Non sarà mai un esame a dirti se sei maturo.
Sì, lo so: sono un prof, non dovrei dirti queste cose. Ma anche se in molti ancora lo chiamano esame di maturità, credo che la maturità sia una medaglia che si conquisti soprattutto altrove. A diciannove anni non avevo idea di cosa avrei fatto in vita mia. Il giorno stesso dell’orale sono partito per Bibione a lavorare. Sono maturato più in quei due mesi, in mezzo a lavapiatti balcanici e pizzaioli con la fedina penale a macchia di leopardo, che in cinque anni di scuola.
Non sarà mai un tema a dirti se sai scrivere. Al mio tema di maturità ho preso quattro e mezzo, per dire. E non sarà mai un professore che non ti conosce, a dirti se sei pronto o meno per il mondo di fuori. Nemmeno quelli che ti conoscono. Forse, non puoi nemmeno tu. Infine, non sarà mai un voto a misurare il tuo valore. Le persone più intelligenti che conosco non sono uscite col massimo dei voti. Alcune di loro, a dirla tutta, all’esame di maturità non ci sono neanche arrivate.
No, non è un'apologia dell'università della strada, la scuola della vita che insegna più di qualsiasi altra scuola: senza lo studio, senza la fatica e il sudore sui libri oggi non puoi sperare di arrivare molto lontano. Ti dico queste cose per ricordare a te e anche a me stesso che un voto è solo un numero, non un'etichetta da attaccarsi addosso per la vita. Tu non sei il voto che prenderai: qualsiasi esso sarà, tu sarai molto di più.
Fra vent'anni nessuno ti chiederà con che voto sei uscito alla maturità: in tanti invece ti chiederanno quanto sei disposto a sacrificarti per i tuoi obiettivi, se sarai capace di lavorare in gruppo oppure no, se saprai ascoltare gli altri, se sai quello che fai e quanto ci credi, in quello che fai.
Per cui vai, dai il massimo, non sottovalutare le difficoltà, aiuta i tuoi amici, sorridi, goditi queste emozioni, le ricorderai per tutta la vita, per tutti i giorni che vivrai ti resteranno in mente la notte prima, il sonno che non arriverà, il leggero dolore alla pancia, la luce del primo sole estivo, i tuoi occhi allo specchio del bagno quando ti preparerai, le compagne sull’orlo della crisi di nervi, le battute sdrammatizzanti dei prof che in realtà saranno ancora più drammatizzanti, il momento in cui ti metteranno in mano il foglio con le tracce, il caldo e il sudore mentre scriverai, le facce buffe che farai coi tuoi amici vicini di banco, ogni piccolo dettaglio ti si imprimerà per sempre nei ricordi e sarà questo, alla fine, soprattutto questo, che resterà.
È una sfida, certo. E si diventa grandi solo dopo tante sfide di cui questa, forse, è solo la prima.
*** Enrico GALIANO, insegnante e scrittore, facebook, 18 giugno 2019, qui
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