giovedì 31 gennaio 2019

#VIGNETTE / Ok, ora potete scendere (Mauro Biani)

Mauro BIANI, 1967
'il manifesto', 30 gennaio 2019, qui

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#BREVITER / Perché io ho avuto fame (Attilio Bruno)

via facebook, 27 gennaio 2019, qui

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#HUMOR / Credo che si dovrebbero pagare le tasse

dalla rete

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#SPOT / Nonostante tutto

via facebook, 28 gennaio 2019, qui

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#SGUARDI POIETICI / Nel libro di lettura per le classi superiori (Hans Magnus Enzensberger)

Non leggere odi, figlio mio, leggi gli orari.
Son più esatti. Svolgi le carte di navigazione
prima che sia tardi. Vigila, non cantare.
Viene il giorno che torneranno a inchiodar liste
sulla porta e a chi dice di no dipinger sul petto
qualcosa di uncinato. Impara ad andare
senza esser conosciuto, impara più di me:
a cambiar quartiere, passaporto, faccia.
Fai pratica di tradimento al minuto,
di sporca quotidiana salvezza. Le encicliche
sono utili per accendere il fuoco
e i manifesti per incartare burro e sale
a chi è senza difesa. Rabbia e pazienza ci vogliono
per soffiare nei polmoni del potere
la fine polvere mortale, macinata
da chi ha molto imparato,
da chi è esatto, da te.

*** Hans Magnus ENZENSBERGER, scrittore, poeta, traduttore tedesco, Nel libro di lettura per classi superiori, 1963, da Poesie per chi non legge poesia, traduzione di Franco Fortini e Ruth Leiser, Feltrinelli, 1964. Citato in 'poesiainrete', 27 gennaio 2019, qui
https://it.wikipedia.org/wiki/Hans_Magnus_Enzensberger


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Testo originale (ins lesebuch für die oberstufe)

lies keine oden, mein sohn, lies die fahrpläne:
sie sind genauer. roll die seekarten auf,
eh es zu spät ist. sei wachsam, sing nicht.
der tag kommt, wo sie wieder listen ans tor
schlagen und malen den neinsagern auf die brust
zinken. lern unerkannt gehn, lern mehr als ich:
das viertel wechseln, den paß, das gesicht.
versteh dich auf den kleinen verrat,
die tägliche schmutzige rettung. nützlich
sind die enzykliken zum feueranzünden,
die manifeste: butter einzuwickeln und salz
für die wehrlosen. wut und geduld sind nötig,
in die lungen der macht zu blasen
den feinen tödlichen staub, gemahlen
von denen, die viel gelernt haben,
die genau sind, von dir.
(Hans Magnus Enzensberger, da Verteidigung der Wölfe, Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main, 1957)

#MOSQUITO / Usa, suprematismo bianco all'epoca di Trump (Jason Stanley)

La politica degli Stati Uniti è stata recentemente dominata da una retorica concentrata sulla libertà di parola da parte di nazionalisti di estrema destra. Le adunate a favore di Trump che si tengono regolarmente a Portland, in Oregon, sono chiamate «Trump Free Speech Rallies». Nel maggio 2017 proprio a Portland si verificò un brutale atto terroristico compiuto da un trentacinquenne affiliato al suprematismo bianco, Jeremy Joseph Christian, che accoltellò tre persone che avevano cercato di intervenire mentre stava urlando insulti anti-islamici contro due giovani donne. Due delle vittime morirono in seguito alle ferite. Quando entrò nell’aula del tribunale per essere processato, Christian gridò: «Libertà di parola o morte, Portland! Nessun posto è sicuro per voi. Questa è l’America. Se non vi piace la libertà di parola, andatevene. Voi lo chiamate terrorismo, io lo chiamo patriottismo.»

*** Jason STANLEY, statunitense, docente di filosofia all'università di Yale, Noi contro loro. Come funziona il fascismo, Solferino, 2019

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#SENZA_TAGLI / Roma, sicuramente tutta colpa dell'1,57% (Alessandro Gilioli)

In tutto questo - la questione delle migrazioni dall'Africa come unica discussione politica di questo Paese, e le "frontiere incontrollate", e "l'invasione dal Mediterraneo" - faccio pacatamente presente che ad esempio a Roma, la capitale, su 2.873.000 abitanti gli immigrati africani sono 45.199, pari all'1,57 per cento.

Ma sicuramente è tutta colpa di quell'1,57 per cento se c'è l'emergenza abitativa, se le liste di attesa negli ospedali sono infinite, se gli autobus non passano mai e quando passano sono strapieni, e se per campare ci sono solo lavoretti precari, in giro.

Giusto?

*** Alessandro GILIOLI, giornalista, facebook, 29 gennaio 2019, qui


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#VIGNETTE / Processo (Giancarlo Covino)

Giancarlo COVINO
facebook, 30 gennaio 2019, qui

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mercoledì 30 gennaio 2019

#HUMOR / Credevo di essere un amante eccezionale

dalla rete

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#CIT / La vita germoglia (Aldo Carotenuto)

Aldo CAROTENUTO, 1933-2005
psicoanalista di matrice junghiana, docente universitario e saggista 
Il labirinto verticale, Astrolabio, 1981
citazione via facebook, 8 novembre 2018, qui

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#VIDEO / La società della performance (Maura Gancitano)


Maura GANCITANO
filosofa, direttrice editoriale di Tlon
La società della performance
facebook, gennaio 2019
video, 4min51

«Non siamo più semplicemente consumatori: siamo performer che conducono la propria esistenza come se conducessero un'azienda.»

Vedi anche il libro di Maura Gancitano e Andrea Colamedici, La società della performance. Come uscire dalla caverna, Tlon, 2019


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#VIGNETTE / Noi non siamo cattivi (Riccardo Mannelli)

Riccardo MANNELLI, 1955
disegnatore, pittore
'il Fatto Quotidiano',, 30 gennaio 2019

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#SGUARDI POIETICI / Quando si muore le ombre si assiepano (Giovanna Cristina Vivinetto)

Quando si muore le ombre si assiepano
un po’ più in qua, affondano dense negli anni
ultimi mentre nella mente tu ritorni quella
di sempre. Così non sei più la forchetta
impugnata al contrario, non sei
il giro di passi a vuoto nella casa
scordata né l’immensa paura annidata
negli occhi, più non sei la fatica piccola
nel tenersi aggrappata ancora a qualcosa.

Sei la voce mansueta nel citofono
nella visita del fine settimana:
“Chi è? Chi è?”, “Siamo noi, nonna, apri”.
Sei lo stupore buono in attesa
in cima alle scale.

*** Giovanna Cristina VIVINETTO, 1994, 'LimesLettere', 5 gennaio 2019, qui

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#VIGNETTE / Io tiro dritto (Stefano Tartarotti)

 
Stefano TARTAROTTI
facebook, 29 gennaio 2019, qui

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#MOSQUITO / Medico e paziente, di fronte alla diagnosi (Vittorio Lingiardi)

In un libro dedicato alla «medicina narrativa», Giorgio Bert, medico, ci aiuta a ricordare le tante, spesso conviventi, posizioni e identità del paziente: sono quello che vuole sapere la diagnosi; sono anche quello che non vuole sapere la diagnosi; sono quello che la sa, ma non vuole sentirne pronunciare il nome; sono quello che vorrebbe essere coccolato e consolato; sono anche quello che vorrebbe essere trattato da adulto e da persona forte; sono quello che vorrebbe che il suo medico decidesse per lui; sono anche quello che vuole che il suo medico rispetti le sue idee e convinzioni, e lo tratti alla pari. E le tante, altrettanto conviventi, posizioni e identità del medico: voglio essere autorevole; voglio essere scientifico e obiettivo; voglio che il paziente si fidi di me; voglio essere simpatico al paziente; non voglio che il paziente mi faccia troppe domande; non voglio che questo paziente mi faccia perdere tempo; non voglio essere criticato; detesto avere a che fare con pazienti arroganti o irragionevoli; voglio che i pazienti facciano quello che dico senza discutere.

*** Vittorio LINGIARDI, 1960, psichiatra, psicoanalista, docente universitario, saggista,  Diagnosi e destino, Einaudi, 2018.


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#SENZA_TAGLI / Ce l'hanno fatta (Giuseppe Civati)

Ce l’hanno fatta. Dopo mesi a inseguirlo, i grillini, quelli che quando sono entrati in Parlamento volevano Gino Strada Presidente, in queste ore hanno superato Salvini in disumanità.

Sono traguardi.

Due anni fa, quando Di Maio lanciò la campagna contro le Ong che chiamava taxi del mare, dissi che mi sembrava un Salvini napoletano, gli mancava solo la felpa. Oggi sono indistinguibili. Le loro parole sono identiche.

E pensare che difendevano la Costituzione, come se non fossero articoli della Costituzione l’articolo 2 e l’articolo 10.

Hanno votato con doppia fiducia il decreto sicurezza (che non lo è) tradendo lo stesso contratto di governo, per compiacere il loro alleato. Ora che si sentono scavalcati, rilanciano, berciando come estremisti di destra.

E non sanno nemmeno che così ottengono l’unico risultato di far crescere la destra, che tra qualche mese farà a meno di loro.

*** Giuseppe CIVATI, facebook, 28 gennaio 2019, qui

disegno di Stefano Tartarotti

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#BREVITER / Neppure il miglior psichiatra (mf)

MasFerrario, facebook, 29 gennaio 2019

° ° °

MasFerrario, 28 gennaio 2019

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martedì 29 gennaio 2019

#HUMOR / Mia moglie dice

dalla rete

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#SPOT / Indifferenza

Binario 21, Milano

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#SENZA_TAGLI / Pietisti, buonisti, fascismo (Luca Fois)

Durante il fascismo, gli italiani che provavano pietà per gli EBREI venivano chiamati PIETISTI.

Sostituite ebrei con MIGRANTI.
Sostituite pietisti con BUONISTI.

"Fascismo" non sostituitelo, quello non è cambiato. Non sempre la merda diventa letame.

*** Luca FOIS, facebook, 27 gennaio 2019, qui

'La Stampa',  10 settembre 1938

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#RITAGLI / Salvini-Diciotti, atto politico e atto amministrativo

Scrivono i giudici di Catania nella richiesta inviata alla giunta per le autorizzazioni a procedere di processare Matteo Salvini per il caso Diciotti:

«L'atto politico “rimane tale fino a quando afferisce a questioni di carattere generale che non presentino un’immediata e diretta capacità lesiva nei confronti delle sfere soggettive individuali». (...) «E' emanato dell’organo esecutivo nella determinazione del proprio indirizzo di maggioranza, perseguendo fini generali, che non presentano connessioni con il caso concreto».

[L'atto amministrativo] «incide su un oggetto specifico e circoscritto, disponendo in modo diretto e immediato su posizioni individuali, in quanto volto a trovare il migliore assetto possibile per gli interessi specificamente coinvolti in una data fattispecie».

[L’atto di Salvini] «costituisce piuttosto un atto amministrativo che, perseguendo finalità politiche ultronee rispetto a quelle prescritte dalla normativa di riferimento, ha determinato plurime violazioni di norme internazionali e nazionali, che hanno comportato l’intrinseca illegittimità dell’atto amministrativo censurata da questo Tribunale. (...) Del resto, conferma del fatto che non ci si trovi dinanzi a un atto politico discende dalla circostanza che la decisione del ministro dell’Interno ha avuto diretta e immediata refluenza sulla sfera giuridica soggettiva e individuale dei migranti, lesi nel diritto inviolabile della libertà personale, dovendosi altrimenti ritenere che non possa esservi tutela giurisdizionale a fonte della lesione di un diritto qualificato come inviolabile della Carta Costituzionale italiana nonché dalla Convenzione europea sui diritti dell’Uomo». 

*** estratto da Giuseppe PIPITONE e Giovanna TRINCHELLA, Diciotti, Salvini ha compiuto un atto politico o un illecito amministrativo? Ecco su cosa dovrà decidere il Senato, 'ilfattoquotidiano.it', 29 gennaio 2019, qui

#SGUARDI POIETICI / L'uccello di fuoco (Alda Merini)

L’uccello di fuoco
della mia mente malata,
questo passero grigio
che abita nel profondo
e col suo pigolio
sempre mi fa tremare
perché pare indifeso,
bisognoso d’amore,
qualche volta ha una voce
così tenera e nuova
che sotto il suo trionfo
detto la poesia.

*** Alda MERINI, 1931-2009, poetessa, aforista, scrittrice, L'uccello di fuoco, da La Terra Santa e altre poesie, Lacaita, 1984, in 'cantodellesirene', 14 gennaio 2019, qui



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#MOSQUITO / Quando si permette uno strappo a giustizia e legalità (Gaetano Mosca)

... quando si permette uno strappo alla giustizia e alla legalità, non è possibile prevedere dove lo strappo andrà a fermarsi e che può eziandio accadere che esso si allarghi tanto da ridurre a brandelli tutto il senso morale di un popolo civile.

*** Gaetano MOSCA, 1858-1941, giurista, politologo, storico, politico, Che cosa è la mafia, 1900, Laterza, 1994, citato da Gian Carlo Caselli, Come ridurre a brandelli pietà e diritti, 'HuffPost', 28 gennaio 2019, qui


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#BREVITER / A me pare di ricordare (Massimo Laganà)

via facebook, 18 gennaio 2019, qui

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#SENZA_TAGLI / 'Esci il cane', pochezza della grammatica o incomprensione del testo? (Guido Saraceni)

Credo che sia il caso di precisare una cosa: l’Accademia della Crusca non ha stabilito che “esci il cane” è corretto - come si ostinano a scrivere in tanti su tutti i social network. Anzi. Afferma chiaramente che si usa dire - in ambito colloquiale - ma rimane scorretto.

A riprova del fatto che il problema maggiore dei nostri giorni non è la pochezza della grammatica, ma la totale incomprensione del testo.

*** Guido SARACENI, docente di filosofia del diritto e informatica giuridica presso l'università di Teramo, facebook, 28 gennaio 2019, qui


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#VIGNETTE / Quando gli abbocchi del vicino sono sempre più abbondanti (Alagon)

ALAGON
facebook, 28 gennaio 2019, qui

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lunedì 28 gennaio 2019

#HUMOR / Se la prima volta non ti riesce

dalla rete

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#SPOT / Sos (Beppe Giacobbe)

Beppe GIACOBBE, 1953
disegnatore
via Ansa, 27 novembre 2015, qui

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#SCRITTE / Solo il passaggio pedonale

via pinterest

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#LINGUA_ITALIANA / Beneficienza o beneficenza? (Antonio Aglietti)

DOMANDA
Ho scritto “benificienza”. Mi è stato fatto notare che è sbagliato. Si scrive “beneficenza”. Ma è davvero un errore?

RISPOSTA
Il Vocabolario della lingua italiana Treccani e il Devoto-Oli non hanno dubbi: oggi s’ha da dire e da scrivere beneficenza senza i, conformemente all’etimologia. Si tratta di un prelievo libresco dal latino beneficentia (m), attestato per la prima volta in Andrea da Grosseto (1268; TLIO), che, peraltro, a testimonianza di iniziali oscillazioni, aveva beneficienzia (ma in testi coevi e di poco posteriori si ha sempre benefice-).

Certo, si capisce la tentazione di comportarsi per analogia come nel caso di deficienza (che mantiene però la i etimologica della forma tardolatina deficientia [m]) e di efficienza (dove però si fa sentire, sovrapposto al vocalismo latino di efficientia[ m], l’influsso del più recente modello dell’inglese efficiency, da cui viene il significato moderno di efficienza ‘rispondenza o adeguatezza di uno strumento o di un’organizzazione alla propria funzione’).

La più recente edizione dello Zingarelli, dando come corretta la forma beneficenza, avverte di evitare la forma beneficienza: si tratta di un significativo segnale che l’uso della forma scorretta è effettivamente piuttosto diffuso. Ciò nonostante, la norma dà come forma corretta beneficenza e a questa ci si atterrà.

*** Antonio AGLIETTI, Domande e risposte di grammatica, 'treccani.it', qui


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#VIGNETTE / Salvini a processo per il caso Diciotti (Natangelo)

NATANGELO, 1985
'Il Fatto Quotidiano', facebook, 26 gennaio 2019, qui

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#SGUARDI POIETICI / Non venire stasera (Marilina Giaquinta)

Non venire stasera.
Non tentare il sogno
per raggiungermi: 
argomento potente
è il perdono dell’assenza,
ma tu persuadimi invece 
a sentire il bisogno dell’attesa
che non cessa mai di tremare.

*** Marilina GIAQUINTA, facebook, 23 gennaio 2019, qui


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#MOSQUITO / Né ateo, né panteista (Albert Einstein)

 [D: Lei crede nel Dio di Spinoza?]
Non posso rispondere con un semplice sì o no. Io non sono ateo e non penso di potermi chiamare panteista. Noi siamo nella situazione di un bambino piccolo che entra in una vasta biblioteca riempita di libri scritti in molte lingue diverse. Il bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri. Egli non conosce come. Il bambino sospetta che debba esserci un ordine misterioso nella sistemazione di quei libri, ma non conosce quale sia. Questo mi sembra essere il comportamento dell'essere umano più intelligente nei confronti di Dio. Noi vediamo un universo meravigliosamente ordinato che rispetta leggi precise, che possiamo però comprendere solo in modo oscuro. I nostri limitati pensieri non possono afferrare la forza misteriosa che muove le costellazioni. Mi affascina il panteismo di Spinoza, ma ammiro ben di più il suo contributo al pensiero moderno, perché egli è il primo filosofo che tratta il corpo e l'anima come un'unità e non come due cose separate.

*** Albert EINSTEIN, 1879-1955, fisico e filosofo tedesco naturalizzato svizzero e statunitense, premio Nobel per la fisica nel 1921, in Denis Brian, Einstein a life, 1996, citato da wikipedia, qui
https://it.wikipedia.org/wiki/Albert_Einstein


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#SENZA_TAGLI / 9 anni e l'ha capito (Cecilia Strada)

Mio figlio ha nove anni e ha perfettamente compreso una lezione abbastanza semplice. Fa così: "Siamo tutti il terrone di qualcun altro". Si articola: nella vita capiterà a tutti, prima o poi. Di essere guardati male, di subire un pregiudizio o un'ingiustizia, di essere in difficoltà, di avere bisogno di una mano. Siamo tutti esseri umani. Meglio saperlo da subito, e darsi una mano a vicenda, senza aspettare che qualcuno si faccia male.

Oh raga' lui ha nove anni e l'ha capito. Noi siamo grandi e votiamo, dai, su.

*** Cecilia STRADA, sociologa, già Presidente di Emergency, facebook, 21 gennaio 2019, qui


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#VIGNETTE / Le spigolatrici (Pasquale Testa)

Pasquale TESTA
Le spigolatrici
facebook, 21 gennaio 2019, qui

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domenica 27 gennaio 2019

#VIDEO / Memoria dannata (Makkox)


Memoria dannata
Makkox (Marco Dambrosio), 1975
Propaganda Live, facebook, 26 gennaio , qui
video 2min27

Come sempre, una sequenza di disegni finissimi e di impatto, cuciti insieme da una sequenza lenta e tesa.
La storia è drammatica e 'profetica'. (mf)


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#HUMOR / Il capitalismo spiegato

via pinterest

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#VIGNETTE / Trivelle, M5S e Lega (Natangelo)

NATANGELO, 1985
'Il Fatto Quotidiano', 25 gennaio 2019, via facebook, qui

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#QUADRI / Evening in Týnská Lane, 1909 (Jakub Schikaneder)

Jakub Schikaneder, 1855-1924
pittore ceco
Evening in Týnská Lane, 1909
via facebook, 13 gennaio 2019, qui

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#SGUARDI POIETICI / Lettera ai ribelli che verranno (Franco Arminio)

Salutate l’ardore
il braccio che vola,
il vento, la passione.
Disobbedite
alla vita e alla morte,
a voi stessi e agli altri,
Sia febbrile la vostra giornata,
non sia mai opportunista,
sia chiara nell’impeto,
bella e nervosa come una mattina d’aprile.
Io aspetto il vostro aprile,
siate pieni di ebbrezza e di furore,
date gloria al mondo che c’è fuori.
Non vi servono nascondigli
ma comunità dove trovarvi.
Portate il mondo
sul palmo della mano,
andate sull’orlo,
dietro le montagne,
su una spiaggia rovinata,
Nessuno può fermare
il vostro incendio,
perché lo fermate voi,
perché siete in silenzio?

*** Franco ARMINIO, 1960, poeta, scrittore, paesologo, Lettera ai ribelli che verranno, da Resteranno i canti, Bompiani, 2018. Anche in 'ipoetisonovivi.com', 17 gennaio 2019, qui


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#SPILLI / L'aut-aut cruciale e ineludibile (Massimo Ferrario)

Esseri umani ridotti a cose. 
Scarti umani golosamente utilizzati come merce di scambio. 
Sui quali viene fatta miserevole propaganda in nome di una politica che prescinde dalle persone, angusta e senza visione, intossicata dalla spasmodica ricerca di un potere cui interessa solo potere e non basta mai potere. 

Quando il fine di affermare la propria parte e il proprio Io contro tutto e contro tutti, magari attraverso l'invenzione di un popolo che non esiste come unità organica, ma fa comodo evocare per titillare le pance fascistoidi sempre pronte e desiderose di essere titillate, giustifica qualunque mezzo, rimangono in campo solo i mezzi. 
E non c’è più spazio per le persone: che, non più fini, sono ridotte a mezzi e ‘mortificate’ a oggetti. Diventate soltanto 'espedienti-per'.

E' allora che (forse, ancora, nonostante tutto) si può essere in tempo per fare la scelta cruciale, ben sapendo le conseguenze ineluttabili che ne deriveranno, sia per noi che attuiamo la scelta che per i soggetti su cui esercitiamo la scelta. 
O prima le persone o prima il potere è infatti l'aut-aut, ineludibile, da recuperare alla consapevolezza: impossibile sfuggirvi.

Se si sceglie il potere, al posto e contro le persone, la distinzione che necessariamente segue, con logica ineluttabile sul piano delle conseguenze fattuali, è solo artificio per scaricarsi la coscienza.
Tra essere assassini o essere complici di assassini (perché è assassinio disumanizzare l'essere umano, trasformandolo in cosa e merce di scambio e mettendone deliberatamente in conto la morte, anche se non provocata direttamente), la differenza può valere sul piano giuridico, ma il risultato sul piano pratico è l'annientamento di esseri umani piegati alle convenienze di chi li usa.

Poco importano i cavilli giuridici: che distinguono i comportamenti intenzionali diretti e quelli indiretti, il dolo e la colpa, le attenuanti e le aggravanti.
Sopra la legge c'è la morale. 
Un'altra legge.
E' la legge morale che fa uomo l'uomo, ponendo come intangibili due diritti fondamentali per chiunque: di qualunque colore, sesso, nazionalità sia questo chiunque che è nostro prossimo.
Prima di tutto il diritto a vivere: a essere soccorso e salvato da morte. 
E, subito dopo, il diritto a essere aiutato a perseguire una vita che sia il più possibile degna di essere tale.

*** Massimo FERRARIO, L'aut-aut cruciale e ineludibile, per Mixtura


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#SENZA_TAGLI / Soprattutto un'ignoranza profonda (Luciano Chenet)

Alla fine se dovessi veramente pensare cosa denunciare di questa nostra Italia malata, non riuscirei a mettere l’immigrazione clandestina o no come IL problema. 

Ho avuto modi di capire che il declino di questo paese è dato dalla mancanza di rispetto degli uni verso gli altri, dagli alibi che ogni italiano si dà piuttosto che affrontare le responsabilità, dal profondo cancro di chi insegue il guadagno facile nella convinzione che l’abnegazione e il sacrificio sia una dote degli stupidi. Ma soprattutto il tarlo più grande è un'ignoranza profonda che fa confondere doveri con diritti, che fa trionfare boria ed arroganza.

Da qui nasce la corruzione, la mafia, la burocrazia dei caporali, il disprezzo per la cosa pubblica che è cosa degli altri, non bene comune.

Da qui nasce la mancanza di umanità...

Questo è il nostro declino...

*** Luciano CHENET, facebook, 25 gennaio 2019, qui


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#VIGNETTE / "Anche questa spietata durezza cesserà" (Mauro Biani cita Anna Frank)

Mauro BIANI, 1967
'il manifesto', 26 gennaio 2019, via facebook, qui

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sabato 26 gennaio 2019

#FILASTROCCHE / Prima di tutto gli esseri umani (Germana Bruno)

Ricostruisco con la Memoria,
abbatto i muri, cambio la Storia
e con la rabbia per l’ingiustizia
io metto a punto una nuova edilizia.
Nella mia nuova, splendida impresa,
che non conosce sconfitta o resa,
prima di tutto gli Esseri Umani,
siano Francesi, Africani o Italiani.
Non sarà facile costruire un sogno,
ma è proprio di questo che abbiamo bisogno
e con i sassi su cui ci imbattiamo
ponti robusti poi costruiamo.
Ci metto Impegno con la Memoria,
per un impasto che cambi la storia,
ma per far questo ci vogliono mani
prima di tutto di Esseri Umani. 
Prima di tutto gli Esseri Umani,
i più vicini e i più lontani,
per fare un mondo con saldi pilastri
e scongiurare nuovi disastri.

*** Germana BRUNO, insegnante e scrittrice, Prima di tutto gli esseri umani, facebook, 24 gennaio 2019, qui

foto Spoleto 7 g

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#SPOT / 10 Years Challenge

dalla rete

E' accaduto in Italia. Ma non solo. (mf)

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#VIGNETTE / Ma non c'è un modo...? (Riccardo Mannelli)

Riccardo MANNELLI, 1955
disegnatore, pittore
'il Fatto Quotidiano', 25 gennaio 2019

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#CIT / Diceva la mia saggia nonna (Stefano Benni)

Stefano BENNI
facebook, 20 gennaio 2019, qui

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#SGUARDI POIETICI / Nella moltitudine (Wislawa Szymborska)

Sono quella che sono.
Un caso inconcepibile
come ogni caso.

In fondo avrei potuto avere
altri antenati,
e così avrei preso il volo
da un altro nido,
così da sotto un altro tronco
sarei strisciata fuori in squame.

Nel guardaroba della natura
c’è un mucchio di costumi: di
ragno, gabbiano, topo campagnolo.
Ognuno calza subito a pennello
e docilmente è indossato
finché non si consuma.

Anch’io non ho scelto,
ma non mi lamento.
Potevo essere qualcuno
molto meno a parte.
Qualcuno d’un formicaio, banco, sciame ronzante,
una scheggia di paesaggio sbattuta dal vento.

Qualcuno molto meno fortunato,
allevato per farne una pelliccia,
per il pranzo della festa,
qualcosa che nuota sotto un vetrino.

Un albero conficcato nella terra,
a cui si avvicina un incendio.

Un filo d’erba calpestato
dal corso di incomprensibili eventi.

Uno nato sotto una cattiva stella,
buona per altri.

E se nella gente destassi spavento,
o solo avversione,
o solo pietà?

Se al mondo fossi venuta
nella tribù sbagliata
e avessi tutte le strade precluse?

La sorte, finora,
mi è stata benigna.

Poteva non essermi dato
il ricordo dei momenti lieti.

Poteva essermi tolta
l’inclinazione a confrontare.

Potevo essere me stessa – ma senza stupore,
e ciò vorrebbe dire
qualcuno di totalmente diverso.

*** Wisława SZYMBORSKA, 1923-2012, poetessa e saggista polacca, premio Nobel per la Letteratura nel 1996, Nella moltitudine, traduzione di Pietro Marchesani, da Attimo, Libri Scheiwiller, 2004. Anche in 'poesiainrete', 19 gennaio 2019, qui


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#FAVOLE & RACCONTI / I due 'sbagli felici' di Dio e di Eva (Massimo Ferrario)

Dio aveva appena creato Adamo dal fango della terra e, subito dopo, aveva tratto Eva da una costola di Adamo mentre lui dormiva.

Ambedue ora erano in piedi, spaesati: si stropicciavano gli occhi, per difendersi dalla luce accecante e dai colori sgargianti che inondavano il paesaggio sconosciuto
Dove si trovavano?
Adamo, soprattutto, era inquieto, mentre Eva cercava di orientarsi guardandosi attorno.

Dio li osservava con benevolenza e compiacimento.
Scrutava il loro fisico in ogni sua parte e leggeva le loro anime.
Era orgoglioso del risultato: dalle sue mani era uscita davvero una bella coppia, armoniosa, proporzionata, anche attraente. E dal prototipo così ben costruito lui avrebbe potuto ora generare una intera popolazione di umani che avrebbero goduto del Paradiso in eterno, facendo la loro e la sua felicità.

Anche se...
Per carità, nessuna mancanza grave. Tuttavia...
Fissando bene i due corpi di Adamo ed Eva e leggendo con attenzione dentro di loro, Dio ebbe un lampo: forse, avrebbe potuto aggiungere ancora qualcosa.

Chiamò a sé Adamo ed Eva e disse loro.
«Rassicuratevi e rallegratevi. Voi siete i miei figli: io vi ho generati e vi ho dato il nome di Adamo ed Eva. Ora siete nel Paradiso Terrestre: e non potreste augurarvi di essere in un posto migliore. Più tardi vi dirò poche parole che vi aiuteranno a orientarvi in questo meraviglioso mondo che ho creato per voi. Adesso mi preme dirvi che ho due doni da farvi: uno a testa. Uno fisico e uno psicologico: ambedue, in misura diversa, renderanno più comoda e piacevole la vita che vi attende. Vi presento il primo dono: a differenza del secondo, questo si può vedere e toccare. Eccolo».

Dio mostrò la piccola cosa che teneva tra le mani e ne descrisse finalità e funzionamento.
«Come esseri umani, scoprirete subito che, oltre a mangiare, dovrete anche dissetarvi. E l'acqua che ingerirete non potrete tenerla dentro di voi, ma dovrete spargerla nei campi. Vi accorgerete che, per come finora ho configurato il vostro corpo, dovrete accoccolarvi per poter urinare. E' un piccolo gesto che oggi vi accomuna: né tu Adamo, né tu Eva potete fare pipì in piedi. Il regalo che vi faccio è modesto, ma forse comodo: ad uno di voi due consegnerò questo oggetto chiamato pene. Con questo potrete spargere acqua in posizione eretta. Nel Paradiso terrestre questa è l'unica funzione di questa appendice che oggi vi manca. Chi vuole il pene?».

Dio non fece in tempo a mostrarlo e a indicare in quale parte del corpo avrebbe dovuto essere aggiunto che Adamo, con irruenza, si fece avanti e pregò, con parole concitate e chiudendo le mani a mo' di preghiera per ingraziarsi il donatore, di favorire lui: disse che, ascoltando la spiegazione, a suo parere sarebbe stato molto più comodo vivere con questo nuovo organo e che tra l'altro lui si sarebbe divertito un mondo. 

Eva era silenziosa: manifestava un visibile disinteresse. 
Dio le chiese esplicitamente il suo pensiero, ma lei rispose con un sorriso ironico che non giudicava quel regalo importante. Se Adamo ci teneva tanto, Dio lo desse pure ad Adamo: il problema di versare l'acqua del corpo da seduta o in piedi, per lei non era un problema.

Dio chiese ad Adamo se, prima di decidere, avesse voluto sapere qualcosa del secondo regalo. Ma lui rispose che non aveva bisogno di altro. Si guardò il corpo, anche toccandoselo con le mani come per esplorarlo e tastarne la fisicità: la muscolatura era perfetta, di cosa d'altro avrebbe avuto bisogno? Se il secondo dono riguardava aspetti più psicologici che fisici, forse, Eva era più adatta.

Adamo quindi ottenne il pene e Dio glielo fece provare subito: nonostante non avesse bevuto ancora nulla, Adamo si ritrovò d'un tratto la vescica piena.
E immediatamente, sentendo lo stimolo impellente, Adamo si liberò, correndo in giro a zampillare acqua per i prati.

Dio sorrise vedendo la gioia infantile di Adamo e si perse a seguirlo con lo sguardo mentre lui, felice e saltellante, si divertiva a fare disegnini con i suoi getti attorno ai fiori e alle piante.

Fu Eva che riportò Dio al presente.
«E per me, Signore?».

Dio ripensò al secondo regalo. E inaspettatamente la sua mente fu attraversata da un'ombra.
Si passò una mano sulla fronte, come per scacciare un dubbio: forse, stava per commettere un errore.
Ma era troppo tardi: se anche si fosse rivelato uno sbaglio quello che stava per compiere, ormai, lo aveva scritto nel destino degli umani nello stesso momento in cui aveva pensato ai due doni. E il destino è tale proprio perché, una volta fissato, non può non realizzarsi.

Dio fissò Eva a lungo: era serio, ma l'atteggiamento era paterno e affettuoso.
«E' un dono molto impegnativo, Eva. Come già ho detto, non ha a che fare col corpo, ma con l'anima. Non si vede e non si tocca, perché non è un oggetto fisico: ma si 'sente dentro'. E spinge ad agire. Io vi ho fatti umani e questo è un dono umano: probabilmente il più umano. Si chiama curiosità. Come vi ho già detto, il Paradiso è una creazione senza confini e infinite sono le piante e le bestie che lo abitano. Per conoscere le infinite varietà di bellezze che vi ho riservato la curiosità è una qualità utile. Te ne faccio dono. Ti auguro di farne buon uso».

Mentre pronunciava queste parole, Dio con una mano accarezzò i capelli di Eva.
E subito Eva sentì una fitta di calore al petto, vicino al cuore: dolce, leggera, piacevole.
Avrebbe potuto ringraziare per il dono ricevuto, ma non lo fece.
E Dio capì che Eva, almeno fino a quel momento, non aveva colto la potenza del regalo appena ricevuto.

Allora Dio richiamò Adamo dalle sue corse per i prati e chiese ad ambedue gli umani, ritti davanti a lui, di prendersi per mano, mentre ascoltavano il breve discorso che si era preparato.

«Cari figli miei, oggi comincia per voi la vita: sarà bellissima. E, soprattutto, sarà eterna. Come eterno è tutto quello che vedete attorno a voi. Le piante, gli animali, l'acqua. Le pianure, le montagne, i mari, i laghi, i fiumi. I deserti, i boschi. Il Paradiso che ho allestito non ha confini e non smetterete di scoprirne le meraviglie: paesaggi incredibili e una specie infinita di animali e vegetali. Avrete piena libertà di agire come meglio credete: potrete mangiare, bere, dormire, viaggiare a volontà. Ogni azione qui in Paradiso non richiede sforzo: è puro godimento. Solo una cosa non dovrete assolutamente fare: avvicinarvi all'Albero delle Mele. Potete mangiare qualunque frutto di qualunque albero, ma non le mele di quell'Albero. Se disobbedirete, questo sarà il vostro peccato originale. E io vi caccerò dal Paradiso: la vita per voi smetterà di essere dolce e serena e conoscerete la fatica, il dolore, la morte. Questo è l'unico divieto che io, come Dio, vostro unico padre, impongo ad entrambi.»

Adamo rispose subito tranquillizzando il Creatore.
«Sarà fatto, Padre. Né io né la mia compagna toccheremo le mele di quell'Albero. Te lo prometto».
Eva non si trattenne: guardò Adamo con stizza.
«Come ti permetti di decidere per me? Sono io che, per me, stabilisco cosa fare e cosa no.»

Poi Eva spostò gli occhi su Dio.
Aveva sentito nel petto la fitta dolce provata quando aveva ricevuto il dono: era come se un tepore suadente invitasse l'anima a non stare zitta.
Fissò il volto di Dio, con rispetto, ma senza titubanza.
«Prima di impegnarmi nell'osservare il divieto, Signore, voglio capire. Perché non dovremmo mangiare quelle mele? Sono avvelenate?».

Dio trattenne a fatica l'irritazione. 
Il suo viso si rabbuiò: la reazione di Eva era il presagio di quello che sarebbe successo?
Difese con piglio l'autorità che si era attribuito.
«Così ho stabilito io, donna: e io sono il tuo Dio. Quell'albero è l'Albero della Conoscenza: ogni mela è un pezzo di sapere. E il sapere è divino, non è fatto per voi umani.»

Eva, visibilmente poco convinta, stava per ribattere, quando un fulmine, partito dal dito di Dio, incendiò il manto d'erba su cui poggiavano i suoi piedi: il fuoco li aveva lambiti quanto basta per averli resi arrossati e aver creato tutt'attorno cenere.
Adamo guardò Eva con un sorriso di soddisfazione: lui non aveva contraddetto la volontà di Dio e ai suoi piedi il prato era intatto: soffice e di un verde tenero.

Passarono due giorni.
L'Albero della Conoscenza veniva rispettato.
Ma ogni volta che Eva gli passava vicino era tentata di afferrare una mela.
Dio la osservava di nascosto ed era molto preoccupato perché leggeva nella sua anima il desiderio ogni volta più forte di violare il divieto.
Sempre più si convinceva di avere commesso un errore: se il suo obiettivo era quello di trattenere in Paradiso con sé per sempre gli esseri umani, la curiosità era un dono che non doveva essere fatto.
Avrebbe dovuto prevedere che immettere la qualità della curiosità nell'anima umana era, in qualche modo, un invito alla sovversione.

Il destino si compì il terzo giorno.
Gironzolando per l'ennesima volta attorno all'Albero Vietato che a lei procurava tanto fascino, Eva decise di staccare una mela: la sbocconcellò, apprezzò il sapore gustoso, ne colse un'altra e corse ad offrirla ad Adamo.
L'uomo, ricordando le parole di Dio, tentò di rifiutare, ma poi cedette e mangiò la mela: era appetitosa, stuzzicante.
In effetti, era una mela strana: faceva venir voglia di mangiarne altre.
E improvvisamente Adamo ed Eva sentirono dentro sé, insopprimibile e inesauribile, la voglia di conoscere. 
E assaggiarono il sapore del sapere. Una piacevolezza, e un bisogno, che non avrebbero più dimenticato: che agì in loro come una droga e che avrebbero tramandato ai figli e ai figli dei loro figli.

Fu quello il peccato originale.

E ciò che accadde successivamente fu la realizzazione della minaccia di Dio.
Dopo un rombo di tuono spaventoso la voce di Dio pronunciò parole di fuoco.
Eva subì la sgridata in silenzio, senza chinare il capo: consapevole della violazione e pronta alle conseguenze.
Adamo cercò di giustificarsi, dicendo che lui non aveva colto la mela, ma si era limitato ad accettare il frutto che Eva gli aveva offerto, persuadendolo della sua bontà particolare.

Poi un fulmine scagliò entrambi sulla Terra e la coppia umana si ritrovò nuda in una grande pozza di fango.
Era un'alba senza nuvole e cominciava a fare capolino il sole.

* * *

Se fu un errore, quello di Dio, e un peccato, quello di Eva, furono due 'sbagli felici': che resero umani gli umani, finalmente nati a se stessi, perché finalmente fuoriusciti dalla inconscietà, prefissata e stucchevole, di un Paradiso eterno.

Ancora oggi, tuttavia, molti umani non hanno capito il contributo determinante di Eva. E non la ringraziano.
Così come coloro che dicono di credere in Dio non ringraziano il loro Dio per averli scagliati sulla Terra facendoli, proprio in virtù di questo atto, terreni e umani come sono tutti gli umani: maschi o femmine, credenti o non credenti.

*** Massimo Ferrario, I due 'sbagli felici' di Dio e di Eva, per Mixtura. Libera rielaborazione di un testo anche diffuso in internet.


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