Ormai abbiamo la ministra-maestrina Maria Elena Boschi, dall'eterno sorriso al dentifricio, che col gessetto, alla lavagna, si permette di dividere i partigiani 'veri' da quelli 'finti'.
E siamo solo a maggio.
Cosa si inventeranno da qui a ottobre, dopo aver arruolato tra i SI' pure i morti (come Pietro Ingrao, Enrico Berlinguer e Nilde Iotti) e aver già minacciato l'apocalisse se la (loro) riforma non passerà?
(1) - Certo, ora Renzi ha furbescamente finto di smentire la ministra dicendo di non vedere ciò che invece tutti avevano visto: «Non vedo né gaffe, né particolari polemiche. Fra i partigiani che hanno fatto la resistenza qualcuno voterà no, e qualcuno voterà sì. Ad esempio 'il Diavolo' (Germano Nicolini, 97enne, ndr) ha detto che pur non essendo renziano, voterà a favore. Insomma, ci sono i veri partigiani che voteranno sì. E ci sono i veri partigiani che voteranno no. E noi rispettiamo e vogliamo bene a tutti i partigiani».
Ha dimenticato di dire che il Congresso dell'Associazione Nazionale Partigiani, dopo svariate assemblee e votazioni locali, ha votato la posizione da assumere al referendum. I favorevoli al No, su 400 delegati, sono stati: 397. Si sono astenuti in 3 e nessuno ha votato per il Sì.
I soliti minimizzatori-cerchiobottisti, schierati più o meno con Renzi nei Grandi Media della Nazione, hanno subito annotato, quasi sbuffando per l'inconsistenza della faccenda che li costringeva a perdere parte del loro tempo prezioso, che la Resistenza è cosa di 70 anni fa, che ormai interessa solo la vecchia sinistra finalmente rottamata.
A parte il fatto che chi ha aperto la polemica è stata la ministra-maestrina, ormai abbonata alle frasi 'infelici' (la precedente riguardava l'uguaglianza di posizione tra il No e Casa Pound), sono significativi i ripetuti non-argomenti usati dal governo per opporsi a chi, alla riforma, vorrebbe opporsi nel merito (salvo naturalmente ripetere che loro vorrebbero e sono gli altri che non ci stanno o non ne sono capaci).
(2) - Ora rinnegano l'autenticità dei manifesti con Ingrao e compagni a supporto del Sì.
Forse c'è stato un complotto.
Anche se, a dire il vero, questa strumentalizzazione era nell'aria e per questo le immagini diffuse ieri, ad esempio via facebook, benché abbiano prodotto la reazione pronta, dignitosa e ferma, delle figlie di Ingrao, non hanno sorpreso nessuno.
(3) - Il Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha dichiarato: «Nessuno può dire: io difendo la Costituzione votando no e gli altri non lo fanno. Questo mi reca un'offesa personale.»
Con buona pace di Napolitano, non esiste, ancora, in Italia, il reato di 'lesa maestà': né per chi è in carica, né per chi non lo è più.
Se si offende, si offenda.
Del resto, io e molti ci siamo sentiti offesi per il modo, interventista e di parte, con cui lui ha esercitato la funzione di Capo dello Stato.
Per ben due volte, per giunta.
Cosa mai accaduta dal 1948 ad oggi: non espressamente vietata dalla Costituzione, ma neppure espressamente prevista.
E politicamente, appunto, quanto mai discutibile.
(1) - Certo, ora Renzi ha furbescamente finto di smentire la ministra dicendo di non vedere ciò che invece tutti avevano visto: «Non vedo né gaffe, né particolari polemiche. Fra i partigiani che hanno fatto la resistenza qualcuno voterà no, e qualcuno voterà sì. Ad esempio 'il Diavolo' (Germano Nicolini, 97enne, ndr) ha detto che pur non essendo renziano, voterà a favore. Insomma, ci sono i veri partigiani che voteranno sì. E ci sono i veri partigiani che voteranno no. E noi rispettiamo e vogliamo bene a tutti i partigiani».
Ha dimenticato di dire che il Congresso dell'Associazione Nazionale Partigiani, dopo svariate assemblee e votazioni locali, ha votato la posizione da assumere al referendum. I favorevoli al No, su 400 delegati, sono stati: 397. Si sono astenuti in 3 e nessuno ha votato per il Sì.
I soliti minimizzatori-cerchiobottisti, schierati più o meno con Renzi nei Grandi Media della Nazione, hanno subito annotato, quasi sbuffando per l'inconsistenza della faccenda che li costringeva a perdere parte del loro tempo prezioso, che la Resistenza è cosa di 70 anni fa, che ormai interessa solo la vecchia sinistra finalmente rottamata.
A parte il fatto che chi ha aperto la polemica è stata la ministra-maestrina, ormai abbonata alle frasi 'infelici' (la precedente riguardava l'uguaglianza di posizione tra il No e Casa Pound), sono significativi i ripetuti non-argomenti usati dal governo per opporsi a chi, alla riforma, vorrebbe opporsi nel merito (salvo naturalmente ripetere che loro vorrebbero e sono gli altri che non ci stanno o non ne sono capaci).
(2) - Ora rinnegano l'autenticità dei manifesti con Ingrao e compagni a supporto del Sì.
Forse c'è stato un complotto.
Anche se, a dire il vero, questa strumentalizzazione era nell'aria e per questo le immagini diffuse ieri, ad esempio via facebook, benché abbiano prodotto la reazione pronta, dignitosa e ferma, delle figlie di Ingrao, non hanno sorpreso nessuno.
Propagandano il nuovo che avanza.
Hanno solo rinnovato i vecchi giochi sempre giocati.
Più sporchi.
(3) - Il Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha dichiarato: «Nessuno può dire: io difendo la Costituzione votando no e gli altri non lo fanno. Questo mi reca un'offesa personale.»
Con buona pace di Napolitano, non esiste, ancora, in Italia, il reato di 'lesa maestà': né per chi è in carica, né per chi non lo è più.
Se si offende, si offenda.
Del resto, io e molti ci siamo sentiti offesi per il modo, interventista e di parte, con cui lui ha esercitato la funzione di Capo dello Stato.
Per ben due volte, per giunta.
Cosa mai accaduta dal 1948 ad oggi: non espressamente vietata dalla Costituzione, ma neppure espressamente prevista.
E politicamente, appunto, quanto mai discutibile.
*** Massimo Ferrario, Referendum, Boschi, Renzi, Ingrao, Napolitano, per Mixtura
Uno dei manifesti fatti circolare in facebook
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