L'opinione pubblica è lenta nel cogliere gli atti lesivi della democrazia, come appunto la legge bavaglio o certe riforme istituzionali. Berlusconi era immediatamente percepito come una minaccia, Renzi è più ambiguo e gode di consenso a sinistra, cioè l'area in cui nacquero i Girotondi. Se poi riuscirà ad agganciare la ripresa economica trainata dagli Usa, la gente avrà qualche soldo in più, potrà andare di nuovo in vacanza, e legherà questi miglioramenti al presidente del Consiglio.
[D: Gli intellettuali non dovrebbero essere più pronti a cogliere certi segnali? Perché oggi non c'è un Nanni Moretti che grida la sua indignazione in piazza?]
Gli intellettuali che si schierarono all'epoca furono comunque pochi, Moretti fu l'eccezione più che la regola, come prima di lui Pasolini. Molti sono dipendenti dal Pd - più che da Berlusconi a suo tempo - e in generale dipendono dalla politica per i loro progetti e le loro carriere. Così diventano servi volenterosi e l'autonomia intellettuale viene cancellata dal clientelismo. Renzi si trova quindi al centro di un sistema di favori. Questo blocca davvero il cambiamento nel Paese. Quando 23 anni fa arrivai all'Università di Firenze, certi colleghi mi chiedevano: 'Tu chi porti al concorso?'. All'inizio non capivo neanche che cosa volessero dire. (...)
[D: Che fine ha fatto, dieci anni dopo, il "ceto medio riflessivo" che lei indicò come anima dei Girotondi?]
Il ceto medio è sempre stato per la maggior parte non riflessivo, capace di lamentarsi la mattina al bar che tutto va male e di evadere le tasse prima di pranzo. Quello a cui mi riferivo allora, oggi è sconsolato e in preda al cinismo: 'Ci abbiamo provato e abbiamo fallito'. Io dico che si è scoraggiato troppo presto, certe battaglie sono lunghe. Quando però vedo gli austriaci che partono con colonne di macchine per andare a raccogliere i profughi sulle strade dell'Ungheria, penso che il ceto medio riflessivo oggi sia quello.
*** Paul GINSBORG, 1945, storico inglese naturalizzato italiano, padre nobile dei Girotondi, intervistato da Mario Portanova, "Carriere appese a Renzi, perciò tutti zitti", 'Il Fatto Quotidiano', 27 settembre 2015
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