venerdì 9 gennaio 2015

#LIBRI PREZIOSI / Il teorema del caffè, di Paolo Iacci (recensione di Massimo Ferrario)

Paolo IACCI,  "Il teorema del caffè. Il paradosso che regola l’impresa"
pagine 115, Guerini, 2014, 12.50 €

Lo definisco un libriccino: e naturalmente è un vezzeggiativo affettuoso che allude a preziosità e non certo un diminutivo. Del resto, i grandi volumi non sempre contengono grandi riflessioni ed è nella botte piccola che più facilmente si trova il buon vino. 

Iacci è un professionista maturo, con lunghi anni di vita lavorativa alle spalle. Ha frequentato in profondità il mondo dell’impresa, agendo in ruoli chiave: sa unire esperienza a teorizzazione, pensiero ad azione. 

Questo felice connubio dovrebbe essere scontato per tutti. E in particolare per chiunque si occupi di management e di organizzazione. Ma sappiamo che non è quasi mai così. 
Il mito decisionistico del ‘fare’ produce troppo spesso un ‘darsi da fare’ disordinato e frenetico, che si affanna dentro il respiro corto della giornata, così riducendo la possibilità di realizzare compiutamente i sempre tanto proclamati risultati, soprattutto di medio termine. Manca insomma uno spazio di tempo sufficiente (‘prima’, ‘durante’ e ‘dopo’: in parallelo con il nostro nevrotico fare) dedicato al ‘pensiero critico’: condizione indispensabile per incrementare quell’efficacia di intervento che sempre si auspica e poco si raggiunge. 

In queste pagine, scorrevoli e leggere ma non superficiali, si pongono invece considerazioni fondamentali sui tempi che stiamo vivendo, in azienda e nella società. Si sintetizzano dati empirici e si suggeriscono occhiali per leggere con intelligenza quanto accade e per aumentare la consapevolezza sul nostro agire.

Il ‘teorema del caffè’ (sperimentabile in qualunque bar la mattina presto: mai tanti tipi differenti di richieste di caffè anche in un momento in cui il consumo complessivo di caffè è in diminuzione) contiene il ‘paradosso dei paradossi’: in un’epoca di crisi i bisogni non si soffocano o scompaiono, ma si moltiplicano, facendosi  più precisi, articolati, raffinati. E il cliente va ‘inseguito’ in ogni suo desiderio, trovando in qualche modo risposte alle sue aspettative crescenti anche quando queste sembrano virare in ‘capricci’.

Con meno di più: non è soltanto uno slogan ad effetto. È una bussola per l’oggi, ci ricorda Iacci. 

Come poi operativamente navigare, e in quale direzione, è problema ovviamente non semplice, che nessuna bussola, di per sé,  può risolvere. E sicuramente c’è da diffidare di chi (oggi troppi) creda di aver trovato la ricetta e la venda con spavalda sicumera: il ‘management scientifico’ dell’inizio del secolo scorso, sintetizzato nella felice e dogmatica formula dell’one best way, si è infranto da tempo sugli scogli della complessità che ci avvolge e nella infinita pluralità delle risposte che oggi siamo chiamati a trovare. 

Eppure, qualche idea Iacci ce la offre. Sono ‘idee’, appunto: e l’etimologia ricorda che si tratta di ‘modi di vedere’, non certo di prescrizioni. 

Ma, come tutte le ‘buone’ idee, custodiscono un potenziale di fertilità che non andrebbe perso. E, se applicate, potrebbero offrirci quel sovrappiù di consapevolezza che sola può valorizzare il nostro ineliminabile procedere per tentativi ed errori. 

Aiutandoci a trovare un miglior assetto di navigazione. E magari pure a evitare di finire arenati su qualche secca non preventivata.

*** Massimo Ferrario, per Mixtura



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Per un sorriso, vedi il video qui sotto di Totò e Peppino De Filippo al bar, da La banda degli onesti,  1956



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