domenica 22 maggio 2016

#MOSQUITO / Sessantotto, amarcord (MicheleSerra)

Nel mio liceo milanese, il Manzoni, che pure era la scuola della buona borghesia della città allora più moderna e culturalmente avanzata d’Italia, le ragazze erano invitate dalle professoresse più solerti a non tenere i capelli sciolti, a non indossare i pantaloni, men che meno a truccarsi con quel poco di rimmel e di fard allora in circolazione. Nel 1966 tre studenti-modello del liceo classico Parini erano stati inquisiti dalla magistratura, e sospesi dalla scuola, per avere condotto sul giornalino d’istituto, ‘la Zanzara’, un’inchiesta sull’amore tra i giovani senza omettere brevi e garbati cenni sulla vita sessuale. In quello stesso decennio la siciliana Franca Viola era oggetto di qualche lode e di accese critiche (anche sulla televisione pubblica) per avere rifiutato di sposare il suo ‘rapitore’, un mafioso di paese, disobbedendo a un’antica consuetudine di sottomissione. Il delitto d’onore era ampiamente in auge nel codice penale, con forte attenuante della pena. Non esisteva divorzio, e si abortiva clandestinamente dalle mammane di paese (le donne povere) o nelle cliniche private dei cosiddetti Cucchiai d’Oro (le donne ricche). Il certificato di buona condotta rilasciato dal parroco valeva ancora, e non solo al Sud, come viatico per l’assunzione, specie per le mansioni umili. Nelle fabbriche (in primis la Fiat) gli operai sindacalizzati erano schedati e malvisti. ‘La dolce vita’ di Fellini aveva destato enorme scandalo e rischiato di non avere il visto della censura perché si parlava di suicidio. Il professor Aldo Braibanti, ‘reo’ di avere una relazione omosessuale con un ragazzo consenziente e maggiorenne, venne processato e condannato per plagio da un tribunale della Repubblica, dopo avere sollevato grave scandalo, in quanto corruttore della gioventù, sui rotocalchi da parrucchiere come sui quotidiani nazionali. 

Questo breve excursus era forse pedante, magari in parte tendenzioso. Ma necessario. Se si perdono la memoria, e la definizione storica, di come poteva apparire la società adulta di quegli anni a un ragazzo di qualche pensiero, di qualche inquietudine culturale, di qualche curiosità politica, non è possibile capire come sia potuto accadere (in Italia più ancora che in altri paesi occidentali) uno sconquasso cosi profondo. (…)

Non è in discussione il fatto che anche il pre-Sessantotto ebbe le sue virtù (molte ci risultano più chiare adesso, e vorrei dire adesso che i nostri padri purtroppo non ci sono più). E nemmeno che anche il dopo-Sessantotto ha avuto i suoi vizi, alcuni dei quali sicuramente imputabili anche alla perdita di una bussola mai rimpiazzata da altri strumenti d’orientamento. Mi premeva soltanto chiedere, se possibile, che commemorazioni e maledizioni tengano ben presente in quale società, quale atmosfera, quali istituzioni politiche e religiose accadde che un gran numero di ragazzi gridassero enormità come ‘è vietato vietare’, o ‘la famiglia è una camera a gas’. Dell’Italia in bianco e nero possiamo rimpiangere infinite cose, l’eleganza, il quartetto Cetra, il cinema, ‘Studio uno’, Mina e Modugno. Ma rileggetevi, se ne avete la pazienza, il breve elenco di eventi degli Happy Sixties che ho citato poco fa, e chiedetevi se quell’Ordine e quella Morale meritavano di convogliare ancora un paio di generazioni di italiani lungo i binari di quella censura, di quella disciplina nelle fabbriche-caserma, di quella sessuofobia, di quella fragile ipocrisia. 

*** Michele SERRA, 1954, giornalista e scrittore, ‘68. Il bene e il male di quell’anno fatale, ‘R2 Diario’, ‘La Repubblica’, 1 febbraio 2008


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2 commenti:

  1. Non so... Io non vedo nessuna libertà, solo una schiavitù diversa in una cornice di pari ipocrisia e di maggiore incultura. Non so... L'uomo, probabilmente, non è degno di libertà, merita catene, affinché esista ed emerga qualche trasgressore, qualche anticonformista, qualche esemplare realmente libero. Non so... Ci debbo riflettere ancora.

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  2. Non so... Io non vedo nessuna libertà, solo una schiavitù diversa in una cornice di pari ipocrisia e di maggiore incultura. Non so... L'uomo, probabilmente, non è degno di libertà, merita catene, affinché esista ed emerga qualche trasgressore, qualche anticonformista, qualche esemplare realmente libero. Non so... Ci debbo riflettere ancora.

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