In linea generale siamo tutti d’accordo nel dire che “i debiti si pagano” e basta! Ma è già da molto tempo che, anche su convenienza dei creditori (perché il debitore morto difficilmente rimborsa il debito), sono state instaurate misure di ristrutturazione dei debiti (amministrazione controllata, fallimento, ecc.) per consentire alle parti in causa di pervenire a compromessi in qualche modo soddisfacenti per tutti. (...)
Ma il caso della Grecia non rientra in nessuna casistica di fallimento: uno Stato non può fallire perché non è una persona né una impresa, ma è una moltitudine di persone e di imprese, e nell’attuale ordinamento giuridico internazionale nessun giudice può intimare il fallimento di una nazione con una ordinanza alla quale tutte le parti si devono attenere. (...)
Quindi, può essere davvero che questi debiti devono sempre essere onorati a tutti i costi? Anche quando migliaia di famiglie o intere popolazioni sono gettate nel baratro della miseria e della disperazione?
Potremmo rispondere di si solo nel caso che i creditori fossero nella stessa situazione di disperazione dei debitori, altrimenti è opportuno, soprattutto sul piano etico, procedere alla ristrutturazione del debito, fino alla completa cancellazione dello stesso, se necessario e utile.
E’ ovvio che su questo punto non può essere il mercato a decidere, non avendo il mercato alcun principio etico da salvaguardare, è compito della politica e delle istituzioni internazionali, farlo. Ma fin qui sono state purtroppo tutte quasi completamente assenti. Ma è giusto che sia il “dio mercato” a decidere anche sul destino dei popoli?
Direi proprio di no! Da una parte c’è un popolo che ha vissuto sopra alle proprie possibilità economiche per colpa di politici e finanziatori irresponsabili, dall’altra c’è una marea non esattamente identificabile di creditori che include, oltre ai piccoli incolpevoli risparmiatori, anche un gran numero di speculatori (grandi banche, Hedge Funds, ecc.) che usano gli investimenti finanziari allo stesso modo delle fiches del tavolo verde. (...)
Un modo etico di risolvere il problema sarebbe quello di garantire il rimborso del debito integralmente (o quasi) ai piccoli creditori, e ridotto di almeno il 50% ai creditori per cifre superiori ad un certo importo.
*** Roberto MARCHESI, giornalista, saggista, politologo e studioso di macroeconomia, La ristrutturazione del debito è un fattore etico non finanziario, blog 'ilfattoquotidiano.it', 15 giugno 2015
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