Federico RAMPINI, "L'Età del Caos.
Viaggio nel grande disordine mondiale", Mondadori, 20015
pagine 327, € 18,50, ebook € 9,99
Federico Rampini ci ha abituati al suo stile: chiaro e preciso nell'analisi e nella raccolta dei fatti; intelligentemente argomentato e problematico dove serve; ricco di riferimenti al pensiero di esperti autorevoli, e anche originali, nei vari campi del sapere (dall'economia alla politica alla sociologia alla ricerca e all'innovazione delle tecnologie); in ogni momento teso a cercare di (far) capire la 'complessità', sempre più contraddittoria e confusa, del mondo che stiamo vivendo.
Quest'ultima sua opera rinforza la convinzione che l'autore è giornalista di razza.
Chi lo segue nella sua intensa attività di corrispondente dagli Stati Uniti tra le pagine de 'la Repubblica' ritrova i temi dei suoi articoli, qui rinfrescati e ricombinati, e collegati dal filo rosso che dà il titolo al libro: 'L'età del caos'.
È un dipinto ampio e colorato, che tocca ogni fronte del cambiamento che oggi squassa il pianeta nei punti più alti e avanzati del suo sviluppo: soprattutto in quelle aree geopolitiche in cui economia e tecnologia più stanno incidendo su società e politica, e dunque sulla vita anche quotidiana di tutti noi.
Il racconto (l'analisi e l'interpretazione di quanto sta accadendo) avvince, sia per contenuti che per forma: l'abilità del giornalista, che sa divulgare questioni complesse rendendole facili e accattivanti dentro fotogrammi brevi e impressivi, anche 'spezzando' il racconto con temi e ambienti geografici ogni volta differenti, mantiene la lettura fluida e mai noiosa. Sono squarci sulla complessità 'caotica' che ci avvolge: e ne esce un affresco articolato delle correnti che percorrono, anche in profondità, le acque del grande fiume in cui tutti noi, volenti o nolenti, stiamo navigando.
Chi ama interrogarsi sulle tendenze future trova pagine su cui meditare. Ovviamente nessuno ha risposte certe e il libro, correttamente, si limita a squadernare problemi, instillando qualche domanda. Ma nel caos in cui siamo, individuare qualche traccia tendenziale su cui riflettere, magari evocando qualche linea di probabile futuro, è già molto: è un modo, per quanto labile e precario, di mettere un po' d'ordine nel disordine strutturale che è la cifra dell'epoca.
E quindi di provare, se non a 'dominare', almeno a 'contenere' il caos: in fondo, anche così si governa l'ingovernabile.
*** Massimo Ferrario, per Mixtura
«
È vero, Obama sottolinea che il movimento delle delocalizzazioni in parte è rallentato. C’è stato, insieme a questa ripresa, un ritorno di attività manifatturiera sul territorio degli Stati Uniti. Con due distinguo importanti, rispetto all’industria di un tempo. Primo, la fabbrica di oggi dà lavoro a meno esseri umani e più robot; è l’automazione, insieme con nuove tecnologie come le stampanti tridimensionali, che può rendere competitivo fabbricare in America anziché in Cina. Secondo, anche nei casi in cui c’è stata una ripresa delle assunzioni di operai, bisogna guardare con attenzione ai loro livelli salariali. L’esempio dell’industria automobilistica di Detroit dà i brividi. Si sono create due classi ben distinte di operai. Gli anziani guadagnano i salari relativamente «elevati» di una volta. I nuovi assunti, in certi casi, guadagnano la metà. Un tempo non lontanissimo, i posti di lavoro dei colletti blu potevano essere un trampolino verso il «sogno americano»: una casa, l’università per i figli, una pensione dignitosa. Oggi questo è sempre meno vero. (Federico Rampini, L'Età del Caos. Viaggio nel grande disordine mondiale, Mondadori, 20015)
Anche questo, in fondo, è un tratto distintivo dell’Età del Caos: la maggioranza dei capitalisti e top manager, nei loro comportamenti concreti e quotidiani, si disinteressano del destino di questo pianeta, o anche delle singole nazioni che cortesemente li «ospitano». Si comportano come se non ci fosse un domani. Spremere tutta la ricchezza spremibile nel breve termine, anche se interi pezzi della società vanno in malora, è il comportamento più diffuso. Non è questo il tratto distintivo di una grande classe dirigente, capace di costruire, di progettare, e così facendo di cementare consenso. Dove sono ancora abbastanza bravi, questi capitalisti estrattivi, è nel marketing elettorale. Una metà degli elettori americani continua a votare per dei leader e delle politiche che sono palesemente contrari ai loro interessi: il neoliberismo a oltranza della destra repubblicana arricchisce l’1 per cento a scapito del 99 per cento. Questo vale non solo per gli Stati Uniti: uno studio dell’Ocse di Parigi (l’organismo che riunisce tutti i paesi sviluppati) dimostra che fra il 1985 e il 2005, quindi ancora prima dell’ultima crisi, l’aumento delle diseguaglianze aveva «rubato» alla collettività il 4,7 per cento della crescita. La stragrande maggioranza di noi è stata impoverita da un modello di sviluppo patologicamente squilibrato, organizzato per concentrare i benefici al vertice della piramide. Ma dai tempi di Ronald Reagan, una poderosa fabbrica delle idee – think-tank ed eserciti di «esperti», reti Tv e radiofoniche, giornali e case editrici, più intere congregazioni religiose – alimenta la certezza che questo è il migliore dei mondi possibile. E chi vuole cambiarlo ha in mente Cuba o la Corea del Nord. (Federico Rampini, L'Età del Caos. Viaggio nel grande disordine mondiale, Mondadori, 20015)
«Hai mai visto le stelle, quelle vere?» La bambina risponde senza esitare: «No». «E un cielo blu?» «Una volta ne ho visto uno che era… un po’ blu.» «Nuvole bianche?» «Mai viste.» Il dialogo si svolge a Pechino tra Chai Jing, celebre giornalista televisiva, e una bambina cinese di 6 anni. È un passaggio del documentario Sotto la cupola, realizzato dalla stessa Chai Jing. La «cupola», noi diremmo la «cappa», è quella fatta di smog, che incombe per quasi 365 giorni all’anno su Pechino, Shanghai e tutte le città della Cina, nonché su tante zone rurali ormai dense di fabbriche. Sotto la cupola racconta la vita nel paese più inquinato del mondo, e il prezzo che i suoi abitanti pagano: i polmoni anneriti anche per i non fumatori, il sangue avvelenato, l’aumento di tumori, infarti, ictus. L’autrice ne sa qualcosa: a sua figlia diagnosticarono un tumore quando era ancora nell’utero materno, e i medici collegarono il male agli effetti dello smog. (Federico Rampini, L'Età del Caos. Viaggio nel grande disordine mondiale, Mondadori, 20015)
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