Apprezzo Eco saggista, non sono un fan di Eco scrittore.
Ma quest'ultimo romanzo mi è piaciuto.
Anche perché diverso, almeno nella forma, dai precedenti: breve, 'leggero', di impatto. Riprende solo, dalle opere precedenti, il motivo, caro all’autore, del complotto: che costituisce il filo conduttore del romanzo, ma è qui trattato, forse, con maggiore verosimiglianza, anche perché avvolge la storia contemporanea italiana.
E’ un libro che si legge in un soffio, presi da una trama costruita dalla realtà: una realtà infatti che non supera la fantasia, ma che semplicemente si è fatta fantasia. Realistica.
Gli ingredienti, affidati ai personaggi (ben tratteggiati e quanto mai credibili), sono cinismo, ironia e una perfida capacità di manipolare.
La vicenda tocca il mondo dei giornali e dei giornalisti: un degrado che non riguarda solo chi fa i giornali, ovviamente, ma tutti noi che leggiamo. Anche se leggiamo sempre meno. Incapaci di interpretare. O indifferenti e disinteressati rispetto al capire ciò che (ci) accade attorno. E comunque, sempre più, quasi desiderosi di essere irretiti e abbindolati.
Una scrittura veloce, colloquiale, invitante ci fa seguire la storia con una simpateticità che si mescola al disgusto: verrebbe da ripetere che 'è la stampa, bellezza', invece è la realtà. E non è solo la stampa. E non è una bellezza.
Anche il finale è 'serenamente inquietante'. Nel senso in cui abbiamo ormai imparato a vedere usato questo aggettivo nel nostro maleamato e umiliato Paese: essere allarmati, quando sentiamo invocare la serenità, pare essere diventato il minimo di una reazione ragionevole.
*** Massimo Ferrario, per Mixtura
*** Massimo Ferrario, per Mixtura
*** Segnalo che un bel dialogo, a partire dal libro sopra recensito, tra Umberto Eco e Eugenio Scalfari, stimolato da Antonio Gnoli, è documentato in video qui: http://bit.ly/1ICxRCA (Dialogo sull'Italia e i suoi giornali, video 38min22).
Il testo è riportato anche in 'Venerdì di Repubblica', 9 gennaio 2015.
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