Lo scandalo della Volkswagen è un duro colpo al capitalismo industriale moderno, quello che secondo la teoria neo-liberista, rappresenta la spina dorsale della crescita economica. E quindi va difeso a spada tratta. Ma sarà difficile, se non impossibile, anche per i più accaniti neo-liberisti far passare il software che inganna i controlli sulle emissioni di diossido di nitrogeno come un errore casuale, un’alterazione non programmata. Qualcuno l’ha pensata, l’ha studiata, ha prodotto ed applicato ai motori diesel il software per imbrogliare le autorità competenti ed i consumatori. E dato che la catena di montaggio automobilista è un meccanismo complessissimo di orologeria industriale, dove tutto è computerizzato, bilanciato e verificato al millimetro, di certo il software fraudolento è stato approvato dal board della Volkswagen perché per applicato si è dovuta modificare la catena di montaggio.
Dunque, il simbolo del capitalismo industriale europeo dovrebbe andare in frantumi perché gestito da delinquenti, questa infatti la definizione corretta di chiunque fosse a conoscenza della frode. (...)
Nel 2014, secondo dati ufficiali raccolti da Greenpeace, i produttori di diesel, con in testa la Volkswagen hanno speso 18,5 milioni di euro attraverso 184 lobbisti a Bruxelles, chissà quante nuove autovetture sono state ‘regalate’ o ‘donate’. (...)
Rimane il problema di fondo: il gigante del capitalismo industriale europeo ha mentito ai suoi clienti. Se lo ha fatto la Volskwagen chiunque può farlo. Al di là dei sistemi di controllo stiamo toccando con mano la vera natura del capitale industriale, perché questa volta le banche e la finanza proprio non c’entrano. Ed ancora una volta il consumatore, il cittadino è vittima della frode.
*** Loretta NAPOLEONI, economista e saggista, Volkswagen, il gigante del capitalismo ha mentito ai suoi clienti. Avanti il prossimo, blog 'ilfattoquotidiano.it', 27 settembre 2015
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Sempre in Mixtura, 1 altro contributo di Loretta Napoleoni qui
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