Il referendum è lo strumento della sovranità popolare, che veniva utilizzato nell’età antica. Chi lo critica si mette dalla parte degli oligarchi. (...)
[D: Si può ricorrere al referendum per una questione così importante come l’accettazione del piano Ue sulla Grecia?]
«Non solo si può, ma si deve. Nella storia d’Italia ci sono un paio di referendum che ci hanno segnato per sempre: quello per la Repubblica del 1946 e quello per il divorzio del 1974. E invece ora tutti si mettono a dare lezioni alla Grecia. Ma sono lezioncine in contrasto con l’idea di sovranità popolare. Sono reazioni oligarchiche».
[D: Chiamare il popolo a decidere, non è un modo per abdicare alle proprie responsabilità politiche?]
«No, tutt’altro. Se il concetto di sovranità popolare ha un senso, rimettersi al popolo è l’unica forma legittima».
[D: Siamo di fronte ad una crisi delle democrazie rappresentative?]
«Il modello della delega è logoro. Il referendum è un correttivo, un modo per restituire voce al cittadino comune. E’ una grande conquista, insieme al suffragio universale sicuramente una delle più grandi del Novecento. D’altra parte Jean-Jacques Rousseau diceva che il popolo inglese è libero soltanto durante l’elezione dei membri del parlamento, ma appena questi sono eletti ridiventa schiavo.
[D: In momenti delicati, non è rischioso affidarsi alla pancia degli elettori?]
«Chi pensa questo non ha fiducia nel popolo sovrano. In realtà la democrazia s’impara praticandola e non continuando a tenere il cittadino comune sotto tutela».
*** Luciano CANFORA, 1942, filologo classico, storico e saggista italiano, intervistato da Raffaella De Santis, Canfora: «Il referendum strumento antico e democratico quanto la Grecia», 'la Repubblica', 28 giugno 2015
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