cacciare e uccidere. Sarà competitivo, curioso e anche un po’ sciocco come un gatto, sempre desideroso di apparire primo. Si crederà più intelligente di te, e si impegnerà in giochi infantili come la lotta o il calcio della palla. Avrà molto bisogno dei tuoi consigli per pensare correttamente e sbagliare meno possibile. 

- Tutto qui?

- Farò in modo che non solo finisca la tua solitudine, ma la convivenza con lui sia piacevole anche da punto di vista sessuale.

- Sessuale? Cosa vuol dire?

- Lo capirai e lo apprezzerai sperimentandolo: i vostri corpi si congiungeranno tutte le volte che lo desidererete e ad ogni unione sia tu che lui proverete un godimento fisico mai provato. Vi perderete una nell’altro e sarà bellissimo: si chiama orgasmo.

- Sembra una cosa tutto sommato allettante. Scusa la franchezza, però: c’è forse una qualche fregatura nascosta?

- No. C’è solo una condizione.

- Quale?

- Come ti ho detto, l’uomo che ti affiancherò sarà orgoglioso, qualche volta superbo e arrogante, desideroso di figurare sempre al primo posto…

- Me l’hai detto. E allora?

- Per questa sua natura, dovrai fargli credere che è stato creato prima lui di te. E che, anzi, tu derivi da una sua costola del corpo. Questo lo farà sentire importante. Sarà un segreto. Il nostro piccolo segreto da condividere solo tra noi. Del resto, cara Eva, se non ci si intende e ci si aiuta tra noi donne…

*** Massimo FERRARIO, Eva e Dio, riscrittura di un testo di autore non identificato, presente anche in rete.

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lunedì 11 luglio 2022

#PIN / Verso una 'cratocrazia' (MasFerrario)


La democrazia dei signori è il saggio di Luciano Canfora, Laterza, 2022, che ha ripreso nel titolo una formula di Domenico Losurdo, 1941-2018, filosofo, Controstoria del liberalismo, Laterza, 1986, 

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#VIGNETTE / Il genere umano è sopravvalutato (Mauro Biani)

Mauro BIANI, 1967
'la Repubblica', 9 luglio 2022, via facebook, qui

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domenica 10 luglio 2022

#SGUARDI POIETICI / Beato il mio vicino (Silvia Bre)

Beato il mio vicino che dalle sue finestre
coglie con gli occhi i fiori che io curo,
i colori che veglio dal buio della casa.
Io penso a togliere le foglie secche
a dare l’acqua ai vasi appena serve,
devo sempre patire quando un giorno
vedo che sono morti eternamente.
Per lui sono soltanto vivi, solo belli,
non ha bisogno di saperne i nomi
per imparare come amarli meglio.
Beato lui, il vicino,
che chiama il mio balcone il suo paesaggio
e che di fronte a sé tra strada e cielo
vede distintamente il mio destino.

*** Silvia BRE, 1953, scrittrice, poetessa, Beato il mio vicino, da Marmo, Einaudi, 2007, in 'interno poesia', 27 giugno 2022, qui


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giovedì 7 luglio 2022

#SGUARDI POIETICI / Per lei (Giorgio Caproni)

Per lei voglio rime chiare,
usuali: in -are.
Rime magari vietate,
ma aperte: ventilate.
Rime coi suoni fini
(di mare) dei suoi orecchini.
O che abbiano, coralline,
le tinte delle sue collanine.
Rime che a distanza
(Annina era così schietta)
conservino l'eleganza
povera, ma altrettanto netta.
Rime che non siano labili,
anche se orecchiabili.
Rime non crepuscolari,
ma verdi, elementari.

*** Giorgio CAPRONI, 1912-1990, poeta, critico letterario, Per lei, da 'Il muro della terra, 1975in 'il canto delle sirene', 7 gennaio 2012, qui
https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Caproni


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#VIGNETTE / La Nato e i Curdi (Lele Corvi)

Lele CORVI
'il manifesto', 6 luglio 2022, via facebook, qui

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mercoledì 6 luglio 2022

#FAVOLE & RACCONTI / Il passato e il futuro (Massimo Ferrario)

La sofferenza, ormai, era giunta al limite. Basta con furti e assassini: il senso di colpa era diventato insopportabile. L’uomo decise che avrebbe cambiato vita. Radicalmente. E si propose di incontrare il Buddha per farsi iniziare. 

Andò al convento, ma anziché presentarsi al portone, convinto che i monaci, riconoscendolo per la cattiva fama di cui godeva in tutto il paese, gli avrebbero impedito di entrare, saltò il muro di cinta. 
Fu sfortunato: il Buddha era fuori a mendicare e i discepoli lo individuarono subito. Fu accompagnato alla porta. 

Lui protestò, con passione: «Avete ragione ad avere paura di me, sono quel che sono: ma stavolta non sono venuto per rubare. Voglio incontrare il Buddha. Se lui mi ascolterà e mi inizierà, sarò un uomo nuovo: diventerò suo discepolo e il mio passato sarà per sempre passato.»

I monaci furono colpiti dalla foga e dalla determinazione con cui l’uomo si esprimeva. Lo condussero da Sariputra, il vecchio sapiente astrologo, prediletto dal Buddha. Si diceva che avesse il potere di incrociare la telepatia con il posizionamento degli astri e così sapere delle vite precedenti di ogni persona. Gli chiesero di indagare sull’uomo. 

Sariputra indagò. Vide e scrutinò ben ottantotto vite passate dell’uomo. E tutte erano dense di delitti. 
Il verdetto fu inappellabile. «Quest’uomo è un delinquente di natura. Non esiste una sua vita immune da crimini. Non c’è Buddha che lo possa aiutare a liberarsi da quella che è la sua natura. Cacciatelo.»

I monaci eseguirono. L’uomo, avendo capito di non avere alcuna possibilità di redenzione e che neppure avrebbe potuto parlare con il Buddha, si fece espellere docilmente. Decise che si sarebbe suicidato: sarebbe salito al Burrone del Drago e da lì si sarebbe lasciato cadere. 

Proprio in quel momento, però, il Buddha stava rientrando dalla passeggiata e notò l’uomo, affranto e disperato, accanto al cancello del monastero: gli chiese cosa avesse, lo fece entrare, ascoltò il racconto della sua vita e i suoi propositi di cambiamento, provò compassione. Trascorse con lui la notte. E all’alba lo iniziò. L’uomo fu accolto tra i discepoli e alla fine di una settimana ottenne l’illuminazione.

Sariputra era sorpreso e irritato. Protestò con il Buddha: «Vuoi dire che tutto il mio sapere non conta nulla? Ho osservato le ottantotto vite passate di quest’uomo: non ce n’è una senza crimini. Se gli è riuscito di illuminarsi in una settimana, che senso ha esaminare le vite passate della gente? E' del tutto assurda una cosa del genere. Non può essere…». 

Il Buddha lo guardò con comprensione e affetto. «Tu, caro Sariputra, hai visto il passato di quest’uomo, ma non hai guardato nel suo futuro. Una persona può decidere di cambiare vita in qualsiasi momento: ciò che determina il cambiamento è precisamente la decisione di cambiare. E un uomo che ha vissuto ottantamila vite di sofferenza lo sa bene; se ha deciso che davvero vuole cambiare, l’intensità di questa volontà di cambiamento è infinita: per questo gli ci sono voluti solo sette giorni. Mio buon Sariputra, tu non ti sei ancora illuminato e questo, lo so, è per te un grande problema: sei una brava persona e le tue vite precedenti sono state tutte sempre positive: perciò non sei oppresso dal tuo passato. Sei circondato da una sorta di aura di giustizia: per molte vite sei stato un brahmano, uno studioso e una persona rispettabile... Quest’uomo, invece, era schiacciato dal peso delle sue ottantamila vite tutte negative. Voleva liberarsene ed era veramente determinato a riuscirci: se n’è liberato in soli sette giorni proprio grazie al fatto che il suo passato era così intenso e insopportabilmente presente. Ora il suo passato resta passato: non è più presente. Lui è libero. Ed è un nostro confratello come te e me.»

*** Massimo FERRARIO, Il passato e il futuro, riscrittura di un testo famoso, anche contenuto in OSHO (Osho Rajneesh), 1931-1990, mistico e maestro spirituale indiano, L’eterno contrasto, Feltrinelli, 2014, a cura di Ananda Videha, traduzione di Laura Baietto. - Per 'Mixtura', rubrica 'Favole&Racconti' 



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#VIGNETTE / Cosa sta accadendo al Pianeta? (Stefano Rolli)

Stefano ROLLI
'Il Secolo XIX', 5 luglio 2022, via facebook, qui

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lunedì 4 luglio 2022

#FAVOLE & RACCONTI / Il consiglio dei consigli (Massimo Ferrario)

Il Re convocò il gruppo degli Anziani Saggi. Disse loro: «Non sempre potrò dipendere dalla vostra intelligente saggezza. In futuro potrei trovarmi solo e dovermela sbrigare senza poter ricorrere ad aiuti esterni. Vorrei avere da voi il consiglio dei consigli. Quello che possa funzionare in qualunque situazione, in qualunque momento, in qualunque luogo: sia quando potrei finire in un contesto di forte pericolo che quando potrei cadere in uno stato di massima gioia. In ogni caso, come dovrei comportarmi?».

I Saggi chinarono il capo, un po’ perplessi: non assicurarono la risposta, ma si impegnarono a provarci. Era una richiesta inconsueta, e soprattutto la ritenevano, almeno di primo acchito, impossibile da soddisfare. Ogni azione, anche quando non si tratta di una reazione a un fatto preciso, ma manifesta una sua intrinseca autonoma proattività, deve fare i conti con il contesto specifico: non esistono comportamenti calati dall’alto, ideali, astratti. La realtà, per natura strutturale, è interconnessa e interdipendente.

Trascorse una settimana. Poi il gruppo degli Anziani Saggi si presentò al re.

«Non è stato facile, Maestà. Ma forse siamo riusciti a produrre la risposta che ci avete chiesto. Abbiamo fatto fondere due anelli, di altissima fattura e bellezza. Eccoli: provateli.»

Il Re, un po’ stupito, prese i due anelli e se li infilò alle dita delle due mani: erano bellissimi e di misura perfetta.

Il più Saggio dei Saggi commentò: «Naturalmente, Maestà, se ne avrete bisogno altri, il Grande Gioielliere impiegherà poche ore per forgiare tutti quelli che vi serviranno. In ogni anello, in un riparo nascosto, è inserita una piccola cartina: lì è trascritto il consiglio, pensato per ogni diversa situazione in cui potreste trovarvi. Sperimenterete prima l’anello al dito della mano sinistra, poi l’altro. Ma vi raccomandiamo: aprite l’anello solo in caso di bisogno estremo, se e quando davvero non saprete che fare.»

Il Re ringraziò.

Dopo un mese dovette comandare l’esercito del regno per una delle tante guerre con cui troppo spesso era costretto a difendere il Paese dalle invasioni dei vicini. Ci fu una battaglia aspra e cruenta: le truppe vennero scompaginate e il Re si ritrovò disperso in un bosco, di fatto abbandonato da tutti. Si ricordò del primo anello. Lo aprì. E lesse, in caratteri verdi: “Passerà”. All’inizio fece a fatica a capire. Si trovava in una situazione di massimo disagio e pericolo. La scritta gli sembrò quasi insultante. Poi cercò di rilassarsi. In fondo era vivo. Guardò il tramonto: ne aveva visti molti, ma mai uno così bello e intenso come quello. Lo assaporò. Lasciò trascorrere del tempo e si acquetò. Al crepuscolo, invaso da una insolita calma, individuò, lontano, il rumore di cavalli nella valle. Si rimise in sella, nella direzione in cui doveva essere finito il grosso delle truppe. Le raggiunse. Riorganizzò la difesa.

E lanciò l’attacco definitivo. Stavolta, gli invasori dovettero invertire la marcia, dopo aver lasciato parecchi morti sul campo. Il Re era felice: aveva dimostrato coraggio, forza, intelligenza. E aveva vinto. Che avrebbe voluto di più? Si ricordò del secondo anello: era il momento di leggere il consiglio. Come reagire a una gioia tanto smisurata? La cartina, stavolta, era in caratteri d’oro. Vi era scritto, ancora: “Passerà”. Il Re, per la seconda volta, ebbe una reazione quasi di stizza. Aveva trionfato: era finita, non bastava? Poi si impose di riflettere. E rifletté. E comprese, finalmente, che è vero, si vince e si perde e la ruota gira e bisogna saperla far girare, ma bisogna anche saper accettare che giri come gira. “Passerà”, appunto. E’ nella vita. E appunto questo è la vita.

Ringraziò i Saggi. E decise che, da quel momento, avrebbe potuto fare a mano di far forgiare altri anelli. Ormai il consiglio dei consigli l’aveva scritto nell’anima.

*** Massimo FERRARIO, Il consiglio dei consigli, riscrittura di un antico testo famoso, probabilmente di origine sufi, rielaborato da molti autori, per ‘Mixtura’. 

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#VIGNETTE / La Nato e i curdi (Mauro Biani)

Mauro BIANI, 1967
'la Repubblica', 1 luglio 2022, via facebook, qui

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domenica 3 luglio 2022

#SGUARDI POIETICI / Programma (José Saramago)

Nello sforzo di nascere c'è già tutto il finale,
nella rabbia di crescere s'insiste a continuare,
nella prova di vivere inacidisce il sale,
nello scavo d'amore si suda e si trasuda.
Rimedio, solo la morte: buon segno.

*** José SARAMAGO, 1922-2010, scrittore e poeta portoghese, premio Nobel per la letteratura nel 1998, Programma, da Le poesie, Feltrinelli, 2017, traduzione di Fernanda Toriello
https://it.wikipedia.org/wiki/Jos%C3%A9_Saramago


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#PIN / Volere e potere (MasFerrario)


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#VIGNETTE / Ancora Covid (Stefano Rolli)

Stefano ROLLI
'Il Secolo XIX', 1 luglio 2022, via facebook, qui

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sabato 2 luglio 2022

#SGUARDI POIETICI / Provare a non chiudere la frase (Andra Bajani)

Provare a non chiudere la frase,
lasciare uno spiraglio per chi vuole
entrare: che lo faccia senza chiave,
senza chiedere permesso, che metta
pure una parola dove crede. Stare
meglio quando s’intravede un nesso.

*** Andrea BAJANI, 1975, Promemoria, Einaudi, 2017

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venerdì 1 luglio 2022

#FAVOLE & RACCONTI / Il papà è sempre sbronzo (Massimo Ferrario)

C’era una volta un bambino.
Il suo papà lavorava sempre e non aveva mai un minuto di tempo. 
Né per sé. Né per la mamma. Né per lui.

Il bambino era curioso e aveva chiesto in giro ai suoi compagni, perché questa cosa gli sembrava strana. Aveva così scoperto che il caso del suo papà non era solo del suo papà. Certo, c’erano anche molti papà che avrebbero pagato per avere un lavoro, perché tanti erano disoccupati e non sapevano come fare a dare da mangiare alle loro famiglie. Ma altri, molti altri, che si credevano fortunati, avevano un lavoro che li faceva così contenti che non se ne staccavano mai. Erano sempre al computer. E al telefono. Arrivavano a lavorare anche dieci ore al giorno e si dimenticavano pure di mangiare. 

Era una delle tante contraddizioni del mondo dei grandi che un bambino fatica a capire: non si sa perché ci sono, ma ci sono. Ma forse gli adulti sanno benissimo perché ci sono e non le vogliono risolvere. 

Il bambino aveva saputo che c’è un parola per definire questi papà che non hanno mai tempo per nulla se non per il lavoro. Gliel’aveva riferita in gran segreto un ragazzo più grande che andava alle medie e si dava le arie di quello che sa sempre tutto. Erano ‘sbronzi’, gli aveva detto. ‘Sbronzi di lavoro’. 

La definizione l’aveva trovata azzeccata, ma non lo consolava. E sapere che il male poteva essere comune non gli procurava nessun gaudio, né intero né mezzo. Per lui almeno, il proverbio della nonna non funzionava.

Lui restava triste. Sempre più triste. Perché doveva giocare da solo: e ogni volta che cercava il papà, il papà non c’era.
La mamma gli spiegava: «Il papà non può giocare. Deve lavorare.»
Il papà gli spiegava: «Anch’io gioco. Solo che il mio gioco è il lavoro.»
Sia la mamma che il papà gli promettevano sempre: «Domenica prossima, vedrai, papà giocherà con te.» Però domenica prossima era sempre la prossima.

Così il bambino imparò, dalla mamma, che il lavoro non è un gioco e, dal papà, che il suo gioco era il lavoro. Imparò dunque che i grandi parlano senza capire ciò che dicono e promettono senza mantenere. 
Infine ripensò a quando, per farlo smettere di giocare, papà e mamma gli dicevano che ‘ogni bel gioco dura poco’ e si convinse che il gioco del papà, che non finiva mai, doveva essere proprio un brutto gioco. 
O forse, più probabilmente, si disse che non era un gioco. Perché un gioco che non finisce mai, lo capiva anche un bambino, non è un gioco. E i grandi, se chiamano lavoro un lavoro che non ti lascia mai giocare, da soli o con un bambino, hanno preso per cosa sana una malattia. 

E questo è grave. Perché è così che non si guarisce.
E quando tu, che sei piccolo, capisci ciò che gli adulti, che pure sono adulti, dovrebbero capire e non capiscono, e cioè che ci sono adulti che non si rendono conto, o non vogliono rendersi conto, di essere malati, ti viene voglia di non diventare grande.

*** Massimo FERRARIO, Il papà è sempre sbronzo, libera riscrittura di una ‘favolina’ di MasFerrario, ‘Mixtura’ (‘masferrario.blogspot.com’), 11 ottobre 2018


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