domenica 30 giugno 2019

#PIN / Onore e disonore (MasFerrario)


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#SPOT / Liberate

via facebook, 29 giugno 2019, qui

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#VIGNETTE / Migranti sulla SeaWatch fino a Natale (Natangelo)

NATANGELO, 1985
facebook, 29 giugno 2019, qui

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#BREVITER / A volte penso (Stefania Colombo)

A volte penso 
che di universale 
ci meritiamo il diluvio, 
non il suffragio.

*** Stefania COLOMBO, facebook, 29 giugno 2019, qui

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#STREET_ART / Anti-Trump

Gaza City, murale palestinese anti-Trump

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#SENZA_TAGLI / Lampedusa non lo merita (Marianna Aprile)

Le urla violente e sessiste sul molo di Lampedusa stanotte contro Carola Rackete non rendono onore a quel molo e a quell’isola che da decenni si dimostrano più umani e civili di buona parte del Paese. 

Attaccare una Capitana non per le decisioni prese nell’esercizio del suo ruolo (e di cui dal primo minuto ha detto di accettare le conseguenze penali, come ogni disobbediente civile) ma in quanto donna, conferma che oltre ad aver fatto mille passi indietro nella scala dell’umanità ne dobbiamo ancora fare diecimila in avanti su quella della parità. 

E tra i grazie da dire alla Rackete aggiungiamo anche quello per aver mostrato quanto toste e giuste e coraggiose sappiano essere le ragazze. E quanto bassi si ostinino a essere certi maschi. 

Al netto di questo, quello che urlavano quei maschi beceri è un reato ed è tutto filmato. Sono certa che non sarà difficile, su una piccola isola in una piccola folla, identificare chi li ha commessi e punirlo. Già che si invoca il rispetto rigoroso delle leggi.

*** Marianna APRILE, giornalista, facebook, 29 giugno 2019, qui


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#SGUARDI POIETICI / Se io fossi tua madre, Carola (Gio Evan)

Se io fossi tua madre, Carola,
ti direi che non ho educato
una figlia a non rispettare le leggi
degli altri paesi
e che a tavola della vita
ci si mette seduti composti

se io fossi tua madre, Carola, 
ti direi di tornare a casa 
che sto in pensiero,
dormo male
che qui in Germania è difficile abituarsi al pensiero del mare 
e ho sempre paura che ti possa capitare un incontro sconveniente: 
un'onda storta, uno scoglio stronzo, 
un largo fondo, una riva che non arriva, 
un porto che smette di fare il porto 
un uomo che smette di fare l'uomo

se io fossi tua madre, Carola
ti direi che questo coraggio
di mettere a rischio 
la tua nave, il tuo posto 
la tua vita e il tuo futuro
non so da chi tu l'abbia ereditato
così tanto ardore e tenacia
erano secoli
che non si vedevano,
tu sei fatta di una famiglia lontana
il nostro albero genealogico 
non ha mai avuto radici così forti

se io fossi tua madre
ti direi che non ho educato
una figlia 
a non rispettare le leggi degli altri paesi 
ma ho educato una figlia
ad aiutare l'uomo 
a tirare su con le mani un corpo caduto
ad esserci sempre al grido di aiuto

e se la legge non combacia con la salvezza 
allora non è una legge, è una guerra,
non rispettare queste regole 
non fa di noi ribelli, fa di noi umani,
perciò tra le due educazioni 
schierati sempre accanto all'uomo

se io fossi tua madre, Carola
oltre a dirti che sono orgogliosa di te,
ti comprerei
una nave più grande.

*** Gio EVAN (Giovanni Giancaspro), 1988, scrittore e poeta, umorista, performer, cantautore, artista di strada, facebook, 28 giugno 2019, qui
http://www.gioevan.it/biografia/


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#SPOT / El peor enemigo

via facebook, 22 giugno 2019, qui

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#MOSQUITO / Il potere della gratitudine (Cleo Wade)

Imparare il potere della gratitudine non è soltanto saggio, ma utile. Quando capiamo come sentirci grati per ciò che abbiamo, ci liberiamo dalla schiavitù del desiderio costante. La ricerca interminabile di qualcosa in più mantiene la mente in uno stato di ansia perenne. Quando invece siamo grati per ciò che abbiamo, e capiamo la differenza tra desiderio e bisogno, riusciamo a placare la mente ed esercitiamo meno pressioni su noi stessi nel migliorare ossessivamente le condizioni della nostra vita. Allenta la frenesia del più, più, più e sostituiscila con l’energia del grazie, grazie, grazie.

*** Cleo WADE, poetessa e attivista statunitense, Heart talk, il cuore parla, Treo60, 2019

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#FILASTROCCHE / Castelli di sabbia (Germana Bruno, Enrico Cattani)

Siamo giovani, siam castelli di sabbia,
ci dissolviamo se ci piove sulla testa,
se ci trattate con durezza e rabbia,
castelli in aria, e niente di noi resta.
Ci avete illuso a morale della favola,
a tartarughe che battono la lepre,
a strani grilli che saltan sulla tavola
e d’improvviso il cuore ti si apre.
Stiam diventando grandi troppo in fretta,
ci dobbiam dare da soli le risposte,
nessuno che ci ha detto mai “Aspetta,
facciamo insieme il cammino e pur le soste”.
Ci date voti e ci giudicate,
volete che pensiam con nostra testa,
ma troppe volte poi ci paragonate
a chi non è di nostra stessa pasta.
Abbiam bisogno di essere ascoltati,
sia madre, amico, da chi ci passa accanto
e va di fretta lasciandoci isolati,
senza curarsi di un sorriso o un pianto.
E ci lasciate soli nel momento,
più delicato di questa esistenza,
ci lasciate in balia di pioggia e vento,
castelli di sabbia d’eterea consistenza.

*** Germana BRUNO, insegnante e scrittrice, e Enrico Cattani, Castelli di sabbia, facebook, 19 giugno 2019, qui


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#VIGNETTE / Ponte Morandi e Toninelli (Natangelo)

NATANGELO, 1985
https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Natangelo
'Il Fatto Quotidiano', via facebook, 29 giugno 2019, qui

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sabato 29 giugno 2019

#PIN / Come se bastasse (MasFerrario)


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#BREVITER / Ma quelli che a proposito della Sea Watch sostengono (Stefania Colombo)

facebook, 28 giugno 2019, qui

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#VIGNETTE / SeaWatch3, l'arresto di Carola Rackete (Mauro Biani)

Mauro BIANI, 1967
SeaWatch3, Carola Rackete arrestata
facebook, 28 giugno 2019, qui

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#SGUARDI POIETICI / Questo giorno io lo butto via (Mariangela Gualtieri)

Questo giorno io lo butto via
sparpaglio le sue ore ciondolando
guardo la pioggia fine solo stando
ferma, seduta qui al tavolino.
Lo butto come giorno che non conta
una cartaccia sporca, una buccia
niente di niente che si getta via.
Si chiama lunedì, si chiama aprile
numero ventinove, e piove piove
e sarei piena di cose da fare
per farne un giorno col suo risultato.
Ma l’ho detto. Sarà buttato, sperso
consegnato ad un ozio che non vale
se non come preghiera. Allora dire
ecco, io offro questo ciondolare
sull’altare del mondo affaccendato.
Faccio io il perno che non muove.
Il punto che sta fermo. Lo bado io
quell’immobile stato delle cose.

*** Mariangela GUALTIERI, 1951, poetessa e scrittrice, Questo giorno io lo butto via, da Le giovani parole, Einaudi, 2015, 'ipoetisonovivi.com', 1 giugno 2019, qui


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#SPILLI / Prove in corso di 'democratura' (Massimo Ferrario)

Ormai è diventata 'provocazione' (e 'propaganda politica') voler salvare esseri umani e osservare la legge della coscienza anche contro una legge che discrimina e violenta, proteggendo (o dicendo di proteggere) 'alcuni' (tutti noi bianchi, 'prima gli italiani') contro 'altri' (lo straniero, meglio se di pelle nera, comunque invasore che aspira alla sostituzione etnica).

Non si è mai difesa tanto la legalità come nel caso SeaWatch3: la cui capitana continua a essere insultata a caratteri cubitali (anche sul piano sessista) sui soliti social vomitevoli e nei titoli in prima pagina di qualche giornale-spazzatura. 

Il fatto è che tutti gli altri casi hanno riguardato e riguardano, quotidianamente, criminali e delinquenti (veri) più o meno intrallazzati con la politica-liquame oggi imperante: dunque personaggi di per sé rispettabili a prescindere e da difendere in qualunque modo con il manto, 'buonista' e assolutorio, del garantismo, pure quando possano vantare condanne passate in giudicato o derivanti da patteggiamenti. 
Qui invece occorre mostrarsi puri e incorruttibili vestali della Somma Legalità: perché ci sono da difendere i 'sacri confini della patria', v’è da alimentare e accrescere il consenso emotivo più becero e xenofobo e c’è da preservare il potere personale di chi si mostra orgogliosamente 'ducetto', sapendo essere forte coi deboli e debole coi forti. E, facendo il ministro di Tutto, gioca a condizionare tutti, dando la linea persino alla magistratura: quali reati contestare, chi arrestare, quali sanzioni irrogare, senza neppure attendere le risultanze di un processo.

Ogni giorno facciamo un passo in più: e queste cui stiamo assistendo, senza drammatizzare più di quanto non sia già di per sé drammatica la realtà, sono prove di 'democratura' in corso. 
O, se si preferisce l’ossimoro ipocrita e inquietante alla Orbàn, sono le prime tracce di ‘democrazia illiberale’. 
Quando ci saremo dentro completamente, beotamente e felicemente 'illiberali', non ce ne accorgeremo più. 

Per allora chi per caso ancora avesse mantenuto un grammo di pensiero critico e osasse denunciare il fine-corsa, pur senza carriarmati in piazza, di quella democrazia costituzionale che ci ha accompagnato sin qui dovrebbe stare molto attento: potrebbe essere denunciato, e ovviamente condannato con sentenza incorporata nella denuncia, per anti-patriottismo e leso sovranismo. 

*** Massimo FERRARIO, Prove in corso di 'democratura', per Mixtura. 


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#SENZA_TAGLI / Una spirale già fuori controllo (Gianluigi Crimi)

Ciò che temo è che questa spirale di odio sia già fuori controllo, oggi i migranti, i rom, i ragazzi dei centri sociali, domani saranno quelli che esprimono un'idea propria quelli che non si allineeranno al potere dominante. 

La rabbia sarà sempre di più perché lo sfogo di aver insultato un buonista, la sensazione di liberazione che si prova nell'accusare una donna dicendo che se li è fatta tutti e 42, la sensazione di effimera liberazione delle proprie interiora che si prova dopo aver vomitato insulti razzisti, sessisti, misogini sono mediate da alcuni trasmettitori e come ogni droga da assuefazione se prolungata nel tempo. 
Come chi sta a premere bottoni davanti una macchinetta di un bar l'odiatore ha bisogno di farlo sempre e di farlo sempre di più, la scarica di adrenalina è sempre meno efficace e bisogna sempre alzare un po' la posta.

Non si fermeranno ai "negri", agli "zingari", alle "troie", alle "zecche". 
Lo sdoganamento della parola buonista serve anche a quello, ad avere un nuovo nemico, un nemico che ha solo la colpa di essere buono o anche soltanto di non essere un pezzo di merda fino al midollo. 
Non li soddisferà neanche quello perché il problema sta altrove, nel fallimento delle loro vite, nell'assenza di piacere genuino delle loro vite, ma come ho già detto cercare di far stare male gli altri non è un surrogato sufficiente. 
Serviranno sempre nuovi nemici, l'UE, l'Olanda, Fico, la Boldrini, la Merkel, Soros, tutti che tramano contro di loro tutti che hanno la colpa delle loro misere vite.

*** Gianluigi CRIMI, facebook, 28 giugno 2019, qui


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#BREVITER / Toglietemi una curiosità (Cristian Argelli)

via facebook, 28 giugno 2019, qui

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#VIGNETTE / Siamo uomini o capitani? (Stefano Rolli)

Stefano ROLLI
'Il Secolo XIX', 27 giugno 2019, via facebook, qui

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venerdì 28 giugno 2019

#PIN / Il vero fuorilegge (MasFerrario)


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#FILASTROCCHE / Mondo globale (Germana Bruno)

In questo mondo, dicon, globale
c’è qualche cosa che va molto male,
con la più grande facilità
roba che viene, roba che va. 
Ci sta una porta lì sempre aperta
e tutto viaggia veloce ed in fretta
senza nessuno che stia a controllare
se quel che passa è il brutto o il male.
Che cosa strana è questa qua!
Nella moderna globalità,
pare non possa, però, transitare
soltanto il diritto di sognare,
sognare un luogo, in questa Terra,
che ti protegga da fame e da guerra.
Mi è di difficile comprensione
il senso vero della globalizzazione,
par che ogni cosa abbia libero accesso, 
però ai diritti non è concesso.


*** Germana BRUNO, insegnante e scrittrice, Mondo globale, facebook, 25 giugno 2019, qui


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#SPOT / No+$=Sì

(via pinterest, autore non identificato)

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#BREVITER / Olimpiadi, adesso dobbiamo solo (Frank Ravine)

via facebook, 25 giugno 2019, qui

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#VIGNETTE / Cinquanta sfumature di gregge (Passepartout)

PASSEPARTOUT
(testo di Pietro Gorini e disegno di Gianfranco Tartaglia)
facebook, 23 giugno 2019, qui

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#SGUARDI POIETICI / A favore delle omissioni (Hans Magnus Enzensberger)

Classici non letti, invenzioni
che ha risparmiato a sé e ad altri,
scommesse perdute,
pistole con la sicura,
titoli, posti, onorificenze
che si è lasciato scappare,
aerei persi all’ultimo momento,
indimenticabili cilecche, misere vittorie
che per un pelo ha scansato, e donne
con cui mai andò a letto:

nella tua sedia a rotelle ripensa,
tenero e riconoscente,
a quanto ha evitato,
risparmiando il mondo.

*** Hans Magnus ENZENSBERGER, 1929, scrittore, poeta tedesco, A favore delle omissioni, da Più leggeri dell’aria, Einaudi, 2001, in 'internopoesia', 18 giugno 2019, qui
https://it.wikipedia.org/wiki/Hans_Magnus_Enzensberger


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#MOSQUITO / Felicità, una via per la passività (Edgar Cabanas, Eva Illouz)

La crisi ha portato a un drammatico deterioramento del quadro economico a livello mondiale e ha inaugurato un periodo caratterizzato da minori opportunità, alti tassi di povertà e disuguaglianza, maggiore instabilità delle istituzioni e sfiducia nella politica. Dieci anni dopo i problemi persistono, e alcuni sembrano ormai cronici o istituzionalizzati, tanto che molti si domandano se non stiamo vivendo in un’epoca di grave regressione sociale, politica ed economica. Oltretutto, se da un lato l’opinione pubblica è più consapevole di vivere in una situazione di instabilità e precarietà, dall’altro le forze strutturali che influenzano le esistenze individuali rimangono invisibili e incomprensibili ai più. L’incertezza, l’insicurezza, l’impotenza e l’ansia si sono radicate negli animi, e gli appelli a ritirarsi in se stessi hanno trovato un terreno fertile per proliferare e annidarsi nel profondo, in particolare per chi è stato più colpito dalla recessione.
Qualche decennio fa, Christopher Lasch sostenne che nei periodi difficili la vita quotidiana tende a diventare un esercizio di «sopravvivenza psichica»: di fronte a un ambiente instabile, rischioso e imprevedibile, le persone mettono in atto una «ritirata emotiva» ed evitano qualsiasi impegno che non riguardi il miglioramento mentale e il benessere personale.
Isaiah Berlin aveva già osservato che questo ripiegamento verso una «cittadella interiore» (teorizzato da una dottrina individualista che incita a rifugiarsi nella «fortezza» del nostro «vero io»), «nasce quando il mondo esterno si dimostra particolarmente arido, crudele o ingiusto».
Jack Barbalet fa una constatazione simile: «Quando vi sono scarse opportunità di esercitare un’influenza significativa sui processi economici e politici, tra gli altri, allora è probabile che le persone sperimentino se stesse come centri di emozioni».
Sebbene non sia una novità assoluta, né una peculiarità di questi anni, l’appello alla ritirata interiore è stato ravvivato di recente, soprattutto in seguito ai cambiamenti economici e sociali scatenati dalla crisi del 2008.
Come ha affermato di recente il sociologo Michèle Lamont, i cittadini delle società neoliberiste post-crisi credono oramai «di dover trovare dentro di sé la forza di volontà per riprendersi da soli e resistere all’ondata recessiva».

Questa convinzione ha importanti ripercussioni sociologiche: innanzitutto rischia di svuotare il sé di qualsiasi componente comunitaria, rimpiazzandola con preoccupazioni di tipo narcisistico; in secondo luogo, sostenendo che l’unico modo di uscire dai problemi è impegnarsi, essa limita la possibilità di costruire un vero cambiamento sociale e politico a livello collettivo. La scienza della felicità conduce alla passività.

*** Edgar CABANAS, psicologo spagnolo, Eva ILLOUZ, 1961, sociologa marocchina, Happycracy. Come la scienza della felicità controlla le nostre misere vite, Codice edizioni, 2019
https://ucjc.academia.edu/EdgarCabanas
https://en.wikipedia.org/wiki/Eva_Illouz


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#BREVITER / Se questa capitana (Emanuele Cecala)

via facebook, 27 giugno 2019, qui

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#VIGNETTE / Papà, perché siamo così merde? (Mauro Biani)

Mauro BIANI, 1967
'il manifesto', 26 giugno 2019, qui

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giovedì 27 giugno 2019

#BREVITER / Ognuno scelga (mf)

facebook, 26 giugno 2019, qui

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#VIGNETTE / Intanto al Viminale (Natangelo)

NATANGELO,  1985
'Il Fatto Quotidiano', 27 giugno 2019, qui

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#HUMOR / Papà, ma l'intelligenza

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#SCRITTE / Dovremmo avere tutti una vita

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#COSE_PASSATE / Era il tuo incubo

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#SPILLI / Carola, la capitana (Massimo Ferrario)

Si chiama disobbedienza 'civile'.
E' sana e salutare disobbedienza 'umana'.

Il suo livello di pubblica e scandalizzata stigmatizzazione denuncia il grado di 'cattiveria' di una società: diventata etimologicamente 'prigioniera', più o meno consapevole, di leggi e comportamenti poco umani o addirittura disumani.

Carola Rackete, la capitana della SeaWatch3, con il suo gesto di disobbedienza, responsabile e determinato, che afferma umanità (sua) e richiama umanità (nostra), ce lo ricorda. 
E molti, per questo, ne sono irritati: perché costretti a decidere. Tra un (falso) capitano e una (vera) capitana. E fuori dall'aut-aut (perché in questo caso davvero tertium non datur) c'è solo Ponzio Pilato.

Ci sono momenti in cui occorre scegliere tra giustizia (umanità) e legalità. Magari anche andando contro la legalità vigente: inumana.
Sono gli stessi momenti in cui occorre immettere (più) giustizia (umanità) nelle leggi e riaffermare così il principio, alto, della legalità, degradato a strumento di una corsa incessante per conquistare e mantenere potere.

Carola Rackete, la capitana, rischia la prigione. Ma noi, anche grazie a lei, decidendo di non essere più 'cattivi', potremmo cominciare a uscirne. 
Anche perché in prigione non ci ha messo nessuno: ci siamo messi da soli, magari affidandoci ad un sedicente capitano cui abbiamo consegnato le chiavi.
Che però sarebbe ora ci riprendessimo.
---
Post Scriptum
Meno di 1 su 5 - Anche a proposito dello scontro tra capitani (falsi) e capitane (vere) va ricordato che meno di 1 italiano su 5 ha votato Lega alle elezioni europee.
(a) E' bene ricordarlo a chi inganna gli italiani dicendo che parla a nome di tutti gli italiani.
(b) Ed è bene ricordarlo ai 4 italiani su 5 che non hanno votato Lega. Perché tra questi ci sono 20,3 milioni di astenuti che sarebbe ora decidessero con chi, o contro chi, stare. Così da evitare che qualche 'sbruffone' li arruoli tra i suoi seguaci come giustificazione dei suoi comportamenti (inumani o disumani).

*** Massimo Ferrario, Carola, la capitana, per Mixtura


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#SGUARDI POIETICI / I bambini di carta (Sara Ferraglia)

Sono bambini di carta
Scorrono lentamente
fra carcasse di fango
galleggiando leggeri
trasportati dalla corrente
Spesso sono bambini neri
Bambini di carta
più volte ripiegati
come a farne un cappello
o una barchetta
Sagome ritagliate
con violenza guerriera
su carte insanguinate
Inermi soldati
rispondono all’appello
di forbici che li han creati
Sono bambini di carta
Negli occhi hanno parole
Scritte ad inchiostro trasparente
ed in bocca silenzi
Sono così leggeri a volte
da volar via
anche se non c’è vento

*** Sara FERRAGLIA, poetessa, I bambini di carta, facebook, 26 giugno 2019, qui

Disegno di Makkox

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#MOSQUITO / Mr Radio Philips (Enrico Finzi)

Vi racconto una storia, drammatica e meravigliosa, ignota in Italia. Siamo nel 1941. La Germania invade l’Unione Sovietica. In Lituania c’è una grande comunità ebraica; la capitale, Vilnius, è per metà abitata da israeliti, con undici quotidiani in yiddish e una miriade di organizzazioni sociali. Molti Lituani, cattolici reazionari e antisemiti, si dedicano spontaneamente all’omicidio di massa di tantissimi ebrei anche prima dell’arrivo dei nazisti. Ma c’è qualcuno che insegna, senza parlare, cos’è il coraggio.

Non è ebreo, è un olandese, Jan Zwartendijk, rappresentante locale della Philips: il suo cognome è ignoto ai più (i salvati da lui lo chiameranno sempre e solo Mr. Radio Philips). Costui, senza alcun interesse personale, intuendo perfettamente come sarebbero andate a finire le cose, si fa mandare dal console olandese in Lituania – testé decaduto – il bollo di stato, con cui, con l’aiuto di alcuni falsari locali, si mette a stampare 2.345 passaporti che consentono la salvezza di ebrei, comunisti, antifascisti di vario tipo. Al coraggio aggiunge la genialità: a coloro che salva fornisce passaporti non dell’Olanda (paese occupato dai tedeschi) ma del Curaçao, cioè della Guinea Olandese: essa – trovandosi al di là dell’Atlantico – risulta irraggiungibile in qualunque modo, talché nessuno è in grado di verificare come mai migliaia di Lituani siano improvvisamente diventati cittadini di questa colonia di Amsterdam.

La genialità sale di grado quando Mr. Radio Philips decide di rivolgersi alle SS affinché consegnino le sue migliaia di ‘salvati’ alle truppe sovietiche sulla linea del fronte, ad approfittare di un momento in cui i cannoni tacciono, a consegnarli ai sovietici. Questi, non sapendo che farsene di queste migliaia di diseredati, cittadini di uno Stato misterioso, li mettono sulla Transiberiana e li spediscono in Asia nel Manciukuò, ossia nell’ex-Manciuria cinese diventata uno staterello dipendente dal Giappone, dopo la sua proditoria invasione. A parte alcuni morti per il gelo siberiano, tutti quanti si salvano in campi di concentramento (ma non di sterminio).

Dopo questo atto di umanità, Mr. Radio Philips torna alla casa madre olandese ad Eindhoven e non racconta nulla della sua esperienza (a volte il coraggio è eroico e silenzioso). Solo dopo la sua morte qualcuno degli ebrei europei ha il sospetto che il defunto sia il suo salvatore e crea un informale comitato di salvati: Mr. Radio Philips diventa uno dei “giusti” che gli ebrei (e altri) ricordano come un moderno silente eroe.

Tutto ciò, seppur in condizioni estreme, indica che il coraggio richiede forti valori, un certo sprezzo del pericolo, un buon grado di autostima, la capacità di lavorare in team con altri, un qualche senso del limite (a un certo punto il Nostro capisce che non può tirare più la corda e se ne va), una sostanziale fiducia nel futuro, un’allegra ironia, la capacità di pensare con la propria testa e – senza sentirsi onnipotente – di saper dire dei ‘no’.

*** Enrico FINZI, 1946, sociologo, saggista, già presidente di Astraricerche, fondatore di Sòno Human Tuning, MrRadio Philips, 'Sòno-Tuning', 6 giugno 2019, qui


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#SENZA_TAGLI / Trova il tuo autobus (Andrea Colamedici)

Conoscevo un tale che era in grado di riconoscere un autobus dal suono del motore. Quello che per tutti noi era giusto un rumore ingombrante in lontananza, per lui invece era il 75 nuovo modello che da Poerio portava a Termini. Conosceva tutte le tratte degli autobus, il tipo di vettura, il numero dei posti e altri dettagli impensabili. Amava gli autobus di tutta Italia e in qualche modo ne era ricambiato. Sognava, lui che veniva da una famiglia dell'altissima borghesia romana, di fare l'autista dell'Atac. Chissà se l'ha fatto, abbiamo perso i contatti.

Però penso sempre a lui quando mi chiedono come si fa a essere, se non felici, soddisfatti: trova il tuo autobus, dico. Trova qualcosa che ti faccia innamorare e che possibilmente profumi d'assurdo. Qualcosa dentro cui sprofondare, che ti permetta di trovare straordinario e armonico quello che agli altri sembra ovvio e rumoroso.
Come un autobus.

*** Andrea COLAMEDICI, filosofo, editore di Tlon, facebook, 26 giugno 2019, qui


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#VIGNETTE / La capitana (Vauro)

VAURO,  1955
vignettista, scrittore, giornalista
'Left', via facebook, 26 giugno 2019, qui

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mercoledì 26 giugno 2019

#SPILLI / Costretta a fare l'eroina (Massimo Ferrario)

Non bastava Matteo Salvini. 
Mancava CEDU-Corte Europea dei diritti dell'uomo.

Prendiamoci, per ambedue, almeno un minuto di silenzio. Per vergognarci: al posto loro. 
Poi torniamo pure a festeggiare la vittoria delle Olimpiadi Milano-Cortina. 
E continuiamo a dimenticare il degrado di disumanità che ci sta sommergendo: in Italia, in Europa, nel mondo.

Un degrado cui almeno si è sottratta Carola Rackete, 31 anni, comandante di SeaWatch3.
Costretta a fare l'eroina soltanto per restare umana. E non doversi sputare in faccia tutti i giorni in cui incontra uno specchio.

*** Massimo Ferrario, Costretta a fare l'eroina, per Mixtura


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#SCRITTE / Fool time

via facebook, 25 giugno 2019, qui

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#HUMOR / Certo, caro

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#VIGNETTE / Prima tu (Mauro Biani)

Mauro BIANI, 1967
'L'Espresso', 23 giugno 2019, via facebook, qui

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#SGUARDI POIETICI / Le parole oggi mi danzavano intorno (Giacomo Prampolini)

Le parole oggi mi danzavano intorno
come farfalle; parole semplici acute:
sasso, terra, cielo, il mio soffrire
e quello di tutti. Ma anche oggi è finito:
un altro giorno. E domani pure
sarà un altro giorno: almeno per te,
mondo, che ruoti senza memoria.


*** Giacomo PRAMPOLINI, 1898-1975, saggista, traduttore, poeta, da Molte stagioni, Mondadori, 1962, in 'internopoesia', 21 giugno 2019, qui


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#SPILLI / Fossero gattini e cagnolini (Massimo Ferrario)

Da 13 giorni 43 migranti soccorsi dalla Sea Watch3 sono bloccati al largo di Lampedusa e ciondolano in mare, impossibilitati a sbarcare per il no ossessivo del nostro inverecondo Ministro di Tutto: il quale, orgogliosamente e impudentemente, continua a fregarsene della loro sorte, ripetendo che l’unico ‘porto sicuro’ è quello libico da cui i disgraziati sono partiti (dopo la dose consueta di violenze e torture, ormai documentate da ogni fonte internazionale) mentre tutto il Paese è in guerra. 

Sarebbero bastati tre gattini e due cagnolini a bordo e si sarebbe scatenato l’inferno sui social: la nave sarebbe attraccata da giorni, accompagnata da ‘bacioni’ di complimenti e festeggiamenti per i salvatori. 

Ma sono soltanto 43 esseri umani: non bianchi, sfigati, violentati. 

Se qualcuno, mentre vede i festeggiamenti per la vittoria della sede olimpica di Milano-Cortina, avverte nel suo corpo qualche segnale di schifo che gli fa voltare lo stomaco, si rallegri: la sua umanità NON se n’è andata. 
Ancora. Per ora.

*** Massimo Ferrario, Fossero gattini e cagnolini, facebook, 25 giugno 2019


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#SENZA_TAGLI / La faccia dei politici e di Vittorio Gassman (Alessandro Gilioli)

Dev'essere cominciato tutto qualche anno fa, quando i politici hanno scoperto l'espressione "ci metto la faccia".

Ci metto la faccia su questo, ci metto la faccia su quello.

Che poi, in generale, lasciavano così intendere che non ci avevano messo la testa ma solo la faccia, appunto, cioè l'apparenza e non la sostanza.

Da lì si è arrivati alla piaga attuale: quasi tutti i politici, qualsiasi stronzata vogliano dire su Facebook ritengono doveroso accompagnarla dalla loro faccia, da un loro selfie, da una loro espressione del volto.

Chi la sceglie sexy, chi concentrata, chi irridente. O altro ancora. L'importante è metterci la faccia.

Tutto quanto molto bello.

Personalmente però, ogni volta, e in modo assai bipartisan, ho la reazione di Vittorio Gassmann in un vecchio film di Dino Risi, quando gli presentano un tizio a un ricevimento e lui dice: "Ma che bella faccia da cazzo! Non ne ho mai viste così! Bravo, complimenti!".

*** Alessandro GILIOLI, facebook, 25 giugno 2019, qui

Vittorio Gassman 
dal film Tolgo il disturbo, di Dino Risi, 1990

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#VIGNETTE / De bello grillico (Franco Portinari)

facebook, 24 giugno 2019, qui

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martedì 25 giugno 2019

#PIN / Ormai, in politica, quando (MasFerrario)



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#QUADRI / Chiaro di luna (Daniel Ridgway Knight)

Daniel Ridgway KNIGHT, 1839-1924
pittore statunitense
via facebook, 23 giugno 2019, qui

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#HUMOR / Non sarò il meglio

dalla rete

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#BREVITER / Olimpiadi, Salvini 2014-2018


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#VIGNETTE / Uno vale uno (Vauro)

VAURO, 1955
vignettista, scrittore, giornalista
'Il Fatto Quotidiano', 25 giugno 2019, qui

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