Il frenetico desiderio di vivere, di vivere a tutti i costi, non consegue dal ritmo di vita che è in noi, ma dal ritmo di morte. Non soltanto non c’è bisogno di restare in vita a ogni costo, ma, se la vita è indesiderabile, è senz’altro uno sbaglio. Questo tenersi vivo, per un impulso cieco a sconfiggere la morte, è in sé un mezzo per seminare la morte. Chiunque non ha accettato in pieno la vita, che non incrementa la vita, contribuisce a riempire il mondo di morte. Un semplice gesto della mano può dare il massimo senso della vita; una parola detta con tutto il proprio essere può dare vita. L’attività in sé non significa nulla: è spesso segno di morte.
*** Henry MILLER, 1891-1980, scrittore statunitense, Tropico del Capricorno, 1939, romanzo, Feltrinelli, Milano, 1962
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