(...) È la proposta di intervento presentata dal premier greco Alexis Tspiras all’Eurogruppo qualche giorno fa e corretta con vari tagli e sottolineature in rosso da Christine Lagarde, Jeroen Dijsselbloem e altri.
È un testo significativo. Segna una strategia che un premio Nobel per l’economia come Paul Krugman non si fa scrupolo a definire non solo ricattatoria ma semplicemente folle. (...)
Tsipras ha pensato di non avere il mandato popolare per trattare ancora, e ha indetto un referendum per domenica prossima, il 5 luglio, con un discorso molto bello, che finisce con parole che non riguardano solo la Grecia. «In questi tempi difficili, tutti noi dobbiamo ricordare che l’Europa è la casa comune di tutti i suoi popoli. Che in Europa non ci sono padroni e ospiti. La Grecia è, e rimarrà, parte integrante dell’Europa, e l’Europa parte integrante della Grecia. Ma un’Europa senza democrazia sarà un’Europa senza identità e senza una bussola. Chiedo a tutti voi di agire con unità nazionale e compostezza, e di prendere una decisione degna. Per noi, per le generazioni future, per la storia greca. Per la sovranità e la dignità del nostro paese.»
Perché non ci sembra che questa sia una fondamentale battaglia democratica? Perché non siamo allibiti e furiosi di fronte a un’oligarchia che chiede la demolizione dei diritti sociali e del welfare di un paese? Perché non ci indigniamo di fronte agli articoli che spiegano come cautelarci per le nostre vacanze se abbiamo prenotato quindici giorni a Mykonos? Perché non troviamo rivoltanti copertine come questa che titolano “Case da comprare e vacanze di lusso: le occasioni di un paese in saldo”? Perché non occupiamo la sede dell’Unione europea, come hanno fatto qualche giorno fa, come gesto di solidarietà, attivisti e sindacalisti a Dublino? (...)
*** Christian RAIMO, giornalista e scrittore, Dalla parte dei Greci, subito, 'internazionale.it', 29 giugno 2015.
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