martedì 30 giugno 2015

#SPILLI / O porti almeno una soluzione, oppure... (Massimo Ferrario)

(dal web, via linkedin)


Ho dubbi profondi che l'autore sia Confucio, cui peraltro la rete è solita attribuire di tutto (insieme con Oscar Wilde, ad esempio, o con Albert Einstein). 
Ma per quanto abbia cercato, anche se non ho trovato conferme, neppure ho trovato prove della sua falsa attribuzione.
Quel che è certo è che la citazione, nella versione non firmata, gira ed è molto nota: viene appesa ai muri degli uffici o messa in bella vista, a mo' di intimidazione del visitatore, sopra le scrivanie dei capi. 

Con le poche righe che seguono, tento di spiegare perché trovo la frase violenta e cretina. Anche se so che probabilmente proprio per questo il successo non glielo toglie nessuno.

(1) - Breve premessa. Già gli aut-aut appartengono ai modi sbrigativi e ricattatori che non vogliono lasciare scampo. In effetti, ci sono casi in cui non c'è scampo. Ma in genere, quando si ricorre all'aut-aut, lo scampo non c'è perché si è deciso che non ci sia: tertium non datur, si sottintende. Invece, nel 99% delle situazioni, il terzo esiste. E anche il quarto e il quinto. E poi, spesso, è più realistico l'et-et per descrivere e comprendere una realtà che è sempre intrinsecamente problematica e contraddittoria (ossimorica, si potrebbe dire). 

(2) - Il merito della frase. Non sempre chi non porta soluzioni non le vuole e costituisce un problema per il problema (è parte del problema, dice la frase). 
Può essere che, almeno per il momento, non sia capace di trovare la soluzione, pur non risparmiando ogni sforzo per riuscire a venirne a capo. 
Oppure può essere che la soluzione, al suo livello di conoscenza del problema, non sia 'visibile', e, almeno per cominciare a intravvederla, lui abbia bisogno di informazioni che stanno altrove: magari proprio presso quel capo che lo incolpa di non essere il solutore che neppure lui è capace di essere. 
Oppure può essere che il contributo, nel processo in corso di esame del problema, sia un'analisi (anche profonda, critica, 'problematica' appunto) incapace di risolvere, ma utile per meglio inquadrare il problema stesso: e magari, in questo contesto, chi non porta soluzioni, porta però la sua critica e le sue domande. Fondamentali per arrivare alla soluzione: sempre se si ha l'intelligenza e la pazienza di accettare e valorizzare critica e domande.

(3) - Il mito del tempo. La frenesia pragmatica che affronta e decide in quattro e quattro otto è il mito del tempo. E non importa se poi il risultato del quattro più quattro quasi mai fa otto: conta l'atto, veloce, semplificatorio, immediato. E soprattutto 'spensierato': perché il pensiero frena, ritarda, intralcia. Disturba. E 'fa pensare'. E poi i nodi vanno tagliati: sempre, subito. Con drastica virilità. Lo scioglimento richiede tempo e pazienza: due virtù se mai femminee (dunque poco amate pure dalle donne in similmaschio in arrembaggio crescente); due virtù troppo discrete e in ombra, che non fanno spettacolo e perciò non si prestano a quella costruzione quotidiana della reputazione di 'vincenti' cui la maggior parte di noi oggi ambisce: nella vita, nel lavoro. 
Perché, naturalmente, tanto per riprendere l'aut-aut che 'piace alla gente che piace', o sei vincente, o sei perdente
Cioè devi decidere: o esistere, o non essere nessuno.

*** Massimo Ferrario, O porti almeno una soluzione, oppure..., per Mixtura

3 commenti:

  1. Non so da quale fonte di aforismi sia, ma, banalità per banalità, è preferibile quella che dice: " se non c'è soluzione, non c'è problema ".

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  2. Già, Paolo. Correggerei solo un aggettivo. Temo che dire che "se non c'è soluzione non c'è problema" non sia tanto "banale" (e falso), ma solo perniciosamente autoconsolatorio. I problemi ci sono anche se e quando noi non ne troviamo la soluzione.
    Il problema è un incaglio, un nodo, un delta rispetto alla regolarità di un funzionamento, una deviazione rispetto a delle attese (si spera realistiche). Se c'è tutto questo, non si elimina il problema dicendo che non c'è solo perché non sappiamo come risolverlo.
    Fare gli struzzi è solo un modo per non vedere il problema. Ma il problema, mentre noi abbiamo la testa sotto la sabbia, continua a sussistere: sopra la sabbia.

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  3. Mettiamola così, sul logico-matematico : "il problema è un incaglio, un nodo, un delta di funzionamento" fra una o più variabili indipendenti ed una o più variabili dipendenti; e se il problema E' la variabile indipendente ?

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