Una business school non festeggerebbe mai un uomo d'affari che ha fatto fortuna con la vendita di film pornografici: perché mai allora dovrebbe capitare a qualcuno che si è arricchito sfruttando le dipendenze delle persone o promuovendo uno strumento finanziario pensato per far fessi gli investitori sprovveduti? Le business school dovrebbero coprire di vergogna questo tipo di comportamenti criticandoli pubblicamente.
Molte business school offrono corsi di etica, che normalmente si dividono in due categorie. In alcuni si illustrano semplicemente i dilemmi etici, senza però alcuna presa di posizione sulle possibili linee da adottare: è come se agli studenti si spiegassero i pro e i contro della segregazione razziale, lasciando decidere a ciascuno di loro da che parte stare. In altri ci si nasconde dietro la responsabilità sociale dell'azienda, per cui i doveri sociali ricadono appunto su di essa, e non sul singolo. Scrivo «nascondere» perché l'azienda altro non è che un insieme di persone. Una decisione della Corte Suprema del 2010 (Citizen United contro Federal Election Commission) ha affermato che non dobbiamo caricare sulle imprese oneri che non siamo disposti ad imporre ai singoli individui. Prima della responsabilità sociale dell'azienda c'è quella del singolo individuo: se non si riconosce la seconda, non si può parlare della prima. Le business school dovrebbero prendere posizione sulla responsabilità individuale di un buon capitalista.
*** Luigi ZINGALES, 1963, economista, docente di Impresa e Finanza all’università di Chicago, Manifesto capitalista. Una rivoluzione liberale contro l’economia corrotta, Rizzoli, 2012.
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