giovedì 27 giugno 2019

#MOSQUITO / Mr Radio Philips (Enrico Finzi)

Vi racconto una storia, drammatica e meravigliosa, ignota in Italia. Siamo nel 1941. La Germania invade l’Unione Sovietica. In Lituania c’è una grande comunità ebraica; la capitale, Vilnius, è per metà abitata da israeliti, con undici quotidiani in yiddish e una miriade di organizzazioni sociali. Molti Lituani, cattolici reazionari e antisemiti, si dedicano spontaneamente all’omicidio di massa di tantissimi ebrei anche prima dell’arrivo dei nazisti. Ma c’è qualcuno che insegna, senza parlare, cos’è il coraggio.

Non è ebreo, è un olandese, Jan Zwartendijk, rappresentante locale della Philips: il suo cognome è ignoto ai più (i salvati da lui lo chiameranno sempre e solo Mr. Radio Philips). Costui, senza alcun interesse personale, intuendo perfettamente come sarebbero andate a finire le cose, si fa mandare dal console olandese in Lituania – testé decaduto – il bollo di stato, con cui, con l’aiuto di alcuni falsari locali, si mette a stampare 2.345 passaporti che consentono la salvezza di ebrei, comunisti, antifascisti di vario tipo. Al coraggio aggiunge la genialità: a coloro che salva fornisce passaporti non dell’Olanda (paese occupato dai tedeschi) ma del Curaçao, cioè della Guinea Olandese: essa – trovandosi al di là dell’Atlantico – risulta irraggiungibile in qualunque modo, talché nessuno è in grado di verificare come mai migliaia di Lituani siano improvvisamente diventati cittadini di questa colonia di Amsterdam.

La genialità sale di grado quando Mr. Radio Philips decide di rivolgersi alle SS affinché consegnino le sue migliaia di ‘salvati’ alle truppe sovietiche sulla linea del fronte, ad approfittare di un momento in cui i cannoni tacciono, a consegnarli ai sovietici. Questi, non sapendo che farsene di queste migliaia di diseredati, cittadini di uno Stato misterioso, li mettono sulla Transiberiana e li spediscono in Asia nel Manciukuò, ossia nell’ex-Manciuria cinese diventata uno staterello dipendente dal Giappone, dopo la sua proditoria invasione. A parte alcuni morti per il gelo siberiano, tutti quanti si salvano in campi di concentramento (ma non di sterminio).

Dopo questo atto di umanità, Mr. Radio Philips torna alla casa madre olandese ad Eindhoven e non racconta nulla della sua esperienza (a volte il coraggio è eroico e silenzioso). Solo dopo la sua morte qualcuno degli ebrei europei ha il sospetto che il defunto sia il suo salvatore e crea un informale comitato di salvati: Mr. Radio Philips diventa uno dei “giusti” che gli ebrei (e altri) ricordano come un moderno silente eroe.

Tutto ciò, seppur in condizioni estreme, indica che il coraggio richiede forti valori, un certo sprezzo del pericolo, un buon grado di autostima, la capacità di lavorare in team con altri, un qualche senso del limite (a un certo punto il Nostro capisce che non può tirare più la corda e se ne va), una sostanziale fiducia nel futuro, un’allegra ironia, la capacità di pensare con la propria testa e – senza sentirsi onnipotente – di saper dire dei ‘no’.

*** Enrico FINZI, 1946, sociologo, saggista, già presidente di Astraricerche, fondatore di Sòno Human Tuning, MrRadio Philips, 'Sòno-Tuning', 6 giugno 2019, qui


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