mercoledì 18 marzo 2015

#LIBRI PIACIUTI / La Repubblica dei selfie (Marco Damilano)

Marco DAMILANO, La Repubblica dei selfie. Dalla meglio gioventù a Matteo Renzi, 
pagine 285, € 18.50, ebook € 9,99

Una ricostruzione a grandi pennellate, ma anche con tocchi sapienti di intelligente approfondimento, della storia d'Italia dal dopoguerra ad oggi: ciclone Renzi compreso.

Un linguaggio secco, nervoso, con immagini di sintesi che sanno colpire e costringono a riflettere.

Siamo anche il nostro passato e senza una conoscenza di questo, l'identità, di un individuo o di una nazione, è debole e precaria. Il libro ha il merito di ricordarcelo. Anche impietosamente: con una critica argomentata non solo alla classe dirigente e alla politica, ma pure a noi stessi. In comune, tra noi cittadini (più per forma che per sostanza) e chi ci ha governato, il frequente scarico ad altri delle nostre responsabilità, la ricerca costante di un capro espiatorio.

Scrive in apertura Damilano: «C’è stata la Repubblica dei partiti, che aveva come religione la Rappresentanza. Poi è arrivata la Repubblica del Cavaliere, fondata sulla Rappresentazione. Quella che sta nascendo è la Repubblica dell’Auto-rappresentazione. Una Selfie-Repubblica, con un’unica bandiera: l’Io.»

Una lettura piacevole, che prova a dipanare il filo tra le tre epoche: scorre veloce e intriga. Ma certo non diverte. E la colpa non è di chi scrive, ma nostra. Di noi che siamo fotografati e veniamo messi di fronte a noi stessi. 
I 'selfie' in genere fungono da iniezione narcisistica: e pompano, beotamente, l'ottimismo di chi si bea di se stesso. Qui però certi fotogrammi sono inesorabili e ci restituiscono un'auto-immagine difficilmente consolatoria. E' il 'difetto' dell'analisi di realtà. Uno dei pochissimi difetti che, come italiani, non abbiamo. Per questo siamo bravissimi nel riempirci la bocca di cambiamento e ci limitiamo a fare cambiamento nei comizi e nelle convention. Magari fotografandolo con qualche 'selfie'. Meno faticoso, e meno fastidiosamente responsabilizzante, di quello, 'vero', faticoso e impegnativo, che si dovrebbe fare nella realtà.
*** Massimo Ferrario, per Mixtura

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Quello del fiorentino Renzi è un machiavellismo da House of Cards, più che il duca Valentino, il modello di riferimento è l’ambizioso, spregiudicato politico americano Frank Underwood, interpretato da Kevin Spacey. Uno che sospira: «La democrazia è così sopravvalutata». Uno per cui la politica è prima di tutto eliminazione dell’avversario o presunto tale. «La politica richiede sacrificio. Il sacrificio degli altri, ovviamente.» E che insegna: «Nessuno è uno scout. Neppure uno scout». E questa sembra scritta proprio per lui, l’ex lupetto diventato politico cannibale, insaziabile di successi. (...) (Marco Damilano, dal libro)
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