Non ho più che lo stento d’una vita
che sta passando, e perduto il suo fiore
mette spine e non foglie, e a malapena
respira. Eppure, senza acredine.
C’è quell’amore nascosto, in me,
quanto più miserevole pudico,
quel sentore di terra, che resiste,
come nei campi spogli: una ricchezza
creata, non mia, inestinguibile.
Nemmeno più coltivabile, forse, ma vera
esistenza; così come pare sperduta
nel cosmo, con la sua gravità, le sue leggi,
il suo magnetismo morente, che lo Spirito
non dimentica, anzi numera.
Non guardatemi, che son vecchio,
ma nel mio mutismo pietroso ascoltate
come gorgheggia, com’è fiero l'amore.
*** Carlo BETOCCHI, 1899-1986, poeta e scrittore, Non ho più che lo stento d'una vita, da Un passo, un altro passo, Mondadori, 1967, segnalato in 'larecherche.it', 24 agosto agosto 2015, qui
In Mixtura ark #SguardiPoietici qui
Nessun commento:
Posta un commento