venerdì 30 aprile 2021

#SGUARDI POIETICI / A tarda ora è bene illuminare (Massimo Salvadori)

 A tarda ora è bene illuminare 
quello che ci resta di più certo 
anche solo un angolo di casa
perché se ne accorga chi ritorna con fatica 
e anche da lontano veda che c'è vita                    
quanto a lungo sei restato sveglio 
ad aspettare.

*** Massimo SALVADORI, insegnante e poeta, facebook, 29 aprile 2021, qui


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SPILLI / Preghiera della Gestalt, però non siamo biglie (Massimo Ferrario)

Circola da tempo sul web la cosiddetta "Preghiera della Gestalt" di Fritz Perls. (*)
Eccola:


Fritz Perls (1893-1970) è stato un grande psicoterapeuta tedesco naturalizzato statunitense, che ha elaborato la Gelstalt-Therapie. 

Non mi permetto di entrare nel merito dei suoi lavori, che hanno influenzato tanta parte della psicologia e della psicoterapia contemporanea. 

Mi limito a esprimere il mio dissenso, netto e convinto, sulle poche righe sopra riportate. 
So che quando ci si concentra su un estratto, specie se di un grande autore, si rischia il travisamento, riducendo la complessità di un pensiero, soprattutto quando ampio e anche utilmente provocatorio, in sintesi forzate e semplicistiche: come si dice volgarmente, pur senza volerlo, può capitare che nella interpretazione venga attivato il meccanismo che 'impicca' l'autore alla radicalità di poche sue frasi. 
Però questo breve brano pare sufficientemente chiaro, netto e compiuto per suscitare un commento critico. 

Lo leggo e mi nasce immediata un'immagine: non di due esseri umani (cui qui ovviamente si allude), ma di due biglie disposte su un piano. 
Ognuna è separata e si muove per sé stessa: ambedue possono incontrarsi, oppure no. Nessuna attesa reciproca, nessun influenzamento reciproco. E comunque, se per avventura avviene l’incontro, com'è logico che possa accadere se qualcuno sospinge le biglie in direzione contraria, quel che ne scaturisce è un contatto: non una relazione. Un incontro meccanico, del tutto in-umano: dove conta la materialità fisica, non la sensibilità emozionale di una psiche che non c’è. 

Se con questa evocazione si vuole sottolineare il rispetto reciproco per le decisioni che gli esseri umani assumono nel corso della vita, evitando intromissioni e manipolazioni (anche e soprattutto intenzionate a fin di bene) nelle rispettive esistenze, ci sto: da sempre penso che troppo spesso ci facciamo male anche quando (soprattutto quando) pensiamo di volerci fare del bene.
È scontato che rispetto è non esercitare un potere che oggettiva l’altro. 
Rispetto è non creare riconoscenza/dipendenza, anche affettiva, che limita la libertà dell'altro, di fatto sottomettendolo. 
Rispetto è non pretendere onnipotentemente di cambiare l'altro, a misura delle nostre aspettative.

Ma che ognuno abbia il diritto/dovere di interagire con l'altro, così necessariamente influenzandolo senza per questo coartarne la libertà, nel momento in cui sente desiderio di farlo anche in base alle pulsioni umane che ci fanno, appunto, umani, mi sembra un assunto assolutamente da preservare. 
Le biglie non provano sentimenti: gli esseri umani, sperabilmente, sì. 
Le biglie possono disinteressarsi del comportamento reciproco: gli esseri umani si incontrano e non si incontrano anche in base alle legittime scelte, che liberamente compiono, di attrazione e repulsione. 
Le biglie non corrono in soccorso: gli esseri umani dovrebbero. Tanto che quando non lo fanno, voltando la testa dall'altra parte, sono oggetto di sana critica, che li richiama, se non al senso umano, almeno al senso di civile convivenza. 

Temo che il testo sopra riportato non sia un 'preghiera', se si intende per preghiera qualcosa che si invoca come augurabile che accada. Ma sia invece, da tempo e oggi più che mai, la fredda registrazione di ciò che avviene e si moltiplica ogni giorno.
Le 'relazioni', non solo per la dominanza ormai crescente della dimensione virtuale (che tra l'altro è realtà concreta tanto quanto quella fisica), sono quotidianamente degradate a 'contatti'. Perdono lo stato, più o meno stabile, di ‘interazione prolungata’, assimilabile alla dinamica di un 'film' (un ‘processo’ in divenire), in cui più persone investono eros, a tassi di affettività/intimità diversi, ingaggiandosi reciprocamente in uno stare insieme che vada oltre il presente. E lasciano il posto, in prevalenza, ai ‘contatti’: che sono 'fotogrammi' (istanti di per sé compiuti), non necessariamente connessi in una storia e legati da un senso e da un fine. 
È così che il rapporto, profondo e significativo, cede all’attimo, breve, superficiale, provvisorio, casuale: all'insegna dell''oggi qui, domani là' e dell''oggi con te, domani chissà'. 

Forse dovremmo riflettere su questo processo di deriva che ci sta accompagnando: i contatti non ci bastano per essere umani. 
Non siamo monadi autosufficienti. 
Ci servono relazioni: anche non definitive, anche revocabili, ma vive, intense e vitali, almeno per il tempo della loro durata, nelle quali i soggetti giochino con deciso coinvolgimento la loro parte mettendo se stessi (corpo e psiche) dentro una dinamica di libero e rispettoso influenzamento reciproco. 
Pregare di diventare biglie mi sembra il massimo della perversione.

*** Massimo Ferrario, Preghiera della Gestalt, non siamo biglie, per Mixtura. Su Fritz Perls, vedi qui
https://it.wikipedia.org/wiki/Fritz_Perls; sulla Preghiera della Gestalt vedi qui

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#VIGNETTE / Dad (Mauro Biani)

Mauro BIANI, 1967
'la Repubblica', 27 aprile 2021, via facebook, qui

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giovedì 29 aprile 2021

#SGUARDI POIETICI / Una parola muore (Emily Dickinson)

Una parola muore
appena detta,
dice qualcuno.

Io dico che solo
quel giorno
comincia a vivere

*** Emily DICKINSON, 1830-1886, poetessa statunitense, Una parola muore [1212], in Maurizio Cucchi, a cura, La grande poesia: Dickinson, La Repubblica, 2021, traduzione di Silvia Re



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#HUMOR / Il bacio alla francese

dalla rete

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#VIGNETTE / Ogni giorno come fosse il penultimo (Fabio Magnasciutti)

Fabio MAGNASCIUTTI
facebook, 27 aprile 2021, qui

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mercoledì 28 aprile 2021

#SGUARDI POIETICI / L'osservatorio (Robert Frost)

Se stanco d’alberi di nuovo cerco gli uomini,
bene io so dove affrettarmi – nell’alba,
a un pendio dove pascola la mandria.
Là in mezzo a pigri ginepri adagiato,
non visto io vedo nitide nel bianco
lontano le case di uomini e, più ancora
lontano, le tombe di uomini su un’opposta collina,
vivi o morti, ma tutti da ricordare.

E se per mezzogiorno anche mi stanco
di loro, non ho che da voltarmi sul fianco
e l’assolata collina mi illumina in viso,
il mio respiro è una brezza al fiordaliso che trema,
odoro la terra, la piantina ferita,
guardo dentro il cratere della formica.

*** Robert FROST, 1874-1963, poeta statunitense, L'osservatorio, da The Vantage Point, da A boy’s will, 1913, traduzione di Giovanni Giudici, in 'il canto delle sirene', 28 aprile 2021, qui


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#PIN / Fuori dal coro (MasFerrario)


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#SPOT / Bullismo, la formula magica

facebook, 27 aprile 2021, qui

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#VIGNETTE / L'antifascismo (GianLo)

GIANLO (GianLorenzo INGRAMI)
facebook, 26 aprile 2021, qui

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martedì 27 aprile 2021

#SGUARDI POIETICI / Il passaggio (Donatella Bisutti)

Tutti sono lì a spiare il momento
in cui un uomo con tutto
il suo peso nel mondo
diventa una cosa
da buttare via.
Un mostruoso miracolo
di segno opposto
a quello della nascita.
Ma nessuno crede davvero
che possa succedere a lui.

*** Donatella BISUTTI, 1948, scrittrice, saggista, poetessa, giornalista, Il passaggio, da Sciamano. Poesie 1985-2020, Delta 3, 2021, in 'internopoesia', 23 aprile 2021


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#SPILLI / Perché lo psicologismo ha vinto sulla psicologia (Massimo Ferrario)

'Psicologia' è 'un' occhiale. Fondamentale per leggere la realtà, fatta di io e di contesto, e integrare, in costante dialettica, la coppia io-realtà. L'interazione consapevole e equilibrata mantiene il focus su ambedue i poli. E ambedue i poli, indagati con intelligenza problematica, suggeriscono presa in carico e trasformazioni: dell'io e della realtà esterna.

'Psicologismo' è 'l'unico' occhiale. Che legge la realtà per ridurla all'io. I problemi della realtà esterna diventano problemi individuali e personali: saperli risolvere è abilità dell'io, non saperli risolvere è sua colpa.

E' evidente perché lo psicologismo ha vinto sulla psicologia: scarica l'individuo dalla sua responsabilità di modificare la realtà esterna e assolve la società dalle sue colpe nel non prendersi carico di quei bisogni collettivi che richiedono una riposta sistemica sociale. 
Se fuori dall'io c'è sofferenza, basta difendersene non vedendola. 
E pensare a sé stessi per stare in pace col mondo: anche se il mondo è in guerra, la guerra non ti riguarda. 
Il messaggio che ti viene fatto introiettare è: "Pensa positivo. La felicità dipende da te."

Si dimentica che il mondo è più grande del proprio ombelico. Ma guardarsi l'ombelico fa dimenticare il mondo.
Quando siamo nati ci hanno tagliato il cordone ombelicale: anche per consentirci, liberi di muoverci nell'ambiente, di allargare la visione.

Lo psicologismo ci rinserra, escludendo dal nostro orizzonte di azione tutto ciò che va al di là di noi.
La psicologia ci valorizza, immettendoci nel mondo: e dandoci conoscenze, motivazioni, strumenti per intervenire, oltre che 'su noi stessi', 'sul' mondo. E 'con' il mondo.

Ma cambiare la realtà è faticoso e difficile.
Lo psicologismo è un ottimo meccanismo di difesa. 
Per gli individui: che possono risparmiarsi la fatica di agire il cambiamento sulla società
E per la società: che può conservare se stessa, immutabile nelle sue ingiustizie strutturali, senza paura di essere attaccata da chi la potrebbe trasformare.

*** Massimo Ferrario, Perché lo psicologismo ha vinto sulla psicologia, per Mixtura


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#BREVITER / Da lunedì ci si affida di nuovo al buon senso degli italiani (Marco Noel)

Marco NOEL
facebook, 23 aprile 2021, qui

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#VIGNETTE / 130 persone stanno affogando (Mauro Biani)

Mauro BIANI, 1967
'la Repubblica', 24 aprile 2021, via facebook, qui

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lunedì 26 aprile 2021

#SGUARDI POIETICI / Ignoranti della luce che circondava l'innocenza (Carmen Yáñez)

Ignoranti della luce che circondava l’innocenza
eravamo così felici amore mio,
con il calore delle nostre mani unite
attraversando tutte le strade
e ridendo degli ostacoli di pietra o grandine
che volevano fermare quella nostra corsa irresponsabile di felicità.
Eravamo così felici
e non ci accorgevamo della dimensione della vita.
Dell’invisibile minaccia, dell’ombra lunga
della paura,
noi non sapevamo nulla, insolenti.
Amandoci con previsioni di futuro.
Ora non arrivo a pensare oltre il domani quando aspetto
la prova della tua vita per bocca d’altri.

*** Carmen YÁÑEZ, 1952, poeta cilena, da Senza ritorno, Guanda, 2021, traduzione di Roberta Bovaia, in 'poeisa in rete', 25 aprile 2021, qui


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Testo originale (Éramos tan felices y no lo sabíamos)

Ignorantes de la luz que circundaba la inocencia
éramos tan felices amor mío,
con el calor de nuestras manos juntas
cruzando todos lo caminos
y riéndonos de los obstáculos de piedra o granizo
que nos intentaban parar esa carrera irresponsable de la felicidad.
Éramos tan felices
y no nos enterábamos de la dimensión de la vida.
De la invisible amenaza, de la larga sombra
del miedo,
no lo sabíamos nosotros, irreverentes.
Amándonos con proyecciones de futuro.
Hoy ya no pienso más allá de mañana cuando espero
tu prueba de vida dicha por otros.

Carmen Yáñez, da “Sin regreso”, Bajamar Editores, 2019

#MOSQUITO / Sii felice, la nuova formula di dominio (Byung-chul Han)

La nuova formula di dominio recita: Sii felice. La positività della contentezza scaccia la negatività del dolore. In forma di capitale emotivo positivo, la felicità deve garantire un’ininterrotta capacità di prestazione. L’auto-motivazione e l’auto-ottimizzazione rendono molto efficiente il dispositivo neoliberista della felicità, in quanto il dominio si fa strada senza grandi fatiche. Il subordinato non è nemmeno consapevole della propria subordinazione. Crede di essere libero. Senza alcuna costrizione esterna, si sfrutta volontariamente credendo di realizzarsi. La libertà non viene oppressa, bensí sfruttata. Il Sii libero crea una costrizione piú disastrosa del Sii obbediente. 

Nel regime neoliberista, anche il potere assume una forma positiva. Diventa smart. Al contrario del potere disciplinare repressivo, il potere smart non fa male. Il potere viene del tutto sganciato dal dolore. Si esprime senza alcuna repressione. La sottomissione si compie quale auto-ottimizzazione e auto-realizzazione. Il potere smart opera in chiave seduttiva e permissiva. Spacciandosi per libertà, è piú invisibile del potere disciplinare repressivo. Anche la sorveglianza assume una forma smart. Ci viene costantemente chiesto di comunicare i nostri bisogni, i nostri desideri, le nostre preferenze, di raccontare la nostra vita. La comunicazione totale e la sorveglianza totale, il denudamento pornografico e la sorveglianza panottica finiscono per collimare. La libertà e la sorveglianza diventano indistinguibili. Il dispositivo neoliberista della felicità ci distrae dai rapporti di dominio vigenti costringendoci all’introspezione. Fa sí che ognuno si tenga occupato solo con sé stesso, con la propria psiche, invece di indagare criticamente le questioni sociali. La sofferenza, della quale sarebbe responsabile la società, viene privatizzata e psicologizzata. Le condizioni da migliorare non sono sociali, bensí psichiche. Lo slancio verso un’ottimizzazione dell’anima, che in realtà costringe a un adeguamento ai rapporti di dominio, vela i malcostumi sociali. Cosí la psicologia positiva sigilla la fine della rivoluzione. A salire sul palco non sono i rivoluzionari, bensí i trainer motivazionali che impediscono il diffondersi del malumore o anche della rabbia.

*** BYUNG-CHUL  Han, 1959, filosofo e docente coreano residente in Germania, La società senza dolore, Einaudi, 2021


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#VIGNETTE / Anch'io avrei voluto un 25 aprile (Manuel De Rossi)

Manuel DE ROSSI 
facebook, 25 aprile 2021, qui

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domenica 25 aprile 2021

#SGUARDI POIETICI / 25 Aprile (Dino Buzzati)

Ecco, la guerra è finita.
Si è fatto silenzio sull’Europa.
E sui mari intorno ricominciano di notte a navigare i lumi.
Dal letto dove sono disteso posso finalmente guardare le stelle.
Come siamo felici.
A metà del pranzo la mamma si è messa improvvisamente a piangere per la gioia,
nessuno era più capace di andare avanti a parlare.
Che da stasera la gente ricominci a essere buona?
Spari di gioia per le vie, finestre accese a sterminio, tutti sono diventati pazzi,
ridono, si abbracciano, i più duri tipi dicono strane parole dimenticate.
Felicità su tutto il mondo è pace!
Infatti quante cose orribili passate per sempre.
Non udremo più misteriosi schianti nella notte che gelano il sangue
e al rombo ansimante dei motori le case non saranno mai più così immobili e nere.
Non arriveranno più piccoli biglietti colorati con sentenze fatali,
Non più al davanzale per ore, mesi, anni, aspettando lui che ritorni.
Non più le Moire lanciate sul mondo a prendere uno qua uno là senza preavviso,
e sentirle perennemente nell’aria, notte e dì capricciose tiranne.
Non più, non più, ecco tutto;
Dio come siamo felici.

*** Dino BUZZATI, scrittore e giornalista, 25 aprile, in Ottavio Rossani, blog 'poesia.corriere', 25 aprile 2021, qui


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#PIN / Fascismo è anche (MasFerrario)


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#MEMO / 25 aprile, il valore della partecipazione (Giacomo Ulivi)

Cari amici,  vi vorrei confessare, innanzi tutto, che tre volte ho strappato e scritto questa lettera. L’avevo iniziata con uno sguardo in giro, con un sincero rimpianto per le rovine che ci circondano, ma, nel passare da questo all’argomento di cui desidero parlarvi, temevo di apparire “falso”, di inzuccherare con un preambolo patetico una pillola propagandistica. E questa parola temo come un’offesa immeritata: non si tratta di propaganda ma di un esame che vorrei fare con voi. 

Invece dobbiamo guardare ed esaminare insieme: che cosa? Noi stessi. Per abituarci a vedere in noi la parte di responsabilità che abbiamo dei nostri mali. Per riconoscere quanto da parte nostra si è fatto, per giungere ove siamo giunti. Non voglio sembrarvi un Savonarola che richiami al flagello. Vorrei che con me conveniste quanto ci sentiamo impreparati, e gravati di recenti errori, e pensassimo al fatto che tutto noi dobbiamo rifare. Tutto dalle case alle ferrovie, dai porti alle centrali elettriche, dall’industria ai campi di grano. 

Ma soprattutto, vedete, dobbiamo rifare noi stessi: è la premessa per tutto il resto. Mi chiederete, perché rifare noi stessi, in che senso? Ecco, per esempio, quanti di noi sperano nella fine di questi casi tremendi, per iniziare una laboriosa e quieta vita, dedicata alla famiglia ed al lavoro? Benissimo: è un sentimento generale, diffuso e soddisfacente. Ma, credo, lavorare non basterà: nel desiderio invincibile di “quiete” anche se laboriosa, è il segno dell’errore. Perché in questo bisogno di quiete è il tentativo di allontanarsi il più possibile da ogni manifestazione politica. E’ il tremendo, il più terribile, credetemi, risultato di un’opera di diseducazione ventennale, di diseducazione o di educazione negativa, che martellando per vent’anni da ogni lato, è riuscita ad inchiodare in molti di noi dei pregiudizi. Fondamentale quello della “sporcizia” della politica che mi sembra sia stato ispirato per due vie. Tutti i giorni ci hanno detto che la politica è lavoro di “specialisti”. 

Duro lavoro, che ha le sue esigenze: e queste esigenze, come ogni giorno si vedeva, erano stranamente consimili a quelle che stanno alla base dell’opera di qualunque ladro e grassatore. Teoria e pratica concorsero a distoglierci e ad allontanarci da ogni attività politica. Comodo eh? Lasciate fare a chi può e deve; voi lavorate e credete, questo dicevano: e quello che facevano lo vediamo ora che nella vita politica – se vita politica vuol dire soprattutto diretta partecipazione ai casi nostri – ci siamo scaraventati dagli eventi. Qui sta la nostra colpa, io credo: come mai, noi italiani, con tanti secoli di esperienza, usciti da un meraviglioso processo di liberazione, in cui non altri che i nostri nonni dettero prova di qualità uniche in Europa, di un attaccamento alla cosa pubblica, il che vuol dire a se stessi, senza esempio forse, abbiamo abdicato, lasciato ogni diritto, di fronte a qualche vacua, rimbombante parola? che cosa abbiamo creduto? Creduto grazie al cielo niente ma in ogni modo ci siamo lasciati strappare di mano tutto, da una minoranza inadeguata, moralmente e intellettualmente […]. 

Oggi bisogna combattere contro l’oppressore. Questo è il primo dovere per noi tutti. Ma è bene prepararsi a risolvere questi problemi in modo duraturo, e che eviti il risorgere di essi e il ripetersi di tutto quanto si è abbattuto su di noi. 

*** Giacomo ULIVI, 19 anni, studente di terzo anno alla Facoltà di Legge all’Università di Parma,  catturato due volte e sempre riuscito a scappare, la terza volta catturato in centro a Modena dai fascisti delle Brigate Nere, tradotto nelle carceri dell’Accademia Militare, torturato e poi fucilato il 10 novembre 1944, sulla Piazza Grande di Modena. Prima parte della sua lettera, scritta tra il secondo e il terzo arresto, da Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana (8 settembre 1943 – 25 aprile 1945), citato da Nadia Urbinati, Il 25 aprile e il valore della partecipazione, 23 aprile 2021, 'MicroMega+', qui

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#SPOT / Si pregano tutti i condomini di questa Democrazia (Stefano Tartarotti)

Stefano TARTAROTTI
facebook, 24 aprile 2021, qui

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#BREVITER / Il 25 aprile (L'Ideota)

L'IDEOTA
facebook, 24 aprile 2021, qui

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#VIGNETTE / Ma il 25 aprile di quando? (Danilo Maramotti)

Danilo MARAMOTTI
'il manifesto', 25 aprile 2021

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sabato 24 aprile 2021

#SGUARDI POIETICI / Dimmi se disturbo (Eeva Kilpi)

Dimmi se disturbo,
ha detto entrando,
perché me ne vado immediatamente.

Non solo disturbi,
ho replicato,
tu scuoti tutto il mio essere.
Benvenuto.

*** Eeva KILPI, 1928, scrittrice finlandese, Dimmi se disturbo, da  Canto d’amore e altre poesie, 1972, in 'il canto delle sirene', 26 marzo 2019, qui

dipinto di Fabian Perez

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#MOSQUITO / Quello che interessa alla gente (Alessandro Gilioli)

Salta la riapertura dei centri commerciali nei weekend, che rabbia, porca miseriaccia, con tutto quello che dovevo comprare dopo le chiusure.

Centotrenta persone abbandonate un giorno e una notte tra le onde alte sei metri, l'allarme ignorato dalle guardie costiere di Italia Malta e Libia, ognuna rimpalla su quell'altra, non interviene nessuno, 130 esseri umani muoiono affogati, alla fine arriva Ocean Viking che trova solo un mare di corpi galleggianti.

Apriamo con la prima giusto, vero, che è quello che "interessa alla gente"?

*** Alessandro GILIOLI, giornalista, saggista, facebook, 23 aprile 2021, qui


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#QUADRI / Fiori di campo (Alexander Gerasimov)

Alexander GERASIMOV, 1881-1963
pittore russo
facebook, 25 febbraio 2021, qui

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#VIGNETTE / Il tempo delle apple (Natangelo)

NATANGELO,  1985
https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Natangelo
facebook, 21 aprile 2021, qui

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venerdì 23 aprile 2021

#SGUARDI POIETICI / Vi è un incanto nei boschi senza sentiero (George Gordon Byron)

Vi è un incanto nei boschi senza sentiero.
Vi è un estasi sulla spiaggia solitaria.
Vi è un asilo dove nessun importuno penetra
in riva alle acque del mare profondo,
e vi è un armonia nel frangersi delle onde.
Non amo meno gli uomini, ma più la natura
e in questi miei colloqui con lei io mi libero
da tutto quello che sono e da quello che ero prima,
per confondermi con l’ universo
e sento ciò che non so esprimere
e che pure non so del tutto nascondere.

*** George Gordon BYRON, 1788-1824, poeta e politico britannico, Vi è un incanto nei boschi senza sentiero, da Il pellegrinaggio del giovane Aroldo, 1818, in 'il canto delle sirene', 22 aprile 2021, qui


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#MOSQUITO / Quando la libertà di scelta è una non scelta (Christopher Lasch)

Una società di consumatori non definisce la scelta come libertà di scegliere una linea di azione invece di un’altra, ma come libertà di scegliere tutto e subito. «Libertà di scelta» significa «mantenersi aperta la possibilità di scegliere». L’idea che «puoi essere tutto quello che vuoi», se da una parte mantiene in vita la vecchia idea della carriera aperta per chi ha talento, dall’altra finisce per suggerire che le identità possano essere indossate e poi scartate come un abito. In teoria la scelta di un amico, di un amante, di una carriera dovrebbe essere suscettibile di cancellazione immediata: questo è il concetto sperimentale, indeterminato, del bel vivere proposto dalla pubblicità delle merci, che circonda il consumatore con immagini di possibilità illimitate. Ma se la scelta non implica più impegni e conseguenze – ad esempio fare l’amore un tempo poteva lasciare importanti «conseguenze», soprattutto per le donne – la libertà di scelta si riduce in pratica a un’astensione della scelta stessa. Se non implica la possibilità di stabilire una differenza, di mutare il corso delle cose, di dare il via a una catena di eventi che potrà anche risultare irreversibile, l’idea di scelta nega la libertà che pretende di sostenere. La libertà si riduce a libertà di scegliere tra il marchio X e il marchio Y, tra amanti intercambiabili, lavori intercambiabili, vicini di casa intercambiabili. L’ideologia pluralista rispecchia con esattezza la situazione del mercato, dove prodotti in apparenza concorrenti diventano sempre più indistinguibili e devono perciò essere pubblicizzati in un modo che crei l’illusione della varietà e che li presenti come trovate rivoluzionarie, straordinarie acquisizioni della scienza e della tecnica moderne o, nel caso di prodotti intellettuali, come scorte che, se consumate, generano immediatamente doti di comprensione, successo o pace spirituale.

*** Christopher LASCH, 1932-1994, sociologo statunitense, L'io minimo, 1984.
https://it.wikipedia.org/wiki/Christopher_Lasch


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#SPOT / Evoluzione (Osama Hajjaj)

Osama HAJJAJ
vignettista giordano
facebook, 21 aprile 2021, qui

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#VIGNETTE / In caso di sondaggi negativi (Antonio Cabras)

Antonio CABRAS
facebook, 22 aprile 2021, qui

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giovedì 22 aprile 2021

#SGUARDI POIETICI / Mandami un messaggio (Gio Evan)

Mandami un messaggio
quando arrivi a casa.
Ti ho comprato un regalo
niente di che, è solo un pensierino.
Ti ho chiamato perché ti pensavo,
non volevo dirti nulla di particolare. 
Ho preso un biglietto per il cinema anche per te.
Ti ho tenuto il posto.
Ti sto aspettando.
Mi sei venuta in mente.
Che bello quando sorridi.
Per qualsiasi cosa, chiamami.
Ti devo prestare un libro, è troppo bello,
devi leggerlo assolutamente.
Siediti tu che tanto io ho voglia di stare in piedi.
Sceglilo tu il film.
Ci andiamo insieme?
Se vai tu, vengo pure io.
No, se non ti piace allora facciamo qualcos'altro.
Ti va una birra in due?
Ci prendiamo una pizza e la mangiamo da me?
Che ti va di mangiare?
Prendi pure il mio.
Tieni la mia giacca che tanto io sento caldo.
Ti ho visto passare oggi, ero io quello che ti ha suonato il clacson.
Buongiorno, caffè? 
Buonanotte.
Sono queste
tutte le volte che ti ho detto ti amo.

*** Gio EVAN, (Giovanni Giancaspro), 1988, scrittore e poeta, umorista, performer, cantautore, artista di strada, facebook, 20 aprile 2021, qui


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#SPOT / Meglio ribadire (Beatrice Brignone)

Beatrice BRIGNONE
facebook, 20 aprile 2021, qui

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#MOSQUITO / Meritocrazia, l'impressione di aver fatto tutto da soli (Michael J. Sandel)

Coloro che, a forza di dedizione e talento, prevalgono in una meritocrazia competitiva sono debitori in forme che la competizione tiene nascoste. Via via che la meritocrazia si intensifica, la lotta ci assorbe così tanto da dimenticarci del nostro debito. In questo modo, persino una meritocrazia equa, senza imbrogli o corruzione o privilegi particolari per i ricchi, induce a un’impressione falsa, ovvero che abbiamo fatto tutto da soli. Gli anni di impegno faticoso, richiesti a quanti aspirano alle università esclusive, li costringe a credere che il proprio successo sia dovuto a se stessi e che, se dovessero fallire, non avrebbero altri da biasimare se non se stessi. Per i giovani è un fardello pesante da portare ed è inoltre corrosivo della sensibilità civica. Perché più pensiamo di esserci fatti da soli e di essere autosufficienti, più diventa difficile imparare la gratitudine e l’umiltà. E senza questi sentimenti, è difficile prendersi cura del bene comune.

*** Michael J. SANDEL, 1953, filosofo statunitense, La tirannia del merito. Perché viviamo in una società di vincitori e di perdenti, Feltrinelli, 2021


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#HUMOR / Crudeltà vegana

via whatsapp

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#VIGNETTE / Fuori (Riccardo Mannelli)

Riccardo MANNELLI, 1955
pittore, disegnatore
'il Fatto Quotidiano', 21 aprile 2021, qui

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mercoledì 21 aprile 2021

#SGUARDI POIETICI / C'è chi (Wislawa Szymborska)

C’è chi meglio degli altri realizza la sua vita.
E’ tutto in ordine dentro e attorno a lui.
Per ogni cosa ha metodi e risposte.

E’ lesto a indovinare il chi il come il dove
e a quale scopo.

Appone il timbro a verità assolute,
getta i fatti superflui nel tritadocumenti,
e le persone ignote
dentro appositi schedari.

Pensa quel tanto che serve,
non un attimo in più,
perché dietro quell’attimo sta in agguato il dubbio.

E quando è licenziato dalla vita,
lascia la postazione
dalla porta prescritta.

A volte un po’ lo invidio
-per fortuna mi passa.

*** Wilsawa SZYMBORSKA, 1923-2012, poetessa e saggista polacca, premio Nobel per la Letteratura nel 1996, C'è chi, da Basta così, Adelphi, 2021, traduzione di Silvano De Fanti, citata da Margherita Loy, Poesia, Wislawa Szymborska e l’elogio del dubbio, 'il Fatto Quotidiano', 9 maggio 2013, qui



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#FUMETTI / Da piccoli e da grandi (Walter Leoni)

Walter LEONI
facebook, 20 aprile 2021, qui

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#SCRITTE / Hanno provato a seppellirci

facebook, 15 aprile 2021, qui

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#VIGNETTE / Va bene, non eravamo sulla stessa barca (Mauro Biani)

Mauro BIANI, 1967
'L'Espresso', 18 aprile 2021, via facebook, qui

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martedì 20 aprile 2021

#SGUARDI POIETICI / Poco si sa (Juan Gelman)

Non sapevo che
non averti poteva essere dolce come
chiamarti perché tu venga nonostante
non venga e non ci sia che
la tua assenza tanto
dura come il colpo che pensandoti
mi son dato in faccia

*** Juan GELMAN, 1930-2014, poeta e scrittore argentino, Poco si sa, da Relazioni, 1973in 'il canto delle sirene', 20 aprile 2021, qui


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#SPOT / Movimento No-Ruote

dalla rete

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#MOSQUITO / Lettera alla madre di un omosessuale (Sigmund Freud)

Vienna 9 Bergasse – aprile 1935

Cara signora, deduco dalla sua lettera che suo figlio è omosessuale. Sono molto colpito dal fatto che non usi mai questo termine nel darmi le informazioni su di lui. Posso chiedere perché lo evita? L’omosessualità non è certo un vantaggio, ma non c’è nulla di cui vergognarsi, non è un vizio, non è degradante; non può essere classificata come una malattia; riteniamo che sia una variazione della funzione sessuale, prodotta da un arresto dello sviluppo sessuale. Molti individui altamente rispettabili di tempi antichi e moderni erano omosessuali, tra di loro c’erano grandi uomini. (Platone, Michelangelo, Leonardo da Vinci, ecc). 

È una grande ingiustizia perseguitare l’omosessualità come un crimine – e anche una crudeltà. Se non mi crede, legga i libri di Havelock Ellis. Mi chiede se posso aiutarla, intendendo dire, suppongo, se posso sopprimere l’omosessualità e fare in modo che al suo posto subentri l’eterosessualità. La risposta è, in linea generale, che non posso promettere che questo accada. 

In un certo numero di casi riusciamo a sviluppare i semi degradati delle tendenze eterosessuali, che sono presenti in ogni omosessuale, ma nella maggior parte dei casi non è più possibile. Dipende dal tipo e dall’età dell’individuo. Il risultato del trattamento non può essere previsto. Quello che l’analisi può fare per suo figlio è un’altra cosa. Se lui è infelice, nevrotico, lacerato da conflitti, inibito nella sua vita sociale, l’analisi può portargli armonia, pace della mente, piena efficienza, sia che rimanga un omosessuale, sia che diventi eterosessuale. Se si decide, può fare l’analisi con me – non mi aspetto che lo farete – lui deve venire a Vienna. Non ho alcuna intenzione di spostarmi da qui. Tuttavia, non trascurate di darmi una risposta.

Cordiali saluti con i migliori auguri,

Freud
Post Scriptum - Non ho trovato difficoltà a leggere la sua scrittura. Spero che non troverete la mia scrittura e il mio inglese difficile da leggere.

*** Sigmund FREUD, 1856-1939, fondatore della psicoanalisi, lettera alla madre di un omosessuale, da 'HuffPost', 19 febbraio 2016 e in 'spiweb.it', qui


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#VIGNETTE / Ehi, ma dov'è Giuseppe? (Natangelo)

NATANGELO, 1985
facebook, 19 aprile 2021, qui


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lunedì 19 aprile 2021

#SGUARDI POIETICI / Ci accorgeremo un giorno (Massimo Salvadori)

Ci accorgeremo un giorno
magari verso sera
che per quelli che vorranno avere
anche per noi
la buona volontà della memoria
resteremo nei ricordi
solo frammentari
differenze ineguagliabili di voci.
Potevamo essere occasione
forse lo saremo ancora
oppure rimanere 
solo l'urto imprevedibile del caso
la sensazione di un passante 
che non ricorderà nient'altro
un'ombra
quasi niente
al di fuori di un inciampo
di una foglia sopra il marciapiede.
L'esistenza ha molti inconvenienti.
La viviamo come siamo
eventualmente
la viviamo, certamente
per come non ci riesce.

*** Massimo SALVADORI, insegnante, poeta, facebook, 16 aprile 2021, qui


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#PIN / La foto e il film (MasFerrario)



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#SENZA_TAGLI / Patrimoniale (L'Ideota)

– Una modesta patrimoniale sopra i 500mila euro?
– Ma no. C'è gente che magari ha ereditato una casa.
– Ok, ma il patrimonio si calcola sul valore catastale degli immobili, mica è così facile arrivare a 500mila.
– No, senti, non se ne parla. Lasciamo stare quelli che hanno ereditato case dai nonni. Così si colpiscono tanti italiani che ci pagano già l'Imu.
– E sopra il milione di euro?
– Ma no. C'è gente che magari ha una Lamborghini, due soldi in banca e una casa ereditata.
– Mica è da tutti avere una Lamborghini.
– Bravo, colpevolizziamoli solo perché non seguono la massa. Sai quanto si paga di benzina con una Lamborghini? E vuoi aggiungere tasse?
– Ma perché, questi usano la Lamborghini ogni giorno?
– Ovvio, cosa te ne fai di una Lamborghini senza fare il figo, spingerla al massimo e importunare le passanti dicendo "ehi, bella, vuoi salire sul mio bolide"?
– Importunare le passanti?
– È solo un esempio. Quanto siete noiosi.
– Senti, facciamo sopra i 2 milioni di euro?
– Spero che tu stia scherzando, dico davvero, è una proposta offensiva.
– Perché? 
– Uno magari ha ereditato case da entrambi i nonni e si ritrova qualche soldo in banca, una Lambo e uno Yacht di lusso di tipo flybridge planante. Deve essere punito solo per questo? Ma fammi capire: volete ridurci alla fame?
– Hai uno yacht di lusso di tipo flybridge planante?
– E certo! Cosa pretendi da me? Vuoi che trascorra l'estate in pianura padana o in una barchetta in mezzo al mare dopo un anno di apericene lavorative? 
– Ok. Una modesta patrimoniale sopra i 50 FOTTUTI MILIONI DI EURO? 
- Vabbe', ma siamo alla follia. Poi non lamentatevi quando decidiamo di mettere i soldi in un paradiso fiscale.
– Metti i soldi in un paradiso fiscale?
– Ma cheppalle. Ora non stare a cavillare...
FINE

*** L'IDEOTA, Patrimoniale, facebook, 18 aprile 2021, qui


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