Difendere la libertà di parola significa difendere sia gli ottusi che i visionari. Per quanto si possa apprezzare il discorso che il reverendo Martin Luther King Jr. tenne di fronte al Lincoln Memorial, la pietra miliare del movimento a favore della libertà di parola è un altro: la marcia in uniforme dei nazisti a Skokie, in Illinois.
È proprio ciò che è offensivo che va protetto. Nessuno può dirsi al riparo dalle pietre che la parola, quando è lasciata a briglia sciolta, può scagliare: un'immagine di Cristo immersa nell'urina dell'artista, Sinead O'Connor che strappa a metà una foto del Papa, Eminem che sogna, in rima, di uccidere la sua compagna sono tutti gesti compiuti con l'intenzione di offendere. Eppure ciascuno di essi di essi merita, a suo modo, di essere tutelato.
Le copie di quello che è stato chiamato 'il numero dei sopravvissuti' di 'Charlie Hebdo' sono un ricordo tangibile del fatto che la libertà ha un costo e che sopravvive solo se la esercitiamo. L'attuale numero diventerà un cimelio da collezione, una testimonianza per le generazioni future di un tempo in cui esistevano i giornali stampati e di un momento in cui la maggior parte del mondo si è schierata con la Francia per difenderli.
*** David CARR, 1956, giornalista statunitense, Libertà di parola vuol dire tutelare ciò che ci offende, estratto, 'la Repubblica', 16 gennaio 2015. - New York Times News Service, traduzione di Marzia Porta
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