Quando impareremo che i crimini di guerra non sono crimini ‘di’ guerra, ma sono ‘la’ guerra.
Quando impareremo che non c’è una guerra condotta in maniera buona e una guerra condotta in maniera cattiva, ma c’è solo una guerra che uccide, massacra, tortura, stupra ogni essere umano che capita a tiro di mitra o di carrarmato, soprattutto se indifeso e senza armi.
Quando impareremo che la guerra, sempre e comunque, rende disumano l’umano e sfregia i principi e i valori per cui si dice di combattere.
Quando impareremo che non c’è un Bene che fa la guerra al Male, ma che la guerra è il Male, sia che la guerra sia fatta dal Bene (che facendo la guerra diventa Male), sia che la guerra sia fatta dal Male (che con la guerra si conferma Male).
Quando impareremo che, oggi più di ieri, all’inizio di una guerra ci possono essere aggressori e aggrediti, invasori e invasi, carnefici e vittime ma nel corso della guerra tutto diventa guerra e si perde la contabilità di ogni carneficina e gli unici davvero innocenti restano i civili che finiscono nelle fosse comuni.
Quando impareremo che anche se si vince dentro un intero paese che finisce distrutto, desertificato e emigrato, non si è vinto, ma si è perso tutto, proprio nel nome di chi si diceva che si doveva e poteva vincere.
Quando impareremo che non viviamo più nel passato quando le guerre erano regionali ed era sì possibile vincere e perdere, ma viviamo nell’era in cui la bomba atomica rende globale e definitiva la morte di tutto e di tutti e tutti perdono e nessuno vince.
Quando impareremo tutto questo perché non lo avremo solo ‘capito’, ma lo avremo ‘sentito’: con la ‘pancia’ calda e positiva dell’emozione che convince e non solo con la ‘testa’ fredda e logica della ragione che dimostra.
Allora smetteremo di ‘fare’ la guerra.
Perché allora smetteremo di ‘essere’ in guerra.
E forse allora, finalmente, ‘faremo’ la pace: perché, con l’impegno tutto umano che richiede la pace non alle ‘anime belle’ ma agli uomini concreti, soggetti alle pulsioni di odio e amore che fanno umani e disumani gli umani, saremo, faticosamente, ma vittoriosamente, in pace.
Vorrà dire che saremo riusciti a 'spurgare' l’odio, anche quello sano e necessario contro il nemico che ci vuole uccidere, affidandoci alla solidarietà, magari anche costrittiva, di chi ci aiuterà a negoziare con chi non vuole negoziare e con l’aiuto, pure creativo, di chi è meno coinvolto emotivamente nel conflitto, impareremo a cedere ciò che sarà possibile cedere e a vincere quel che sarà possibile vincere.
Allora avremo salvato il valore più alto dell’uomo: che è quello di mantenere, sempre e comunque, umano l’umano. E vivo l’uomo: in carne e ossa, adesso e nelle sue future generazioni.
Utopia? Può darsi. Eppure, se non impareremo lo sforzo, che certo sembra sovrumano, di praticare la raggiungibilità di questa irraggiungibilità, sarà solo questione di tempo. E l’Apocalisse smetterà di essere una figura retorica.
Forse oggi l’Apocalisse riusciremo a ‘sfangarla’. Ma, se non tenteremo di togliere le ali dell'astrattezza all’utopia, mettendola a terra e facendola progetto concreto di azioni operative finalizzate a sostituire, in ogni occasione, la Guerra con il Negoziato, sarà una uscita posticcia, precaria, come da miracolati.
Avremo allontanato la Fine.
Invece noi, il mondo, nel 2022, questa Fine, possibile e sempre più probabile, abbiamo urgenza di eliminarla dal nostro orizzonte.
*** Massimo Ferrario, Fine della guerra, solo quando impareremo, per ‘Mixtura’
disegno di Doriano Solinas
In Mixtura ark #Spilli di Massimo Ferrario qui
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