I Saggi chinarono il capo, un po’ perplessi: non assicurarono la risposta, ma si impegnarono a provarci. Era una richiesta inconsueta, e soprattutto la ritenevano, almeno di primo acchito, impossibile da soddisfare. Ogni azione, anche quando non si tratta di una reazione a un fatto preciso, ma manifesta una sua intrinseca autonoma proattività, deve fare i conti con il contesto specifico: non esistono comportamenti calati dall’alto, ideali, astratti. La realtà, per natura strutturale, è interconnessa e interdipendente.
Trascorse una settimana. Poi il gruppo degli Anziani Saggi si presentò al re.
«Non è stato facile, Maestà. Ma forse siamo riusciti a produrre la risposta che ci avete chiesto. Abbiamo fatto fondere due anelli, di altissima fattura e bellezza. Eccoli: provateli.»
Il Re, un po’ stupito, prese i due anelli e se li infilò alle dita delle due mani: erano bellissimi e di misura perfetta.
Il più Saggio dei Saggi commentò: «Naturalmente, Maestà, se ne avrete bisogno altri, il Grande Gioielliere impiegherà poche ore per forgiare tutti quelli che vi serviranno. In ogni anello, in un riparo nascosto, è inserita una piccola cartina: lì è trascritto il consiglio, pensato per ogni diversa situazione in cui potreste trovarvi. Sperimenterete prima l’anello al dito della mano sinistra, poi l’altro. Ma vi raccomandiamo: aprite l’anello solo in caso di bisogno estremo, se e quando davvero non saprete che fare.»
Il Re ringraziò.
Dopo un mese dovette comandare l’esercito del regno per una delle tante guerre con cui troppo spesso era costretto a difendere il Paese dalle invasioni dei vicini. Ci fu una battaglia aspra e cruenta: le truppe vennero scompaginate e il Re si ritrovò disperso in un bosco, di fatto abbandonato da tutti. Si ricordò del primo anello. Lo aprì. E lesse, in caratteri verdi: “Passerà”. All’inizio fece a fatica a capire. Si trovava in una situazione di massimo disagio e pericolo. La scritta gli sembrò quasi insultante. Poi cercò di rilassarsi. In fondo era vivo. Guardò il tramonto: ne aveva visti molti, ma mai uno così bello e intenso come quello. Lo assaporò. Lasciò trascorrere del tempo e si acquetò. Al crepuscolo, invaso da una insolita calma, individuò, lontano, il rumore di cavalli nella valle. Si rimise in sella, nella direzione in cui doveva essere finito il grosso delle truppe. Le raggiunse. Riorganizzò la difesa.
E lanciò l’attacco definitivo. Stavolta, gli invasori dovettero invertire la marcia, dopo aver lasciato parecchi morti sul campo. Il Re era felice: aveva dimostrato coraggio, forza, intelligenza. E aveva vinto. Che avrebbe voluto di più? Si ricordò del secondo anello: era il momento di leggere il consiglio. Come reagire a una gioia tanto smisurata? La cartina, stavolta, era in caratteri d’oro. Vi era scritto, ancora: “Passerà”. Il Re, per la seconda volta, ebbe una reazione quasi di stizza. Aveva trionfato: era finita, non bastava? Poi si impose di riflettere. E rifletté. E comprese, finalmente, che è vero, si vince e si perde e la ruota gira e bisogna saperla far girare, ma bisogna anche saper accettare che giri come gira. “Passerà”, appunto. E’ nella vita. E appunto questo è la vita.
Ringraziò i Saggi. E decise che, da quel momento, avrebbe potuto fare a mano di far forgiare altri anelli. Ormai il consiglio dei consigli l’aveva scritto nell’anima.
*** Massimo FERRARIO, Il consiglio dei consigli, riscrittura di un antico testo famoso, probabilmente di origine sufi, rielaborato da molti autori, per ‘Mixtura’.
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