[D: Come è nata "La locomotiva"?
Per delle strane combinazioni. Lessi le memorie bolognesi di Romolo Bianconi, un lavoratore che raccontando la sua vita scrisse di un ferroviere anarchico, Pietro Rigosi, cui avevano amputato una gamba che decise di impadronirsi di un treno per farlo saltare. Fu una ballata, contro le ingiustizie sociali, che scrissi in mezz' ora. Arrivai alla fine e mi accorsi che mancava l' ultima e la prima strofa: "Non so che viso avesse e neppure come si chiamava...". In quel periodo cominciai a cantarla alla Osteria delle Dame.
[D: È stata una canzone emblema che ti ha identificato con il Sessantotto. Che giudizio dai di quel momento?]
Per me è stato un periodo positivo. Sono cambiate molte cose, a cominciare nei rapporti tra i due sessi. Penso che il '68 ha trasformato la società.
[D: Migliorandola?]
In certe cose sì, in altre no. Se penso alla scuola e all'università vedo i disastri che la morte del merito ha provocato. Non ci siamo ancora ripresi.
*** Francesco GUCCINI, cantautore, scrittore, intervistato da Antonio Gnoli, "Ho smesso di cantare perché non ho più niente da dire", 'la Repubblica', 29 dicembre 2017, qui
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