giovedì 26 marzo 2015

#FAVOLE & RACCONTI / Il Grande Venditore (M. Ferrario)

Era appena tornato, il Grande Venditore, da un viaggio-premio alle Maldive, vinto per l’anno appena concluso. Anche stavolta, il miglior fatturato e il parco clienti più numeroso. 

Sì, in azienda era considerato il Grande Venditore. Come piazzava lui gli aspirapolveri non li piazzava nessuno. 
Lui se ne vantava, e aveva un segreto che naturalmente non avrebbe mai rivelato.
Ma la tecnica era sempre la stessa: suonava ai pianerottoli delle possibili clienti, inseriva dolcemente il piede nella porta di ingresso, otteneva il permesso di entrare “solo per un attimino” e quindi inondava la malcapitata di un fiume di parole suadenti che ne magnificavano la bellezza. La donna poteva anche essere brutta: ma in quel momento per lui diventava bellissima. E, naturalmente, anche lei si sentiva bellissima.
Poi, all’improvviso, tirava fuori un sacco pieno di segatura e prima ancora che la signora potesse fermarlo si metteva a girare per casa svuotando tutto il contenuto, sotto gli occhi esterrefatti della poveretta. 
E subito diceva: «Tranquilla, signora, nessun problema: se rimane anche solo un granello di segatura, giuro che ripulisco tutto io con la lingua». Allora tirava fuori l’aspirapolvere e faceva la dimostrazione. E novantanove su cento si portava a casa l’ordine.

Quel giorno, andando a caccia di nuovi clienti, il Grande Venditore si presenta in una fattoria, sperduta in mezzo ai campi. 
Sull’uscio, una contadina non più giovanissima guarda l’uomo di sottecchi, poco disponibile a farsi circuire. 
Lui attacca con la sua parlantina, anche se l’età della donna gli impedisce di mostrarsi troppo seducente. 
Lei resiste: ha intuìto e ripete che non ha bisogno di nulla. 
Lui insiste, buttando lì qualche complimento sul suo aspetto giovanile. 
Lei, un po’ per vanità e un po’ per curiosità, alla fine cede: e lo fa entrare.
“Il più è fatto”, pensa il Grande Venditore. “Ora basta mettere in atto la solita tecnica”.

Il Grande Venditore, in piedi in cucina, finalmente si zittisce. E improvvisamente tira fuori il sacco che teneva nascosto dietro la schiena: lo apre e muovendosi per tutta la stanza getta la segatura da ogni parte. 

La contadina si mette le mani nei capelli, gli urla di smetterla, lo rincorre, cerca di bloccarlo. 
Lui le sfugge, passando nella camera a fianco: dove svuota definitivamente il contenuto. 
La segatura è dappertutto: la contadina, presa alla sprovvista, non sa come reagire. 

A questo punto, come sempre, il Grande Venditore conclude con il solito annuncio: «Tranquilla, signora, nessun problema: se rimane anche solo un granello di segatura, giuro che ripulisco tutto io con la lingua». 
Ed estrae dallo scatolone l’aspirapolvere.

La contadina guarda l’elettrodomestico: allarga il volto in un sorriso e si siede. 
“Ce l’ho fatta anche stavolta”, pensa lui. E prende in mano l’aspirapolvere. 
Ma la contadina lo ferma: 
«La lingua, giovanotto, la lingua. Cominci a tirarla fuori».

Il Grande Venditore non capisce.

«La lingua, signora? Ma scherza? Questa macchina è incredibile. Vedrà: solo pochi secondi e non troverà più un granello di segatura in tutta la casa».

La contadina lo guarda. Continua a sorridergli, placidamente abbandonata sulla sedia. 
Gli spiega: «Vede giovanotto, dopo il temporale dell’altra notte, siamo senza corrente e non sappiamo quando ce la ridaranno…».

*** Massimo Ferrario, riscrittura di una storiella anonima raccolta da internet. 

4 commenti:

  1. Grazie, Francesco.
    Ho raccolto la storiella dalla rete, non so più quando...
    Ho lavorato un po' su stile e contenuti (anche facendo un'opera banale di miglioramento dell'italiano...!), per rendere il finale più spiazzante e godibile.
    Al di là dell'effetto umoristico, mi pare comunque che il raccontino possa essere davvero 'formativo'...

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  2. Se l'organizzazione per processi fosse un "vangelo" aziendale, questa storiella ne sarebbe un'eloquente parabola. L' incapacitá del Grande Venditore di "pensare" la propria attivitá integrata con quella di altri piccoli o grandi venditori, o semplicemente di tutte le persone interessate (gli stakeholders delle pulizie) lo espone inevitabilmente ad una figura barbina, per sé e per l'azienda che rappresenta. La tronfia autoreferenzialitá si paga cara. Sempre.

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  3. «Tronfia autoreferenzialità» mi sembra l'espressione più calzante per descrivere questo Grande Venditore.
    Da secoli si parla venditori che dovrebbero ascoltare ed essere 'consulenti' dei loro clienti. Certamente qualche passo è stato fatto in questa direzione (dipende anche dal settore di vendita e dalla conseguente tipologia di clientela). Ma, se valuto con gli occhi del cliente, credo che il cammino sia ancora lungo. E mi pare che i 'volpini' siano ancora troppi.
    Per questo ammetto che nell'immaginare il protagonista del raccontino che è costretto a raccogliere con la lingua la segatura che ha sparso per terra provo un godimento sadico di cui non mi vergogno.

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