giovedì 20 ottobre 2022

#SPILLI / Quando il demos se ne va (Massimo Ferrario)

Quando sentiamo dire, per lo più urlare, che 'gli italiani ci hanno votato' e 'noi abbiamo la maggioranza', ricordiamoci solo tre cifre: 26,8%, 15,9%, 10,3%. 
Scolpiamocele bene in mente: sono tre percentuali cruciali dei voti espressi dagli italiani aventi diritto al voto.

La prima cifra riguarda il totale Centro-Destra (26,8%), la seconda riguarda FdI (15,9%) - il partito del nuovo fenomeno Giorgia, sempre più osannato da chi è abituato a correre, con la velocità di un olimpionico,  sul carro dei vincitori - e la terza cifra (10,3%) riguarda la somma di Lega (5,35%) e FI (4,95%).

Sarebbe bene girare sempre con un biglietto in tasca che ci riportasse questi numeri: da consultare in caso cominciassimo davvero a credere nel successo travolgente della destra, chiamata a fuor di popolo a salvare la nazione (parola che ha sostituito quella di Paese, termine ritenuto non abbastanza patriottico). 
Un biglietto da conservare come anticorpo: che naturalmente non inficia il diritto della destra di governare, ma ne circoscrive (dovrebbe) gli entusiasmi e i deliri di onnipotenza. 

Perché c'è un dato che, come sempre, viene velocemente accennato alla chiusura dei seggi e poi è subito rimosso. Ed è un numero: in picchiata drammatica. 
E' il dato degli astenuti: 36,2%. Che si conferma di gran lunga il primo partito. 
Cioè, tanto per essere sicuri di mettere il dito nella piaga e capirci ancor meglio: è andato alle urne soltanto il 63,8% degli italiani. 

Il primo grafico qui sotto segnala la progressiva caduta negli anni, da quando i nostri genitori sono morti per consegnarci la Repubblica antifascista che oggi abitiamo: cioè quella Repubblica, questa, che stiamo sempre più rendendo, se non anti-antifacista, quanto meno a-fascista. 
Come si vede, la curva manca poco che cada dritta in verticale verso il basso.

Ancora più parlante è l’immagine che mette a confronto, dal 1948 al 2022, i voti assoluti espressi dal ‘primo’ e ‘secondo partito’ (i due partiti più votati, rispettivamente in blu e giallo) e il ‘partito del non voto’ (in verde): comprendente astenuti e schede bianche. 

Il 25 settembre 2022 17 milioni 159.014 italiani hanno così espresso la loro ‘assenza’. Ripetiamolo: oltre 17 milioni.  
E questi 17 milioni sono ben oltre i 12,3 milioni del centro-destra che complessivamente rappresentano il 26,7% dell'elettorato.

Questo, alla data odierna, è lo stato della nostra ‘demo-crazia’

Il ‘demos’ se ne sta andando a rotta di collo: ad ogni elezione sempre di più. Quel che resta, imperturbabile, è la ‘crazìa’. 

La domanda, ovvia, è: ma se la 'crazìa' (il governo) non è più del popolo, che non si sente più rappresentato e manda segnali, disperanti, di protesta e/o disinteresse, di chi è? 
Resta una ‘crazia’ per cosa, per chi, in nome di chi?

Solo per completezza di informazione, riportiamo anche il quadro, miserevole, dei voti degli aventi diritto espressi per gli altri partiti non di destra:
* Centro-Sinistra: 14,42% (Pd: 11,6%; Verdi-Sinistra: 2,21%; +Europa: 1,7%; Impegno Civico: 0,6%)
* 5Stelle: 9,4% 
* Calenda-Renzi: 4,7%
* Schede bianche: 1,1% (pari a oltre 900mila)

*** Massimo Ferrario, Quando il demos se ne va, ‘Mixtura’, 20 ottobre 2022 - I dati sono tratti da Openpolis, L'astensionismo e il partito del non voto, 11 ottobre 2022, qui



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martedì 18 ottobre 2022

#FAVOLE & RACCONTI / Essere ciò che si è (Massimo Ferrario)

L’angelo era sul portone del Paradiso, pronto a ricevere  i nuovi venuti con un sorriso benedicente.
- Benvenuto, amico. Come ti chiami?
- Giovanni Rossi.
- Anche tu?
- Già. Me lo dicono da una vita. Ma io sono io, te l’assicuro.

L’angelo scartabellò il registro.
- Lo vedo: queste pagine non sbagliano. Ogni tua caratteristica è descritta minuziosamente. E dicono anche qual è il tuo posto riservato. Il mio angelo collaboratore ti ci condurrà subito.
Giovanni Rossi viene accompagnato: in fondo al paradiso, in un angolo defilato.

Dopo mezz’ora il neovenuto torna dall’Angelo guardiano: è un po’ irritato e molto dispiaciuto.
- Che c’è, amico?
- Ti confesso che mi aspettavo qualcosa di più. 
- In che senso?
- Il posto che mi hai assegnato, certo, è in Paradiso. Ma il panorama non è niente di speciale. Ho visto altri sistemati assai meglio. Forse mi meritavo qualcosa di più. Ho passato la vita a cercare di somigliare a Mosè. Non è che per caso il registro ha confuso il mio nome, così comune, con qualche altro Giovanni Rossi?

L’angelo sorrise.
- Vedi? Qui nel librone c’è la conferma di quello che tu stesso dicevi: tu sei tu. Nessuno sbaglio. E’ vero, per tutta la vita ti sei sforzato di essere Mosè: lo dice anche il registro. Qui sta il punto: non sei stato Giovanni Rossi.

*** Massimo Ferrario, Essere ciò che si è, per ‘Mixtura’, breve racconto ispirato a un testo contenuto in Alejandro Jodorowsky, Cabaret mistico, 2006, Feltrinelli, 2008, traduzione di Michela Finassi Parolo


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lunedì 17 ottobre 2022

#SPILLI / Democrazia e voto elettorale (Massimo Ferrario)

Giorgia Meloni: «Gli attacchi sono un insulto agli elettori». 

Se questa fosse l’interpretazione autentica della democrazia, per i prossimi cinque anni, o comunque fino alle prossime elezioni, non dovrebbe essere più possibile dare giudizi sul governo in carica e sul personale politico uscito vincente dalle elezioni. 

È evidente che così non è e non può essere. 
Gli elettori non sono il Verbo. Hanno deciso chi è maggioranza. Punto. Non hanno decretato ‘la’ Verità, né sono ‘la’ Verità. 

Senza contare che il 25 settembre ha votato Meloni&soci il 28% degli aventi diritto. Cioè il 72% degli italiani non ha votato questa coalizione vincente. 

Sarebbe il caso che questa maggioranza, che ha legittimamente diritto di esserlo, avesse consapevolezza di essere comunque una minoranza. Importante fin che si vuole. Ma minima.

Meno hybris e più realismo farebbero bene a tutti. (mf)

*** Massimo Ferrario, Democrazia e voto elettorale, 'Facebook', 16 ottobre 2022, qui


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domenica 16 ottobre 2022

#SPILLI / Cariche istituzionali, destra e sinistra (Massimo Ferrario)

Nulla da dire sulla scelta di cariche istituzionali di destra da parte di una coalizione di destra vincente alle elezioni. Il punto è il paragone con i precedenti della sinistra. 

C’è una differenza che non è un dettaglio: tutte le scelte istituzionali della sinistra, per cariche di tale importante peso istituzionale, hanno avuto per comune denominatore la discriminante antifascista. Che è una caratteristica qualificante della nostra Carta costituzionale. 

Perciò, fare un parallelo, come avanzato in queste ore dalla destra, politica o mediatica, piccata per gli attacchi che arrivano dall’opposizione, tra Nilde Iotti o Fausto Bertinotti o Laura Boldrini e la coppia La Russa-Fontana è quanto meno insulso. 

È infatti un dato oggettivo, non opinabile, che i due neo presidenti delle camere, almeno fino a questo momento, non si sono mai dichiarati antifascisti nella loro storia personale politica. Ma restano, a voler essere generosi, nettamente anti-antifascisti. O al più a-fascisti. 
E questo fa una differenza. Che non può essere ignorata. 

Senza contare che anche a destra si trovano profili più o meno divisivi. E scegliere, in questo caso, chi si è scelto è una scelta, evidentemente voluta, che conta. 

Meravigliarsi delle reazioni da parte delle opposizioni (almeno di quella parte di opposizione che non ha votato in modo decisivo e osceno per La Russa), pare dunque quanto meno stravagante. 

*** Massimo Ferrario, Cariche istituzionali, Destra e Sinistra, 'Facebook', 15 ottobre 2022


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sabato 15 ottobre 2022

#PIN / Passaggio d'epoca (MasFerrario)


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#SPILLI / Camera & Senato, i responsabili (Massimo Ferrario)

Non vorrei rovinare  il processo di beatificazione del nuovo fenomeno Meloni, iniziato da tempo anche ad opera di molti media ‘liberali’ che fanno credito alla suddetta di intelligenza politica e accorto moderatismo, ma se abbiamo un inequivocabile (post?)fascista alla seconda carica dello Stato e un integralista reazionario, omofobo e misogino, alla terza carica dello Stato, ciò è tutto dovuto alla futura Presidente del consiglio, orgogliosa alleata della Spagna di Vox e amica di Trump e di Orban. 

Lei, infatti, e non altri, è alla guida della coalizione di estrema destra e lei infatti, e non altri, ne sta consentendo, con i primi due fatti avvenuti, in potente e perfetta sinergia tra Senato e Camera, la deriva più cupamente restauratrice. 

Quanto sopra peraltro non toglie che se la suddetta ha vinto le recenti elezioni, anche grazie ad una legge elettorale immodificata che consente di avere la maggioranza dei seggi di coalizione a chi è votato dal 28% degli aventi diritto, il merito non è solo della pessima e suicida campagna elettorale di chi doveva contrastarla e si è arreso prima di combattere, ma anche e soprattutto di decenni (decenni!) di politica ‘assente’ o ‘parolaia’ da parte di chi aveva il compito, e non l’ha fatto, di rappresentare certi valori con scelte precise e concrete a difesa di ultimi e penultimi, a evitare che i ‘dimenticati’ si rifugiassero nell’astensione o si lasciassero illudere, ogni volta, dal pifferaio, maschio o femmina, di turno.

*** Massimo Ferrario, Camera & Senato, i responsabili, ‘Facebook’, 14 ottobre 2022 e ‘Mixtura’, 15 ottobre 2022

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venerdì 14 ottobre 2022

#FAVOLE & RACCONTI / Chi sei? (Massimo Ferrario)

Un discepolo, verso metà mattina, andò a bussare alla porta del Maestro.

- Chi è? -, chiese il Maestro.
- Rinzo.
Il Maestro gli urlò di andarsene.
Rinzo andò via, sorpreso e senza capire. 

Ritornò nel pomeriggio e bussò di nuovo alla porta, ma più timidamente.
- Chi è?, - chiese il maestro.
- Rinzo.
Anche stavolta il Maestro gli urlò di andarsene.

Rinzo si avviò verso casa, molto rattristato e sconcertato. 
Passò tutta la notte insonne, a soffrire e riflettere. Perché il Maestro non l’aveva ricevuto? E perché era stato così sgarbato?

Il giorno dopo, all’alba, con gli occhi gonfi e il cuore incerto, andò per la terza volta a bussare alla porta del Maestro.
- Chi è?

Rinzo stette zitto per qualche secondo. Stava per andarsene.

Il Maestro, con voce un po’ risentita, richiese: 
- Chi è?
- Non lo so… sono confuso... -, rispose con un fil di voce il discepolo.
- Ah, Rinzo, sei tu…! -, disse il Maestro. - Spingi la porta, entra!

*** Massimo Ferrario, Chi è?, 2013, ‘Mixtura’, 7 ottobre 2022. Riscrittura di un famoso testo zen, ripreso da più autori (anche riportato in Jean-Claude Carrière, Il circolo dei cantastorie. Storie, storielle e leggende filosofiche del mondo intero, 1998, Garzanti, Milano, 1998).


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martedì 11 ottobre 2022

#SPILLI / Finale annunciato (Massimo Ferrario

Continuare a stramaledire il Mostro, lanciandogli gli insulti più obbrobriosi come bambini che godono nel ripetere le parolacce, e affermare ad ogni secondo che “vedi, non c’è alternativa ai missili” e “unica soluzione è la sconfitta del Pazzo”, anziché sforzarsi di costruire, con pazienza e determinazione, un tavolo internazionale che costringa al negoziato i grandi del mondo, Europa compresa (se capirà che finalmente può esistere in autonomia e non in postura da serva turbo-atlantista), soddisfa l’erezione impotente da divano dei troppi parolai e pennaioli da tifo, ma determina il finale. 

Già scritto. Univoco. Senza scampo. 

Perché missile contro missile chiama bomba. Contro bomba. 

È solo questione di tempo. E della contingenza ‘giusta’ che ‘giustifichi’ la pressione del bottone. 

Ma sarà una giustificazione che non servirà a nessuno. Perché avvierà la caduta in un Abisso che nessuna Storia studierà. 

Mancando i posteri. 

*** Massimo Ferrario, Finale annunciato, ‘Mixtura’, 11 ottobre 2022, e ‘Facebook’, 11 ottobre 2022


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#FAVOLE & RACCONTI / L'augurio agli stupidi (Massimo Ferrario)

Nonno e nipotino camminano sul ciglio della strada, fuori dall'abitato del paese. 
Il nonno zoppica e si aiuta con un bastone; il nipotino, appena uscito da scuola, gli trotterella al fianco, con la cartella sulle spalle.

Tutt'a un tratto, in lontananza, dietro di loro, si sente il rombo di un'auto. 
Il nonno si volta e stringe la mano ancora più forte al nipotino: gli basta uno sguardo veloce per rendersi conto che la macchina sta avanzando a gran velocità, il clacson suonato a intermittenza, due passeggeri che cantano a squarciagola e si sbracciano fuori dai due finestrini, quello a fianco dell'autista e quello posteriore. Il terzo giovane, al volante, procede a zigzag, divertendosi a invadere la corsia opposta.

Il nonno si blocca sul margine della strada, stringendo a sé il bambino: ambedue si schiacciano contro il muro di una casa che in quel punto confina con la strada.  

Il giovane al volante li vede: smette di zigzagare e sembra proprio puntare di proposito su di loro. 
Il fracasso di clacson e schiamazzi dei due giovani passeggeri, che si sporgono dai finestrini fino a rischiare di cadere, è al massimo. C'è da sperare che l'uomo al volante non sia sbronzo, magari abbia solo bevuto qualche bicchiere di troppo, ma loro che si sbracciano dalle portiere hanno decisamente ecceduto con l'alcol.

L'auto è un missile. 
Proprio all'ultimo momento, quando tutto sembrava portare ad un assurdo investimento, l'autista imprime una sterzata e l'auto si butta dall'altra parte della strada, sempre proseguendo a velocità folle.

I due giovani passeggeri si voltano indietro mentre la macchina riprende a zigzagare a clacson spiegato: fanno gesti osceni, contenti di aver spaventato a morte uomo e bambino.

Il nonno riapre gli occhi. E rilascia libero il nipotino che aveva stretto a sé, coprendolo con il suo pastrano e nascondendolo tra le braccia. 

Il bambino guarda il nonno, che in paese conoscono tutti come un vecchio saggio: difficilmente si arrabbia e sa sempre mostrare comprensione per tutto e tutti. Però, stavolta, il piccolo immagina che non si frenerà e avrà uno scatto d'ira: forse un insulto gli uscirà dalla bocca.

In effetti, il viso del vecchio, in genere sorridente, è scuro e corrucciato. Ma la reazione si ferma qui.

Il bambino non si trattiene: i genitori gli hanno insegnato a non dire parolacce e a non insultare, ma stavolta l'eccezione dovrebbe essere ammessa.
- Nonno, ma hai visto quegli stupidi?
- Già. Hai detto bene: stupidi. Meriterebbero una denuncia alla polizia stradale. Avrei dovuto memorizzare il numero di targa.
- Ma è pazzesco. Come si fa a comportarsi in questo modo?
- Si divertono così.
- Però non è giusto: andrebbero fermati e puniti.
- Sono d'accordo, piccolo. Ma senza il numero di targa è inutile telefonare alla polizia stradale.
- E allora che facciamo?
- Niente. 
- Come niente?
- Gli facciamo gli auguri.
- Gli auguri che si vadano a schiantare contro un muro?
- No, caro. Questi non sono auguri: sono maledizioni. E un essere umano che voglia essere, e restare, umano  le maledizioni le ha eliminate dalla mente. Io invece intendo auguri veri. Quello che io auguro loro è di trovare un po' di felicità.
- Felicità? Tu auguri felicità a tipi come questi? Nonno, ma stai scherzando?
- No, davvero: ne hanno bisogno urgente. Se non ne hanno bisogno loro...

Il bambino non sa spiegare la reazione del nonno: va bene essere pazienti e cercare di comprendere sempre i comportamenti degli altri. Ma questo francamente gli sembra troppo.
- Nonno, non ti capisco. Per poco non ci mettono sotto. E tu dici che dobbiamo far loro gli auguri di felicità?

Il nonno aveva recuperato il suo abituale volto, aperto e rilassato: sorrideva.
- Ti sembro strano, vero piccolo? Eppure, fermo restando che quei tre, come anche tu hai giustamente detto, andrebbero sicuramente puniti per il loro comportamento incosciente, poiché noi non siamo poliziotti e loro in questo momento chissà dove sono a continuare a fare gli stupidi, che ci resta se non fare loro gli auguri? La loro anima, anche se quei tre certamente non lo sanno, deve soffrire molto. Cantano, urlano, schiamazzano; violano il codice stradale e godono nel prendere per birilli, con un'auto lanciata a tavoletta, un vecchio e un bambino, rischiando di ucciderli. Sono probabilmente convinti di essere al colmo dell'allegria e di avere in mano il mondo: ma probabilmente sono solo sbronzi. Forse sono costretti a bere per sfuggire alla vita. Non li conosciamo e non abbiamo elementi per dirlo: né sta a noi qualificare il loro stato. Una cosa però è certa: ti pare che se fossero felici andrebbero in giro a comportarsi come si sono comportati?

*** Massimo Ferrario, L'augurio agli stupidi, per 'Mixtura'. Libera riscrittura di un testo riportato in Rafael Santandreu, Essere felici controvento. Trasforma le avversità in occasioni di crescita con la psicologia cognitiva, Vallardi, 2018. 
 

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lunedì 10 ottobre 2022

#FAVOLE & RACCONTI / Il cucciolo di leone (Massimo Ferrario)

Giornata rovente in piena savana africana. 

Un cucciolo di leone si smarrisce: si attarda, mentre il branco prosegue, a osservare un piccolo animale che non aveva mai visto e che si stava arrampicando su un grande albero. Quando si rende conto di essersi distratto, si mette alla ricerca dei suoi simili: la mamma, il papà, i fratelli e gli altri leoni che componevano il gruppo. 

Niente: tutti spariti nel nulla.

Il leoncino vaga disperato per due giorni. Il sole a picco non dà tregua e lui è affamato e assetato. Ha paura di essere stato definitivamente abbandonato e ha esaurito ogni forza.  
Finalmente, scorge in lontananza uno stagno. Si trascina fino a riva, desideroso almeno di dissetarsi. Poi, certo, dovrà dare la caccia a qualche piccolo animale, come ha visto fare dalla mamma che gli aveva sempre procurato del buon cibo. Ma senz’acqua è esausto e non potrà neppure tentare di cacciare.

Si avvicina allo stagno e accostando il muso alla superficie sta per bere. Ma vede un altro leone che lo osserva: non è grande, eppure gli pare abbia uno sguardo minaccioso. 

Il piccolo leone fa un balzo indietro: non ha certo le forze per combattere, meglio allontanarsi dallo stagno e nascondersi. Il leone che ha appena visto è evidentemente il proprietario del territorio.

Dopo un’ora, mentre sta accucciato immobile dietro una pianta, il cucciolo sente però che il bisogno di bere è irresistibile. Se vuole procurarsi da mangiare, prima deve dissetarsi. E decide di rischiare. 
Lentamente, guardandosi in giro con circospezione, si riavvicina alla riva dello stagno. 

Nessun leone nei dintorni.

Almeno fino a quando il cucciolo, come prima, non sta per bagnare il muso nell’acqua. Perché allora, per la seconda volta, il leone ricompare. 
Ma stavolta il cucciolo non ha tempo per avere paura: al leone penserà dopo. Ora ha solo sete: tuffa la testa nell’acqua e beve come mai aveva fatto. 

E’ in quel momento che il leone scompare. 
L’immagine, che gli faceva tanta paura, altro non era che il suo riflesso: ingrandito proprio per la paura.
 
*** Massimo FERRARIO, Il cucciolo di leone, libera riscrittura di un testo di autore anonimo, diffuso in rete e presente in vari siti, per 'Mixtura'


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domenica 9 ottobre 2022

#SGUARDI POIETICI / Il motto latino (Massimo Ferrario)

Se anche fossimo 
gli eroi virtuosi e innocenti che non siamo
e non avessimo fatto nella Storia,
magari nel nome della Libertà 
- nostra -
con prepotenza, inganno e voglia di dominio,
tutto quello che di mostruoso abbiamo fatto
contro chiunque non fosse come noi,

oggi stiamo caparbiamente per realizzare
il vecchio motto latino 
che inneggia alla Giustizia
anche quando questa può uccidere il mondo.

La cosa incredibile è che,
arrogantemente convinti di essere i Migliori,
stiamo allestendo il suicidio collettivo 
in cui noi sedicenti Migliori moriremo 
insieme con tutti i Peggiori.

Quel che è certo è che senza ‘homo sapiens’, 
il pianeta sarà 
Migliore.

*** Massimo Ferrario, Il motto latino, per 'Mixtura'

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venerdì 7 ottobre 2022

#SPILLI / 1 contro 7,9 miliardi (Massimo Ferrario)

Inimmaginabili, fino a ieri, la facilità e la velocità con cui abbiamo superato il tabù della guerra nucleare. 
Dopo Hiroshima e Nagasaki, per oltre 70 anni, fino a prima dell'invasione russa dell'Ucraina, la bomba atomica era una possibilità impossibile. Anche chi non era pacifista metteva in conto ogni scelta, ma non quella. Guerra sì, ma convenzionale. Carneficine sì, di civili oltre che di militari: ma limitate, localizzate, controllate. Meglio se fuori dall'Occidente. E mai più mondiali. 
Del resto bisognava ci accontentassimo: far introiettare il tabù della guerra ad ogni umano del pianeta è sempre stata una speranza vana di pochi inguaribili utopisti. 

Oggi, invece, abbiamo 'sdoganato' la follia: l'abbiamo normalizzata. E abbiamo fatto un ultimo passo verso il bordo estremo dell'Abisso. 
Infatti, non si parla più di come rifiutare la guerra atomica, ma si pensa a come rispondere al lancio della prima bomba nucleare. Tattica, naturalmente. Anche se l'aggettivo, che pare dolce e seducente per la minimizzazione degli effetti che (non) assicura, significa decine di volte la potenza distruttiva, di uomini e cose, di Hiroshima e Nagasaki. E le simulazioni che filtrano sui media dicono, ad esempio, che nell'immediato si potrebbero stimare fino a 90 milioni di morti.
Senza contare, naturalmente, il 'dopo'. 
Perché è ovviamente impensabile che 'dopo' il lancio della prima bomba e la risposta di una seconda bomba il 'gioco' si blocchi. 
E saranno cento volte Hiroshima e Nagasaki. Dappertutto.

L'incredibile si è fatto credibilissimo. 
L'Europa ha appena bocciato qualunque negoziato di pace. L'Ucraina, qualche giorno fa, ha vietato con un decreto a firma Zalensky, qualunque eventuale trattativa con la Russia. Gli eurodeputati italiani di FdI, FI, IV e parte del Pd hanno votato contro un emendamento (di sinistra) che "invita tutti gli Stati membri a vagliare tutte le potenziali vie per la pace e a proseguire gli sforzi per porre immediatamente fine alla guerra.". 

Siamo 7,9 miliardi di persone al mondo. E siamo tutti appesi alle decisioni di un singolo. 
7,9 miliardi contro 1 persona. 
Se uno avesse ancora un grammo di razionalità depositato in qualche ultimo neurone di cervello dovrebbe dire che è impossibile che 7,9 miliardi di esseri umani siano nelle mani di 1 singolo.
Cioè: che 7,9 miliardi di persone si siano auto-consegnate nelle mani di una singola persona. 
Eppure questo, con la scelta di impotenza nei fatti quotidianamente riaffermata (gridata, direi) da tutti i governanti del mondo (e il silenzio, salvo minime e ininfluenti eccezioni, di ognuno di noi), stiamo ripetendo da mesi a tutto il mondo. Lui, Putin, il Pazzo, l'Assassino, il Mostro è 'il' responsabile della situazione presente e futura: e da lui, solo da lui, dipende tutto. 
Come fosse una consolazione sapere che il destino perverso, forse tombale, di miliardi di individui dipende da un Grande Unico Cattivo che ha deciso tutto: colpa sua, il Maledetto, noi non c'entriamo e la nostra innocenza è intatta.

A noi, che lasciamo che si realizzi l'assurdo di ciò che si sta realizzando, resta la retorica delle armi:  incessante, ossessionante e, ad ogni minuto che passa, sempre più ottusa e imbesuente.
Le armi vere: con cui inondare un Paese, ogni giorno più devastato e distrutto, che si crede (e crediamo) sempre in procinto della vittoria definitiva. 
E le armi metaforiche: ribadite e cantilenate fino allo sfinimento. Da tutti noi: che parliamo e scriviamo, con voce sovrapposta e tastiere unificate, lo stesso pensiero pensato da tutti, così inorgogliendo il nostro idiota e arrogante occidentalismo, malato di priapismo: l'elmetto in testa, a soffocarci il cervello, e il mitra 'eretto h. 24', brandito spavaldamente come nei peggiori film di Rambo che ci facevano venire i primi orgasmi viriloidi da piccoli.

Anche per chi come me non crede in un dio, non resta che alzare al cielo una prece per l'umano che non è più in noi. 
Cervello e anima sono altrove, in altre faccende affaccendati: se già non lo siamo, assomigliamo a zombi. Ma anche i corpi, se non saremo toccati presto (subito) da un miracolistico colpo di consapevolezza illuminante, ci rimarranno in dotazione per poco. 

Io ho superato i 76 anni: potrei dire 'menefrego', in linea con certa cultura arrembante, in Italia e fuori. Ma ho nipotini. E poi, non essendo un 'familista' (né morale, né amorale), che ha gli occhi fissi sull'ombelico suo e dei congiunti stretti, guardo oltre. A un futuro che dovrebbe essere di tutti e per tutti. E che è invece messo a serio e drammatico repentaglio dall'imbecillità irrazionale di chi governa 7,9 miliardi di abitanti di questo povero pianeta. Un'imbecillità almeno mostruosa quanto quella del singolo Mostro contro cui gratuitamente spariamo, h. 24, le nostre bombe di comodo e inutile blabla.

*** Massimo Ferrario, 7,9 miliardi contro 1, per 'Mixtura'


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mercoledì 5 ottobre 2022

#FAVOLE & RACCONTI / Il test del panorama (Massimo Ferrario)

Una coppia di innamorati, insieme da poco più di un mese, si trova su un’altura che domina una grande e lunga vallata. E’ accoccolata su una coperta in uno spiazzo che offre un panorama incredibile: ti senti sospeso, in balia dell’infinito. 

La notte è chiara, stellata. Una brezza frizzante invita a godere della vista. Lo spettacolo del mondo, visto da lassù, apre l’anima e dà un senso di struggimento.

Lei si avvicina a lui. Si sente invasa da un sentimento come di appartenenza cosmica. E di tenerezza umana. Presa da una dolce pulsione di intimità, ha voglia di baciare e di essere baciata. 

«Guarda, caro, tutte quelle luci!» esclama. «Pensa, sono altrettante persone che vivono, amano, mangiano, dormono, sognano... Come noi: sperano, fanno progetti…»

Lui butta uno sguardo nella direzione indicata da lei: giù nella vallata e in cielo. 

Lei riprende:
«E poi, pensa, dietro quelle luci, c’è chi soffre e si augura domani di star meglio. Un brulichio di umanità: questo siamo». 

Lui non sembra molto coinvolto.

«Sì cara… Anche se...»

«Anche se...?»

«Be', francamente: devo dire che io vedo solo un mucchio di puntini luminosi: grandi e piccoli. Un grande sfoggio di luci elettriche. Tutto esteticamente pregevole, per carità, ma pensa quanta energia si sta consumando…».

La ragazza avverte spegnersi in lei il moto di lento e affettuoso avvicinamento a lui: la voglia di bacio se n’è andata. 

Si alza, come a comunicare che è ora di tornare a casa e si rassetta l’abito.

Lui coglie il messaggio e raccoglie lo zainetto. 

«Sì, fa freschetto. Forse è bene rientrare: c’è troppo vento, vero?».

Lei non si trattiene: «No, non c’entra il vento».

Lui non capisce: «C’è qualcosa che non va, cara?».

«Forse tu, caro. O forse io. Anzi, noi.» 

«Noi?»

«Già. Stiamo sperimentando un problema di assortimento che stride: una chimica che non funziona. Qualche segnale l'avevamo già avuto, in questo mese, da quando ci siamo messi insieme. Ma stasera il segnale è più forte. Capita: non facciamone un dramma. Consiglierò anche alla mie amiche una gita notturna di coppia qui in cima alla valle: si potrebbe chiamare il test del panorama. Può far male. Però qualche volta il dolore è necessario. Aiuta a decidere».

*** Massimo Ferrario, Il test del panorama, per 'Mixtura' - Racconto liberamente ispirato ad uno spunto contenuto in Alejandro Jodorowsky, Cabaret mistico, capitolo Anatomia di una coppia, 2006, Feltrinelli, 2008, traduzione di Michela Finassi Parolo


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domenica 2 ottobre 2022

#FAVOLE & RACCONTI / Le rane nel pozzo (Massimo Ferrario)

Una ventina di rane erano amiche inseparabili. Tutto il giorno saltavano e ballavano e si godevano la vita andando per i campi e bagnandosi nelle pozzanghere.

Un giorno si allontanarono dai loro percorsi abituali: volevano esplorare un nuovo territorio.  

Tra un salto e l’altro, tre di loro finirono in un piccolo pozzo: non era molto profondo, però era basso quanto bastava per rendere assai difficile la risalita. Tutte e tre, subito dopo la caduta, si affannarono in ogni modo per recuperare l’uscita. Dall’alto, però, le amiche, spaventate per la loro caduta, erano disperate: guardavano i loro tentativi ripetuti di venire fuori e commentavano: “E’ inutile, non ce la potranno fare mai. Il pozzo è troppo profondo: purtroppo le abbiamo perse.”

In effetti le tre rane provavano e riprovavano, ma le loro zampette scivolavano ogni volta lungo le pareti.  

Sembravano esauste.

Due di loro, anche sentendo i commenti pessimistici delle amiche, si arresero.

La terza insistette. 

E alla fine trovò miracolosamente un appiglio: riuscì a darsi la spinta decisiva e finì nell’erba fuori dal pozzo.

Le amiche applaudirono, incredule. 

“Ce l’hai fatta, ce l’hai fatta, sei stata bravissima”.

Una rana le chiese come avesse fatto a non arrendersi. 

Lei non rispose. 

Sì, era senza fiato per lo sforzo. 

Ma soprattutto era sorda. 

*** Massimo Ferrario, Le rane nel pozzo, libera riscrittura di un testo di autore anonimo, diffuso in rete e presente in vari siti. 

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