Può essere usata contro chiunque, è l’arma più temuta degli hacker ed è tanto subdola da poter essere utilizzata a centinaia di chilometri dalla vittima. Ha anche un nome accattivante, doxing, a cui qualcuno aggiunge una seconda x, doxxing, per motivi ancora poco chiari. Si tratta della pratica di scovare e pubblicare in rete i dati personali di una persona (dox sta per docs, documenti) e, secondo l’istituto giornalistico statunitense Poynter, rappresenta un nuovo rischio anche per reporter e giornalisti: «Un nuovo metodo di intimidazione e abuso». (...)
Nel gennaio del 2012 Hess ha pubblicato una storia sul trattamento riservato alle donne in alcune sezioni del web: minacce, insulti sessisti e una costante discriminazione. L’articolo, intitolato «Perché le donne non sono benvenute su internet», ha cambiato per sempre la vita dell’autrice, che è stata perseguitata per mesi da telefonate sospette, minacce di morte e di stupro, da centinaia di tweet anonimi che contenevano indicazioni precise sul suo indirizzo e una lunga serie di intimidazioni dirette. Hess, colpevole di aver denunciato la misoginia del web, era stata «doxata»: alcuni suoi dati erano stati resi pubblici e lei, senza alcuna protezione, era diventata una vittima facile.
Una sorte tragica che sta diventando prassi per molte donne attive in rete. (...)
*** Pietro MINTO, giornalista, La nuova minaccia si chiama doxing, 'La Lettura', 7 giugno 2015
LINK, articolo integrale qui
Nessun commento:
Posta un commento