lunedì 31 luglio 2017

#CIT / Seduzione (Aldo Carotenuto)


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#SENZA_TAGLI / No-Patente di guida (Anna Mallamo)

Ieri hanno costretto mio figlio, che ha 18 anni, a prendere la patente. 
Un abuso inaccettabile in una società che vuol dirsi civile
Perché mai dovremmo sostenere un esame per una cosa come guidare che – non prendiamoci in giro, signori miei – si impara solo guidando, e non certo rispondendo a quiz cretini o fingendo di guidare coi doppi comandi? Ma vi pare che nel passato si sostenevano “esami di patente” per guidare carri e calessi???? E vi risulta che “incidenti di guida” fosse tra le prime cause di morte dell'epoca???? 

E poi autorevoli scienziati (posso fornirvi tutti i link) sostengono che il principale meccanismo di apprendimento è il “procedimento per prove ed errori”. E sapete cosa vuol dire: devi imparare DA SOLO, provando e sbagliando! Mai sentito parlare di questo? Certo!!!!! Non ve lo dicono!!!! Lasciano che spendiate milioni di euro per frequentare le scuole guida, ingrassando le lobby, per poi sostenere un esame INUTILE e mortificante per i giovani. Anzi, DANNOSO. 

E' scientificamente provato che quasi il 100 per cento (cento per cento!) degli incidenti è provocato da guidatori CHE HANNO LA PATENTE! Gli incidenti di guida sono la nona causa di morte nel mondo, e nel 2020 diventeranno la terza: sono dati dell'Oms, potete controllare. Questo che cosa vi dice? SVEGLIA!!!!

Libera guida in libero Stato! Basta con l'assurdo e pericoloso obbligo di patente. Che per giunta viene preteso in un momento della vita in cui un giovane, tra esami di maturità e prove di “iniziazione alla vita” (questo non lo dico io, ma autorevoli psicologi e psichiatri) ne ha già tanti, di esami. TROPPI, TUTTI IN UNA VOLTA!!!!

E vogliamo dirlo che il codice della strada, con le sue folli regole, mina la libertà individuale, quel sacro valore per il quale tanti sono morti? 
Non farti fregare, lotta anche tu per LA LIBERTA' DI SCELTA!
Condividete e Fate girare!

NB: Avviso (necessario dopo aver letto certi commenti): si tratta di ironia. Si prendono in giro certe modalità comunicative di sostenitori della Terra piatta & Co. Se vi sembra serio le cose sono due: o l'ironia non funziona, o non funziona il pianeta. Temo molto per la seconda cosa 

*** Anna MALLAMO, blogger, 'facebook', 28 luglio 2017, qui


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#SPOT / Macron-Le Pen (Giustolisi-Badu)

GIUSTOLISI - BADU
'Kotiomkin', facebook, 28 luglio 2017

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#SGUARDI POIETICI / Non basta aprire la finestra (Fernando Pessoa)

Non basta aprire la finestra 
per vedere la campagna e il fiume. 
Non basta non essere ciechi 
per vedere gli alberi e i fiori. 
Bisogna anche non aver nessuna filosofia. 
Con la filosofia non vi sono alberi: vi sono solo idee. 
Vi è soltanto ognuno di noi, simile ad una spelonca. 
C’è solo una finestra chiusa e tutto il mondo fuori; 
e un sogno di ciò che potrebbe esser visto se la finestra si aprisse, 
che mai è quello che si vede quando la finestra si apre. 

*** Fernando PESSOA, 1888-1935, poeta e scrittore portoghese, Non basta aprire la finestra, da Versi sciolti, 44 poesie, Miti Mondadori, Milano, 1996
https://it.wikipedia.org/wiki/Fernando_Pessoa


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#SENZA_TAGLI / Siamo noi il sindaco, e facciamo schifo (Alessandro Gilioli)

Cassonetti mezzi vuoti e quintali di monnezza accanto. Auto in seconda, terza fila, per ore. Gente che prende l'auto per comprare le sigarette a trenta metri da casa. Tutti che passano quando il semaforo è arancione e davanti c'é la fila, conquistando dieci metri in più a costo di bloccare l'incrocio. Smart lasciate nei pertugi dei vicoli come se fossero biciclette. Tutti a entrare nel metrò prima che la gente esca, tutti fermi a sinistra sulle scale mobili, tutti a buttare rifiuti dai finestrini, nei giardinetti, nelle aiuole.

Siamo noi il sindaco, prima durante e dopo quello di turno: e facciamo schifo, sempre.

*** Alessandro GILIOLI, giornalista e saggista, 'facebook', 29 luglio 2017, qui


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#VIDEO / Pedagogia, cos'è? (Paolo Mottana e Duccio Demetrio)


Che cos'è la pedagogia?
Paolo MOTTANA
docente ordinario di filosofia dell'educazione all'università di Milano Bicocca
saggista
Duccio DEMETRIO, 1945
docente ordinario di filosofia dell'educazione
https://it.wikipedia.org/wiki/Duccio_Demetrio
Intervento del 2016
pubblicato su youtube, Mimesis, 13 luglio 2017
video 53min45

Paolo Mottana (0-36min)
Come siamo diventati ciò che siamo? 
Infiniti sono i fattori che hanno agito su di noi. 
La scuola è senz'altro un luogo chiave del processo di educazione. Ma l'educazione va oltre: comprende tutti gli elementi che costruiscono la particolare storia individuale.
"Noi tutti siamo educati e educatori. Nessuno è innocente. Ognuno è responsabile."
Una riflessione provocante e appassionata, come è nello stile del relatore: utile per farci ripensare, al passato e al presente: a noi e agli altri, ai comportamenti nostri e altrui.

Duccio Demetrio (36min-fine)
"La risposta alla domanda su cos'è la pedagogia non sta tanto nelle definizioni, ma sta dentro noi stessi."
L'autoeducazione è una dimensione possibile (e il riferimento, tra l'altro, è a un libro di parecchi anni fa: Enrico Brizzi, Jack Frusciante è uscito dal gruppo, Transeuropa, 1995)
Un'altra parola chiave è 'interiorità': un termine che 'indica, ma non definisce'. (mf)



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#SENZA_TAGLI / Scienza e Opinione (Fabio Chiusi)

Non votare mai, mai per chi instilla dubbi nel metodo scientifico.
Votare contro la scienza significa votare non solo contro la democrazia, ma contro la ragione, contro la logica.
Significa mettersi nelle mani di complotti, superstizioni, bugie che investono il senso stesso del reale.

Vota chi ti pare, ma ricorda: votare chi riduce la scienza a opinione, accettare quel relativismo culturale, significa consegnare ai tuoi figli un mondo peggiore. In cui si muore per malattie che si potrebbero sconfiggere. In cui si ritorna - davvero - sudditi, non cittadini.

Al contrario, chiedi che la politica liberi la conoscenza scientifica. Che diventi davvero un bene di tutti, non un tesoro sotto chiave di pochi editori.
Caro politico, vuoi il mio voto? Libera tutti i paper accademici da abbonamenti e paywall. È solo il primo passo, ma mi accontento per il momento.

*** Fabio CHIUSI, giornalista e saggista, 'facebook', 29 luglio 2017, qui


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domenica 30 luglio 2017

#VIGNETTE / Vai nei lager libici (Mauro Biani)

Mauro BIANI
'il manifesto', 29 luglio 2017

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#CIT / Pessimismo (Carl Gustav Jung)

citato da Gian Piero Quaglino e Augusto Romano
 A spasso con Jung, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2005. 

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#HUMOR / Gente competitiva

(via pinterest)

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#IMMAGINId'IMPATTO / Pace

(via pinterest)

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#SGUARDI POIETICI / Creatività (M. Ferrario)

Ricercatissimo. Osannato.
Profumatamente pagato. Un genio di 
creatività.
Alle sue conferenze si iscrivevano
in massa, per domandargli
come facesse.
E lui rispondeva:
mi vengono delle idee.

*** Massimo Ferrario, Creatività, da M. Ferrario, Quasi favole in forma di battuta, in AA.VV, C’era una volta… I manager raccontano, Olivares, Milano, 1990.


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#VIDEO / Riflessioni sul Mito (Luigi Zoja)


Riflessioni sul Mito
Luigi Zoja, 1943
psicoanalista e saggista
pubblicato da Teatro Franco Parenti, 28 gennaio 2016
Progetto a cura di Irene La Scala
video 65min10

Il ripresentarsi di temi simili nelle epoche e nelle culture più diverse ci ricorda che dobbiamo sempre fare i conti con un inconscio non solo personale ma anche collettivo: e con i suoi contenuti archetipici.
Ne è tragico esempio il bisogno di eroismo arcaico manifesto nei fondamentalismi. Il mito è una categoria che permette distinzioni all’interno di una apparente modernità. Mentre gli attentati di Parigi hanno scopi vendicativi e mediatici più legati all’attualità, l’attacco dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle cercava anche di essere la continuazione di un antichissimo mito presente della cultura occidentale: quello dell’arroganza punita, di una nemesis che colpisce la hybris (arroganza).
(dalla presentazione)

Intervento accattivante, che alterna accenni all'oggi con riferimenti ai miti e alla loro funzione: come sempre, da apprezzare la competenza, profonda e vasta, di Luigi Zoja, e non solo sul piano psicoanalitico.
Ma da non trascurare il confronto finale con il pubblico (una ventina di minuti), che cerca di chiarire alcuni concetti presentati nel corso della relazione. (mf)

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#MOSQUITO / L'arte di piacere, i politici (Jean-Jacques Rousseau)

Oggi, che le ricerche più sottili e un gusto più fine hanno ridotto a princìpi l’arte di piacere, regna nei nostri costumi una vile e ingannevole uniformità, e tutti gli spiriti sembrano esser stati fusi in uno stesso stampo: senza posa la civiltà esige, la convenienza ordina; senza posa si seguono gli usi e mai il proprio genio. Non si osa più apparire ciò che si è…Che se per caso, fra gli uomini straordinari per il loro ingegno, se ne trovi qualcuno che abbia fermezza nell’anima e che rifiuti di prestarsi al genio del suo secolo e di avvilirsi con produzioni puerili, guai a lui! Morrà nell’indigenza e nell’oblio. (...)

Gli antichi politici parlavano senza posa di costumi e di virtù: i nostri non parlano che di commercio e di danaro… un uomo non vale per lo Stato che il consumo che vi fa… i Principi sanno benissimo che tutti i bisogni che il popolo si dà, sono altrettante catene di cui si carica… qual giogo potrebbe imporsi ad uomini che non han bisogno di nulla?... L’anima si proporziona insensibilmente agli oggetti che l’occupano.

*** Jean-Jacques ROUSSEAU, 1712- 1778, filosofo, scrittore, saggista e musicista svizzero, Discorso sulle scienze e sulle arti, 1750, in Discorsi, Bur, 2007, citato da Massimo Fini, Rousseau, un predecessore: la sua lotta al consumismo, 'Il Fatto Quotidiano', 25 luglio 2017, qui


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sabato 29 luglio 2017

#SPILLI / Vaccini, ipocrisia, fanatismo, autoritarismo (M. Ferrario)

'Libertà vaccinale', urlano.
Con riferimento ai vaccini, significa: 'no vaccini'.
Con riferimento alla libertà, significa: '(come genitore) faccio quel che mi pare e me ne frego degli altri'.

Non guariremo mai dall'ipocrisia
Ma neppure dal fanatismo.

Dei 'no-vax' e dei 'sì-vax'.
E dall'autoritarismo (medico-scientifico) di chi, anziché comunicare (informare, argomentare, spiegare, persuadere: un dovere, specie per istituzioni che vogliano essere civili e democratiche), impone e sanziona con la forza della legge e la minaccia dei carabinieri.

*** Massimo FerrarioVaccini, ipocrisia, fanatismo, autoritarismo, per Mixtura


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#CIT / Inferno (Marco Benedetto)

citazione da Paolo Madron
 intervista, 'Il Sole 24 ore', 8 marzo 2009
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#SPOT / Ma quale lupo...

(via facebook)
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#BREVITER / Atac e Charlie (mf)

 
MasFerrario, facebook, 29 luglio 2017, qui

° ° °

MasFerrario, facebook, 29 luglio 2017, qui

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#SGUARDI POIETICI / Il deserto dell'anima (Robinson Jeffers)

Stanno riscaldando vecchi orrori; 
   e tutto quello che dicono è eco dell’eco.
Stai attento a prender parte; osserva soltanto.
Questi non sono criminali, né trafficanti o piccoli
   giornalisti, ma governi
delle grandi nazioni; persone che ben
rappresentano la massa umana. Osservali. 
   Ire e risa 
sono del tutto irrilevanti. E' tempo 
di perdere ogni illusione, che ciascuno entri 
   nel deserto della sua anima
E cerchi Dio — avendo visto l'uomo.


*** Robinson JEFFERS, 1887-1962, poeta statunitense, Il deserto dell’anima, traduzione di Massimo Ferrario, in ‘Efira’, qui
https://it.wikipedia.org/wiki/Robinson_Jeffers


Testo originale (The Soul's Desert)
They are warming up the old horrors;
   and all that they say is echoes of echoes.
Beware of taking sides; only watch.
These are not criminale, nor hucksters and little
   journalists, but the governments
Of the great nations; men favorably
Representative of massed humanity. Observe
   them. Wrath and laughter
Are quite irrelevant. Clearly it is time
To become disillusioned, each person to enter
   his own soul’s desert
And look for God — having seen man.

#MOSQUITO / Angoscia, un 'tipo di nobiltà' con un prezzo alto (Aldo Carotenuto)

Noi tutti abbiamo l’esperienza dell’angoscia. Sappiamo che è qualcosa che ci prende dal di dentro, ci può anche distruggere, ma il grimaldello della psicoanalisi ci viene sempre in aiuto. Se io non ho un oggetto, che può giustificare in parte la mia angoscia, allora è facile pensare che in quel momento quest’oggetto comunque esiste. La verità è che io non ne sono consapevole e allora ho l’impressione di essere perduto. Ecco allora l’intervento dello psicologo, ecco l’intervento dell’analista che può, non dico in tutti i casi, ma in molti casi, aiutarmi a comprendere quell’angoscia, che sicuramente si nasconde negli aspetti più profondi della mia vita. 
Ci sono state tante teorie, tante possibilità di spiegazioni. Io protendo di più verso un aspetto esistenziale della nostra vita, un aspetto esistenziale per il quale noi tutti, usando una terminologia molto utilizzata appunto da certi psicologi dell’esistenza, siamo gettati in questo mondo. E siamo gettati senza nessuna possibilità di salvezza, ma è come se dovessimo vivere fino in fondo il senso dell’essere abbandonati, e quindi siamo presi dall’angoscia. Ora quest’angoscia potrebbe anche esprimere alcuni aspetti importanti della mia vita, che io debbo in un certo senso scoprire. E allora non è un caso che io possa scoprire che quest’angoscia mi deriva da quella che si chiama una ‘falsa coscienza’. Noi uomini dobbiamo purtroppo sopravvivere. Dico purtroppo perché noi uomini, come sappiamo, eravamo stati concepiti per il Paradiso terrestre, ma poi non abbiamo voluto accettare, diciamo, questo regalo, e ce ne siamo andati. Questo è un motivo ricorrente in tutte le mitologie. E’ come se all’uomo non dovesse essere data la sicurezza, la forza, non potesse essere dato qualcosa, così, che lo preservi da tutti i pericoli. L’uomo viene gettato nel mondo e deve accettare di vivere con angoscia la sua esistenza. Ora qualcuno mi potrà dire: ma perché alcuni sono presi dall’angoscia e altri no? Non è facile rispondere. Certo si può dire che forse c’è un problema di sensibilità, per il quale, per esempio, alcune persone non si fanno mai delle domande. Vivono tranquillamente una vita all’esterno, si accontentano di quello che succede, e la loro vita scorre. Nessuno può biasimare questa modalità. Ma ci sono invece poi delle persone che si fanno delle domande. E siccome a queste domande non si può mai rispondere, proprio la mancanza di risposta può generare l’angoscia. E allora l’angoscia diventa uno strumento significativo. Io punto molto su questi aspetti, perché la persona sofferente crede di essere la persona più disgraziata del mondo: in realtà quella sofferenza diventa quella spina che è nel fianco, oppure che è dietro la nuca, ci impedisce di dormire e quindi ci spinge verso la conoscenza, ci spinge a capire cose, che altrimenti non avremmo mai capito. Una persona angosciata, secondo il mio punto di vista, ha un tipo di nobiltà che la persona che non conosce angoscia, non ha mai avuto né potrà mai avere. Naturalmente è un tipo di nobiltà che la persona angosciata ha: questo tipo di nobiltà ha un prezzo molto alto. Io non potrei dire se vale la pena o non vale la pena di pagarlo, però so che bisogna pagare questo prezzo. Anche perché poi, in fondo, le cose veramente importanti nella vita non vengono mai date con uno sconto, hanno sempre un prezzo. E forse noi, che siamo angosciati, dovremmo anche essere pronti a pagarlo.

*** Aldo CAROTENUTO, 1933-2005, psicoanalista di matrice junghiana, Il sentimento dell’angoscia, in Enciclopedia Multimediale Scienze Filosofiche, ‘Aforismi’, qui


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#LINK / Sempre più complicato capire se un video è falso (Adrienne LaFrance)

(...) Proprio nell’epoca in cui cresce la sfiducia nei confronti del giornalismo, si sta velocemente sviluppando una tecnologia che rende ancora più difficile capire cosa è vero e cosa è falso. Convincenti tecniche in stile Photoshop sono ormai disponibili e il risultato è allo stesso tempo notevole e spaventoso.

Gli informatici sono ormai in grado di creare dei filmati in cui il movimento delle labbra viene sincronizzato in modo molto realistico, mettendo in bocca a una persona le parole pronunciate da un’altra. (...)

*** Adrienne LAFRANCE, giornalista, The Atlantic, Stati Uniti, Sarà sempre più complicato capire se un video è falso, 'internazionale.it', 28 luglio 2017, traduzione di Federico Ferrone

LINK articolo integrale (e VIDEO) qui

venerdì 28 luglio 2017

#CIT / Dovresti andare (Simone Perotti)


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#VIGNETTE / Ho voglia di te (Pietro Vanessi)

Pietro VANESSI, 1964
(dalla rete)

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#HUMOR / Sconosciuti

(via pinterest)

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#SGUARDI POIETICI / Tu (Erich Fried)

Dove non c'è nessuna libertà
Sei tu la libertà
Dove non c'è nessuna dignità 
Sei tu la dignità
Dove non c'è nessun calore
E non c'è nessuna vicinanza da persona a persona
Sei tu la vicinanza e il calore
Cuore del mondo senza cuore

Le tue labbra e la tua lingua
Sono domande e risposte
Nelle tue braccia e nel tuo grembo
C'è qualcosa che assomiglia alla pace
Ogni forzata partenza da te
Anela il ritorno
Tu sei un inizio del futuro
Cuore del mondo senza cuore

Tu non sei un articolo di fede
E nessuna filosofia
Nessuna regolamentazione e nessuna proprietà
Cui uno si aggrappa
Tu sei un essere umano che vive
Tu sei una donna
E puoi sbagliare e dubitare e star bene
Cuore del mondo senza cuore

*** Erich FRIED, 1921-1988, poeta austriaco, Tu, 'suzanne.de', traduzione di Massimo Ferrario, qui


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Testo originale (Du)
Wo keine Freiheit ist
Bist du die Freiheit
Wo keine Wuerde ist
Bist du die Wuerde
Wo keine Waerme ist
Keine Naehe von Mensch zu Mensch
Bist du die Naehe und die Waerme
Herz der herzlosen Welt

Deine Lippen und deine Zunge
Sind Fragen und Antworten
In deinen Armen und deinem Schoss
Ist etwas wie Ruhe
Jedes Fortgehenmuessen von dir
Geht zu auf das Wiederkommen
Du bist ein Anfang der Zukunft
Herz der herzlosen Welt

Du bist kein Glaubensartikel
Und keine Philosophie
Keine Vorschrift und kein Besitz
An den man sich klammert
Du bist ein lebender Mensch
Du bist eine Frau
Und kannst irren und zweifeln und gutsein
Herz der herzlosen Welt

#LINK / Felicità, si può comprare (Oliver Burkeman)

“Spendere soldi per fare esperienze invece che per comprare un oggetto rende più felici!”. Questo è il tipo di riflessione che ci aspetteremmo di trovare in un tweet di Richard Branson, insieme a una foto del barbuto, irritante fondatore del Virgin Group che scia sull’acqua ai Caraibi (facendo il buffone). Ma è anche una delle verità più accertate dalle ricerche sulla felicità: i beni materiali smettono presto di darci piacere, mentre il ricordo delle esperienze ci rimane impresso nella memoria per anni.

O almeno così credevamo. Ma da un nuovo corposo studio ungherese non è emersa nessuna differenza significativa tra i due modi di spendere. (...)

*** Oliver BURKEMAN, giornalista e saggista, In realtà, la felicità si può comprare, 'internazionale.it', 24 luglio 2017

LINK articolo integrale qui


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#MOSQUITO / Razzismo, paura del diverso, paranoia, italiani (Luigi Zoja)

[D: Quella del diverso è una paura atavica. Cosa succede nella testa, rispetto all’altro da sé?]
L’italiano è preparato alla percezione dell’altro molto meno che in altri paesi. Si è sempre detto scioccamente che l’italiano non è razzista. Ma dipendeva solo dal fatto che c’erano meno minoranze rispetto ad altri luoghi. 

[D: Perché l’Italia è meno preparata?] 
Perché non c’è tradizione. L’Inghilterra è da molto tempo abitata da pachistani, indiani e così via, a causa dell’impero coloniale. La Francia un po’ meno, ma comunque più di noi. La Germania ha visto un alto numero di immigrati e, come in Svizzera, una politica al riguardo c’è stata. Da noi tutto questo non è avvenuto: il problema vero si avrà tra una generazione. Come nell’estate delle banlieue parigine che andavano a fuoco: gli autori delle proteste erano francesi di colore. Seconda generazione: di lingua francese e passaporto francese, coscienti dei loro diritti. Quando i nostri immigrati stagionali saranno così evoluti, alzeranno le richieste. 

[D: Durante le sedute con i pazienti salta fuori la paura del diverso?] 
Il paziente che sceglie la psicoanalisi è generalmente piuttosto colto e sensibile, capace di autocritica. Chi ha bisogno di proiettare il male sull’altro ha un atteggiamento che definirei paranoico e incapace di autocritica. Penso che noi tutti siamo potenzialmente paranoici, ma controllati. 

[D: E quindi, potenzialmente razzisti?] Non c’è dubbio. I miei pazienti non sono mai razzisti, però nei loro sogni l’uomo nero ricorre, sempre come rappresentazione della paura. 

[D: E cosa vuol dire?] 
Che l’altro è avvertito come minaccioso. È una distinzione primordiale, di tipo animale. Vede, gli animali tra specie diverse possono uccidersi. Erik Erikson parlava di pseudo-speciazione. L’animale ha l’istinto per distinguere una specie diversa. L’essere umano, che è animale complicatissimo e invasivo, non riconosce più l’altro essere umano se ha tratti diversi, abiti diversi, lingua diversa. Perché se il cane annusa il cane e lo riconosce, l’uomo percepisce l’altro attraverso sistemi culturali. E se l’altro è troppo diverso non lo capisce. La pseudo-speciazione è l’illusione che l’altro appartenga a un’altra specie, non a un’altra razza.

[D: Ma il cavallo e l’asino si accoppiano e nasce il mulo] 
È l’eccezione limite. Ma il mulo è sterile e quindi la cosa si ferma lì. Mi sono riletto recentemente il Mein Kampf, per un libro sulla paranoia che sto scrivendo: lì Hitler fa il salto. Dice che gli animali non accettano quelli di un’altra specie. E poi prosegue, come fanno i manipolatori, e dice: «quindi un’altra razza è troppo diversa, bisogna allontanarla e se non si può, eliminarla». Passa da specie a razza. Ma dobbiamo tener molto ben presente la distinzione. Se noi ci accoppiamo con un cinese, nasce un essere umano perfetto. Anzi l’umanità è andata avanti su questo. Gli esquimesi, nei tempi in cui erano davvero isolati, quando arrivava uno straniero lo facevano dormire con la moglie. Non facevano un ragionamento, ma l’istinto li portava a sapere che l’endogamia è geneticamente dannosa. 

[D: Come si combatte la paura dell’uomo nero?]
Fa parte dei compiti civili dell’uomo tenere controllato l’animale dentro di sé. Anch’io se vedo l’uomo nero troppo diverso, mi fermo a guardarlo. Come guardo una bella donna. Ma una cosa è che mi caschi l’occhio, un’altra che io dia un pizzicotto a quella signora. Così se guardo un uomo perché istintivamente diverso, non devo dare un seguito aggressivo a questa pulsione. (...)

*** Luigi ZOJA, 1943, psicoanalista junghiano, intervistato da Silvia Truzzi, ‘Il Fatto Quotidiano’, 10 gennaio 2010.

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giovedì 27 luglio 2017

#SPOT / Mi girano ancora (Pellescura)

facebook, 18 luglio 2017, qui

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#SCRITTE / Finché c'è birra

(via pinterest)

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#HUMOR / Anche tu strabico?

(via pinterest)

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#SGUARDI POIETICI / Non basta (Hans Kruppa)

L'intelligenza non basta, 
se manca la saggezza.

L'ottimismo non basta, 
se manca la forza.

La vita non basta, 
se manca la magia.

L'amicizia non basta, 
se manca la fiducia.

L'amore non basta, 
se manca il coraggio.

Io non basto, 
se manchi tu.

*** Hans KRUPPA, 1952, poeta e scrittore tedesco, Non basta, traduzione di Massimo Ferrario, blog hans-kruppa.de, qui
https://de.wikipedia.org/wiki/Hans_Kruppa


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Testo originale (Nicht Genug)
Intelligenz ist nicht genug,
wenn Weisheit fehlt.

Optimismus ist nicht genug,
wenn Kraft fehlt.

Leben ist nicht genug,
wenn Zauber fehlt.

Freundschaft ist nicht genug,
wenn Vertrauen fehlt.

Liebe ist nicht genug,
wenn Mut fehlt.

Ich bin nicht genug,
wenn du fehlst.

#MOSQUITO / Freud, il dogma, la scienza, le caratteristiche personali (Carl Gustav Jung)

C’è un fatto curioso piuttosto raro nella storia della scienza – che però rientra anch’esso nel particolare carattere della corrente culturale “psicoanalitica” – ed è che il creatore della psicoanalisi (in senso stretto), Freud, insiste sull’identità del metodo con la sua teoria sessuale, a cui egli in tal modo ha dato per così dire un’impronta dogmatica. Questa dichiarazione “scientifica” d’infallibilità mi ha indotto a suo tempo alla rottura con Freud; perché dogma e scienza sono per me grandezze incommensurabili, che confondendosi si danneggiano a vicenda. Il dogma ha un valore inestimabile come fattore religioso proprio perché rappresenta un punto di vista assoluto. Ma la scienza che crede di poter fare a meno della critica e della scepsi si corrompe in muffa malsana. Per la scienza, il dubbio è un bisogno vitale. Dovunque esso mostra una tendenza al dogma e, quindi, all’intolleranza e al fanatismo, vuol dire che viene soffocato un dubbio molto probabilmente giustificato e messa a tacere un’incertezza fin troppo fondata. 
Se sottolineo questo fatto di per sé deplorevole, non è tanto per scuotere con le mie critiche la teoria di Freud, quanto per avvertire il lettore non prevenuto che la psicoanalisi freudiana non è, caratteristicamente, solo lavoro e sforzo scientifico, ma anche un sintomo psichico che, come indicano i fatti, si è dimostrato più forte dell’arte analitica del maestro stesso. Come ha mostrato chiaramente il libro di Maylan Freuds tragischer Komplex, non sarebbe affatto difficile derivare la tendenza al dogmatismo di Freud dalle sue caratteristiche personali – egli stesso ha insegnato ai suoi allievi questo metodo e l’ha applicato di persona più о meno felicemente – ma non trovo simpatico volgere contro il creatore le sue stesse armi. In fin dei conti, nessuno sfugge completamente alle sue caratteristiche personali. Tutti vi sono più о meno legati, specialmente se praticano la psicologia. 
Io trovo poco interessanti queste deficienze tecniche e ritengo dannoso sottolinearle troppo, perché così facendo si distoglie l’attenzione dall’unico fatto importante, ossia che anche lo spirito più indipendente è quanto mai condizionato e dipendente proprio là dove sembra essere più libero.

*** Carl Gustav JUNG, 1875-1961, medico e psicoanalista svizzero, fondatore della psicologia analitica, Prefazione a W. M. Kranefeldt, La psicoanalisi, 1930, in Opere IV, Freud e la psicoanalisi, Bollati Boringhiri, edizione digitale, 2015


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#LINK / Potere, il paradosso (Annamaria Testa)

Che cosa frulla nella mente delle persone di potere? Ce lo domandiamo – e capita non di rado – quando i loro comportamenti ci appaiono contraddittori, o poco comprensibili, o così arroganti da essere difficili da sopportare. Un recentissimo articolo uscito sull’Atlantic ci invita a porci la domanda in termini più radicali: che cosa succede al cervello delle persone di potere?

L’Atlantic cita un paio di pareri autorevoli. Secondo Dacher Keltner, docente di psicologia all’università di Berkeley, due decenni di ricerca e di esperimenti sul campo convergono su un’evidenza: i soggetti in posizione di potere agiscono come se avessero subìto un trauma cerebrale. Diventano più impulsivi, meno consapevoli dei rischi e, soprattutto, meno capaci di considerare i fatti assumendo il punto di vista delle altre persone.

Sukhvinder Obhi è un neuroscienziato dell’università dell’Ontario. Non studia i comportamenti, ma il cervello. Quando mette alcuni studenti in una condizione di potere, scopre che questa influisce su uno specifico processo neurale: il rispecchiamento, una delle componenti fondamentali della capacità di provare empatia.

Ed eccoci alla possibile causa di quello che Keltner definisce paradosso del potere. Quando le persone acquisiscono potere, perdono (o meglio: il loro cervello perde) alcune capacità fondamentali. Diventano meno empatiche, cioè meno percettive. Meno pronte a capire gli altri. E, probabilmente, meno interessate o disposte a riuscirci. (...)

*** Annamaria TESTA, esperta di comunicazione e saggista, Lo strano paradosso del potere, 'internazionale.it', 25 luglio 2017

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mercoledì 26 luglio 2017

#PIN / L'altro e noi (MasFerrario)


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#SPOT / Femminicidio (Chiara Pontremoli)

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#CIT / La tribù e il capo (Piero Gobetti)


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#SGUARDI POIETICI / Con lei (Giovanni Giudici)

Con lei era difficile. Ma non rimpiangere
il giugno lontano, la parola cuore,
i denti come perle duri sul bacio inesperto,
la mano timorosa, il contemplato pudore.
A ripensarci, lei era poco più d’una sciocca,
oggi diresti che la mette giù dura,
e molto meno ti chiede colei che ripete:
cinquemila in albergo e in macchina due, con la bocca.

*** Giovanni GIUDICI, 1924-2011, giornalista e poeta, Con lei, da Giovanni Giudici, La vita in versi, Mondadori, 1965


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#SENZA_TAGLI / Megaliquidazioni, libero mercato? (Francesco Erspamer)

La ragione per cui a proposito di Cattaneo ho parlato di americanizzazione è che le megaliquidazioni se le sono inventate loro, gli americani, dopo che la scomparsa dell'URSS liberò i ricchi da qualsiasi responsabilità sociale e consentì l'avvento del liberismo globalista. 
Qualche esempio degli ultimi dieci anni (ma al livello di Cattaneo ce ne sono centinaia): buonuscita dell'AD di Viacom, 100milioni di dollari; di quello di Target, 164milioni; Gillette, 165 milioni; CVS, 185 milioni; Exxon, 321 milioni; General Electric, 417milioni. 

Libero mercato? Ma quando mai. Se le liquidazioni fossero cento volte più basse, questi personaggi l'AD lo facevano lo stesso, probabilmente meglio; mica per protesta si mettevano a fare l'impiegato o il professore o il commerciante. Come Messi e Ronaldo avrebbero giocato a calcio, e da campioni, anche se il loro stipendio fosse stato di solo un milione all'anno invece di cento.

*** Francesco ERSPAMER, docente di studi italiani e romanzi ad Harvard, saggista, 'facebook', 25 luglio 2017


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#VIDEO / Basta con questo sistema folle (Jeremy Corbyn)


Basta con questo sistema folle
Jeremy Corbyn, 1949
leader laburista britannico
faceboook, Senso Comune, 23 luglio 2017
(Sottotitoli e traduzione: Roberta Terranova)
video 6min27

"Viviamo in una società con disuguaglianze grottesche. Non possiamo più tollerare il livello odierno di miseria e disperazione. Basta con questo sistema folle"




#MOSQUITO / Svendita di legalità in cambio di consenso (Ermanno Rea)

Ma come si fa a 'bloccare' una democrazia (beninteso senza instaurare una dittatura in piena regola)? Ecco l'interrogativo al quale però nessuno dei grandi declamatori della 'democrazia bloccata' ha mai dato una risposta. La risposta a me pare ovvia: svendendo legalità in cambio di consenso.

*** Ermanno REA, 1927-2016, scrittore, giornalista, La fabbrica dell'obbeidenza. Il lato oscuro degli italiani, Feltrinelli, 2013


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martedì 25 luglio 2017

#FAVOLINE / Il circolo vizioso (MasFerrario)

M. Ferrario, Loop, in Quasi favole in forma di battuta
da AA.VV, C’era una volta… I manager raccontano, Olivares, Milano, 1990

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#SCRITTE / Chi è differente

(via pinterest)

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#HUMOR / Ultimo selfie

(via pinterest)

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#SGUARDI POIETICI / La mia storia non la racconto (Vera Lúcia De Oliveira)

la mia storia non la racconto ma se vuoi invento
ho storie dentro di me che nascono e restano
a rimuginare ho un sacco di storie tanto
più le racconto più diventano vere
c'è gente che piange e chiede dove le vado a prendere
rispondo che stanno dentro ognuno di noi

*** Vera Lúcia de OLIVEIRA, 1958, poetessa brasiliana di origini italiane, da Nel cuore della parola, Edizioni Adriatica, 2003, traduzione di Guia Boni, in Alessio Brandolini, La poesia di Vera Lúcia de Oliveira, in ‘Fili d’aquilone’, luglio/settembre 2006, qui


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#SENZA_TAGLI / Una cecità diffusa (Domenico Starnone)

La sete di giustizia va bene, ma il problema è riconoscere l’ingiustizia. In genere crediamo che sia una cosa facile ma non è così. Le porcherie sono a tal punto consuete, nella vita di ogni giorno, che le consideriamo un normale modo di vivere. La disuguaglianza sociale? È il motore indispensabile dello sviluppo. Lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo? Combatte la disoccupazione. Vendere armi? Abbiamo il dovere di contribuire alla ricchezza della nazione. Discriminare in base al colore della pelle o al sesso? Non è questione di discriminazione ma di capacità. Abbiamo messo a ferro e fuoco interi continenti saccheggiandoli, impoverendoli, e i guai odierni vengono di lì? Sempre con questo piagnisteo, guardiamo al futuro.

C’è insomma una cecità diffusa che permette di aumentare ogni giorno la dose dei soprusi spacciandoli per interventi oculati. C’è soprattutto un consentire massiccio con la disumanità sentendosi nel giusto. Sicché urge non un’educazione alla giustizia ma al riconoscimento dell’ingiustizia. Cosa da cui va escluso, però, il momento in cui ci pare che dell’ingiustizia siamo noi le vittime. Lì c’è sempre il rischio di prendere abbagli e finire nel ruolo dell’aguzzino. È solo quando riconosciamo il torto che viene fatto agli altri e lo sentiamo intollerabile a prescindere da qualsiasi eventuale buona ragione, che la nostra educazione è davvero cominciata.

*** Domenico STARNONE, scrittore, Una cecità diffusa, 'internazionale.it', 14 luglio 2017, qui


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#RITAGLI / I caporali, il sorriso, la felicità (Totò)

[D: Quando nacque questo Suo odio per i caporali, principe?]
«Sotto le armi, con un caporale di Alessandria che nella vita faceva lo spazzino. Caporali, vede, son quelli che voglion essere capi. C’è un partito e sono capi. C’è la guerra e sono capi. C’è la pace e sono capi. Sempre gli stessi. Io odio i capi come le dittature, le botte, la malacreanza, la sciatteria nel vestire, la villania nel parlare e mangiare, la mancanza di puntualità, la mancanza di disciplina, l’adulazione, i ringraziamenti…». (...)

[D: Principe: io non La ho mai vista ridere. A parte il fatto che esser triste è la legge dei comici, io temo che Lei abbia sempre riso pochissimo: che non conosca il sapore di una bella risata.]
«Pochissimo, niente. Io non rido, sorrido. E, anche quello, raramente. Sorrido a lei, per esempio, perché è una donna: non si può mica parlare a una donna con il musone. Però vede: non è esatto nemmeno dire che io sia triste: son calmo, privo di ansia. Io l’ansia non la conosco. Deve influire, in questo, il mio residuo di sangue orientale, bizantino. Non so… starei ore e ore fermo a guardare il cielo, la luna. Io amo la luna, assai più del sole. Amo la notte, le strade vuote, morte, la campagna buia, con le ombre, i fruscii, le rane che fanno qua qua, l’eleganza tetra della notte. È bella la notte: bella quanto il giorno è volgare. Il giorno… che schifo! Le automobili, gli spazzini, i camion, la luce, la gente… che schifo! Io amo tutto ciò che è scuro, tranquillo, senza rumore. La risata fa rumore. Come il giorno». (...)

Signorina mia, ciascuno ha da portare una croce e la felicità, creda a me, non esiste. L’ho scritto anche in una poesia: «Felicità: vurria sapé che d’è / chesta parola. Vurria sapé che vvo’ significà». Forse vi sono momentini minuscolini di felicità, e sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte. La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza.»

*** TOTO' (Antonio De Curtis), 1898-1967, attore, intervistato da Oriana Fallaci, 'L'Europeo', 1963, 'oriana-fallaci,com', qui

LINK intervista integrale qui 


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