Nel silenzio della stampa italiana (troppo occupata a riferire ogni discorso di Renzi, non importa se vuoto o incoerente, basta che serva a esaltarne il presenzialismo), in India le temperature hanno per la prima volta nella storia superato i 51 gradi provocando la morte di centinaia di persone. Non però fra i turisti occidentali o fra gli indiani benestanti, naturalmente, chiusi nei loro alberghi di lusso e nelle loro case con aria condizionata.
Almeno, in passato, quando arrivava la peste e i nobili se ne scappavano nelle loro ville di campagna lasciando il popolo a morire in città, la loro azione non contribuiva al contagio: invece i condizionatori aggravano la situazione di chi non ce li ha.
Questo è il liberismo: la libertà di essere egoisti, anche stronzi, purché vincenti. Come se la solidarietà, la moderazione, la ragionevolezza (in una parola: la morale) fossero opzioni e non caratteristiche essenziali della condizione umana, diventate indispensabili da quando i progressi tecnologici e scientifici ci hanno dato il potere di modificare e distruggere l'ambiente e le civiltà su scala globale.
I 51 gradi arriveranno anche in Italia, forse non quest'estate ma in una delle prossime; insieme a milioni di profughi in fuga da regioni rese invivibili dall'immensa avidità di pochi e dall'arrogante indifferenza di molti. Fra questi indifferenti, i due terzi degli italiani che hanno giudicato troppo faticoso informarsi e poi votare al referendum del 17 aprile e che con la loro assenza hanno lanciato un chiaro segnale alle multinazionali dell'energia sporca: continuate pure ad arricchirvi e a corrompere i governi e i partiti che vi permettono di farlo, continuate pure a indurre un catastrofico cambiamento climatico. 51 gradi in India: a chi importa?
*** Francesco ERSPAMER, docente di studi italiani e romanzi ad Harvard, saggista, 'facebook', 21 maggio 2016, qui
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