Massimo FINI, "Una vita.
Un libro per tutti o per nessuno"
pagine 249, Marsilio, 2015, € 17.00, ebook € 9,99
Se vi piacciono gli irregolari.
Se vi piacciono quelli che sono realmente fuori dal coro e non fingono di stare fuori standoci dentro.
Se vi piace confrontarvi con un pensiero che magari non condividete, ma che è un pensiero che pensa: e quindi pensa anche cose spiacevoli.
Se vi piacciono quelli non facilmente catalogabili, un po' anarcoidi, 'liberi pensatori' (e del resto, se non sono 'liberi', neppure sono 'pensatori'...).
Ecco, allora Massimo Fini fa per voi.
E questo libro, in cui lui racconta in modo fluviale, anche un po' erratico, la sua vita, di giornalista, in un ambiente sempre più professionalmente 'servile', e di uomo, in un'epoca sempre più grigiamente conformista e dai ruoli sempre più sfumati e pasticciati (anche quelli di genere), ve lo potete godere.
Non sono poche pagine, ma scorrono facili: e ti prendono come un thriller.
Anche chi già conosce e apprezza l'autore, per aver seguito la sua ricca attività di giornalista o aver letto i suoi saggi numerosi, rimane positivamente sorpreso dalla quantità di fatti, pubblici e privati, che vengono ricordati e condensati.
L'affresco è intrigante: c'è tutta la sua vita in ballo. Intensa, ricca di episodi, densa di relazioni. Professionali e affettive.
Fini non fa sconti: nomi e cognomi per tutti.
E prende posizione: una qualità ormai rarissima, in un mondo in cui ognuno si mette al vento e magari trova pure gli argomenti (pseudo)razional-psicologici (la complessità del 'capire' e conseguentemente del 'con-vivere', ad esempio) per giustificare la pura e semplice osservazione 'neutrale', venduta come oggettivamente 'terzista', di fatto 'cerchiobottista' e decisamente 'paracula'.
Naturalmente non è necessario seguire Fini su tutte le sue posizioni e convinzioni.
Anzi, sarebbe pericoloso affidarglisi. Come sempre, per chiunque.
Nella maggior parte dei casi, ad esempio, io rimango con numerosi dubbi. E lui per primo, del resto, confessa di essere meno sicuro e dogmatico di come in genere appare.
Altre volte, poi, mi ritrovo in netto dissenso.
Ma chi ama il 'pensiero critico', e sa ancora cosa sia e quanto sia faticoso coltivarlo, se non si hanno intelligenze lucide con cui entrare in dialettica, dovrebbe fare voti perché figure alla Fini, non solo non sparissero, ma si moltiplicassero.
Per una questione di 'igiene': psicosociale e personale-individuale.
Invece preferiamo i cori. Spesso, per giunta, finti.
Così se non ci abbindolano 'loro', ci autoabbindoliamo noi. (mf)
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