«Quando incontrate in battaglia quei che rifiutan la Fede, colpite il collo, finché li avrete ridotti a vostra mercé, poi stringete bene i ceppi: dopo, o fate loro la grazia oppure chiedete il prezzo del riscatto» (47, 4). E ancora «Percuotete il collo e spezzate ogni dito!» (8, 12). Così recitano due versi coranici usati dai jihadisti che si prendono la libertà di sostituire colpire e percuotere con decapitare. Ulteriore fonte è, nella biografia del Profeta, la spedizione contro i Banu Qurayzah che si erano alleati ai suoi nemici: «Maometto fece scavare un fossato sulla piazza del mercato, si sedette sull’orlo, fece chiamare Ali e Zubayr e diede ordine di prendere le spade, sgozzare uno dopo l’altro gli Ebrei e buttarli nella fossa».
Se i riferimenti teologici possono fornire una giustificazione, in realtà l’ispirazione concreta per i jihadisti viene dalle decapitazioni nelle pubbliche piazza dell’Arabia Saudita, dove è la pena per omicidio, violenza carnale, traffico di droghe, rapina, apostasia, relazioni sessuali illecite. Il mestiere di boia si trasmette di padre in figlio ma di questi tempi si fanno gli straordinari (88 decapitazioni lo scorso anno) e quindi il ministero del pubblico impiego ha diffuso un annuncio: «Otto boia cercansi. Non servono competenze né studi». Il salario non è indicato, ma pare che per ogni testa mozzata il boia di Stato riceva, oltre allo stipendio, un bonus di mille dollari.
*** Farian SABAHI, 1967, giornalista, 1967, giornalista, scrittrice, giornalista, docente, esperta di problemi del Medio Oriente, Quelle decapitazioni in nome del Corano, 'Corriere della Sera', 27 giugno 2015
Sempre in Mixtura, 1 altro contributo (video) di Farian Sabahi qui
Sempre in Mixtura, 1 altro contributo (video) di Farian Sabahi qui
Nessun commento:
Posta un commento