La crisi che affligge gli Stati Uniti non è solo economica o politica. Qualcosa di più profondo sta sconquassando il paese: una visione mercenaria e utilitaristica insensibile al vero benessere della gente, che taglia fuori l'immaginazione e il pensiero, che marchia come insignificante la passione per la conoscenza. I toni sguaiati dei media e dei politici alimentano una mentalità pugilistica, e noi cittadini diventiamo semplici spettatori, con emozioni e sensazioni da stimolare costantemente in una sorta di scarica adrenalinica che ci trasforma in astanti passivi, dipendenti da questo gioco. (...)
Io mi oppongo all'idea che la passione e l'immaginazione siano superflue, che le discipline umanistiche non servano a niente dal punto di vista pratico o pragmatico, e che quindi debbano essere subordinate ad altre materie più «utili». Anzi: la conoscenza immaginativa è pragmatica. Ci aiuta a modellare la nostra idea del mondo e il posto che vi occupiamo; influenza la nostra capacità di scelta. Politici, educatori, imprenditori: siamo tutti condizionati da questa visione o dalla sua assenza. Se è vero che in una democrazia l'immaginazione e le idee sono secondarie - che sono una specie di lusso -, allora qual è lo scopo della vita, in una società di questo tipo? Che cosa renderà i suoi cittadini fedeli al proprio paese, che cosa li farà preoccupare del suo benessere e non solo dei propri interessi egoistici? Io sostengo che la conoscenza immaginativa è indispensabile - in termini molto pratici - per la formazione di una società democratica, per la sua concezione di sé stessa e del proprio futuro, e che riveste un ruolo importante nella tutela dell'ideale democratico. (...)
*** Azar NAFISI, 1948, scrittrice iraniana residente negli Stati Uniti, Per favore non rinunciate al diritto di immaginare, 'Sette', 18 settembre 2015
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