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martedì 23 marzo 2021

#MOSQUITO / Ma le donne vorrebbero fare figli (Stefano Allievi)

 ... il 45% delle donne in età riproduttiva, in Italia, non ha figli, ma solo un 5% di esse dice di non desiderarne. In questo immenso scarto sta la tragedia di un paese che per scelta – o non scelta, che è peggio – non investe in politiche e servizi alla famiglia, condannando metà dei suoi membri a sostenere l’altra metà, implementando discriminazioni di genere già impressionanti e mal comprese.

*** Stefano ALLIEVI, 1958, professore di sociologia presso l'università di Padova, Tre linee di frattura, in Il mondo dopo la fine del mondo, Laterza, 2020


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giovedì 9 giugno 2016

#MOSQUITO / Immigrazione, non c'è un modello (Stefano Allievi e Gianpiero Dalla Zuanna)

Dove andremo a finire? Non lo sappiamo, naturalmente. Quello che sappiamo è che le nostre società hanno vissuto negli ultimi decenni delle trasformazioni gigantesche, in parte precedenti e in parte collegate alle migrazioni, che hanno visto crescere enormemente il loro livello di pluralismo culturale e religioso. 
E i cambiamenti quantitativi, oltre una certa soglia, diventano cambiamenti qualitativi. Non si tratta più allora della stessa società, solo un po’ più plurale di prima: ma, di fatto, di un’altra società, che della pluralità fa una caratteristica fondativa. Nessuno ce l’ha detto prima, e può legittimamente non piacerci, così come possiamo avere nostalgia per una società diversa: ma, di fatto, questo cambiamento ha già raggiunto la soglia dell’irreversibilità – il mondo non sarà mai più come prima, la globalizzazione e le possibilità di mobilità, favorite dall’evolversi delle tecnologie (incluse quelle di trasporto, sempre più rapide ed economiche), non sono reversibili. Il che non significa, naturalmente, che non si possano porre limiti, sia esterni che interni, ad un’ulteriore pluralizzazione: che, comunque, continuerà a produrre i suoi effetti. 
Questo fenomeno non era stato previsto. Le nostre costituzioni non ne parlano e per certi versi non lo regolano. Ma oggi c’è, è accaduto. È normale che produca anche controtendenze, incomprensioni, rifiuti, come accade; nello stesso tempo, come pure accade, di fatto coinvolge segmenti sempre più ampi delle società, che ne trovano svariate forme di beneficio. E, naturalmente, va esso stesso regolato. 
Non esistono tuttavia modelli di riferimento di successo. Sia i modelli multiculturalisti (come quello anglosassone e, in passato, olandese) che quelli basati sull’integrazione individuale (come era quello francese), sia i paesi che offrivano percorsi di cittadinizzazione – anche formale – facili (basati sullo jus soli: Francia, Gran Bretagna) che quelli che prevedevano percorsi difficili o impossibili (basati sullo jus sanguinis, come la Germania), hanno mostrato problemi e difetti anche gravi: non a caso tutti i modelli sono oggi in discussione e in fase di ripensamento, nelle più svariate direzioni. 
Serviranno forme di sperimentazione, come già accade a livello locale, di municipalità. Occorrerà andare avanti per un po’ per tentativi ed errori. Mantenendo fermi i principi fondativi (l’inalienabilità dei diritti, l’universalità della loro applicazione all’interno della società), ma trovando forme efficaci di coinvolgimento, di dialogo, e al contempo di controllo – evitando tuttavia forme di conflitto generalizzato tra gruppi contrapposti, o che vengono volutamente contrapposti.

*** Stefano ALLIEVI e Gianpiero DALLA ZUANNA, economisti, Tutto quello che non vi hanno mai detto sull'immigrazione, 'Laterza, 2016

lunedì 6 giugno 2016

#QUARTAdiCOPERTINA / Tutto quello che non vi hanno mai detto sull'immigrazione, di Stefano Allievi e Gianpiero Dalla Zuanna

Stefano ALLIEVI, Gianpiero DALLA ZUANNA
"Tutto quello che non vi hanno mai detto sull'immigrazione"
Laterza, 2016, 
pagine 152, € 12,00, ebook € 7,99

Libro segnalato da Mixtura - Testo di presentazione dell'Editore

Numeri, dati, fatti per raccontare con un taglio pragmatico e con una prospettiva inedita il più grandioso mutamento dell'Italia di questi anni.
L'Italia è diventata nel breve giro di un paio di generazioni da paese di emigrazione sostanzialmente monoculturale a grande porto di mare. Vivono oggi dentro i nostri confini cinque milioni di stranieri e l'immigrazione è da anni al centro del dibattito pubblico e dello scontro politico.
Spesso però se ne discute senza tener conto dei dati di fatto: se in un luogo non ci sono risorse sufficienti per permettere agli uomini di soddisfare le loro necessità e in un altro luogo le opportunità sono sovrabbondanti rispetto agli uomini, un gruppo di abitanti del luogo di partenza si trasferirà inevitabilmente nel luogo d'arrivo. È dunque impensabile che il flusso dei migranti si interrompa. Peraltro, la struttura demografica dei paesi occidentali rende necessario l'apporto degli stranieri: nei prossimi vent'anni, per mantenere costante la popolazione in età lavorativa (20-64), ogni anno dovranno entrare in Italia – a saldo – 325 mila potenziali lavoratori, un numero vicino a quelli entrati nel ventennio precedente. Altrimenti, nel giro di appena 20 anni i potenziali lavoratori calerebbero da 36 a 29 milioni, a mano a mano che i baby-boomers andranno in pensione. Diminuirebbero anche i giovani (da 11,2 a 9,7 milioni), mentre gli anziani – in ogni caso – sono destinati ad aumentare in modo inarrestabile.
Il libro offre dati aggiornatissimi sui flussi migratori e sul loro contributo reale allo sviluppo economico, culturale e sociale del Paese, senza eludere nessuno dei temi scottanti degli ultimi mesi: l'aumento esponenziale dei richiedenti asilo, l'impatto della crisi sulle migrazioni, il contributo degli stranieri all'economia italiana, i problemi di criminalità, l'integrazione fra le diverse culture e religioni. Perché esiste un modello italiano alle immigrazioni: è necessario riconoscerlo per tracciare con sapienza le politiche del futuro.