Considerato il fatto che in questioni di principio raramente mi sono trovata dalla parte dei vincenti, se c'è una cosa che ho imparato in politica è che l'unica sconfitta davvero seria non è quando non si vince, ma quando non si impara.
Chi grida all'inutilità del referendum perché non si è raggiunto il quorum forse non capirà mai che da Leonida in poi le battaglie che hanno un senso lo mantengono a prescindere dal loro risultato, e quella sul modello di sviluppo energetico è sicuramente una di queste. A chi invece, colto da preoccupazioni ragionieristiche, mi fa il conto di quanti milioni è costata la consultazione referendaria, ricordo che la dittatura, avendo eliminato tutte le consultazioni, secondo il criterio della spesa risulterebbe il sistema più economico di tutti.
Chi tra i miei contatti dice che "ha vinto la democrazia", non ha capito che "democrazia" è quella cosa che si realizza quando tutti coloro che sono chiamati a partecipare a una scelta possiedono le informazioni per valutare o almeno la possibilità di acquisirle. Nella settimana precedente quella della consultazione, per esempio, il TG1 - la fonte di informazione principale della maggioranza degli italiani - ha dedicato al referendum 13 minuti.
Tredici minuti.
In una settimana.
C'è di che compiacersi?
I sistemi di governo in cui l'ignoranza dei fatti è il requisito di base del perfetto cittadino si chiamano regimi. In democrazia i risultati raggiunti negando a chi deve scegliere l'accesso alle informazioni essenziali si possono definire in molti modi, tranne vittorie.
Per questo chi ha gioito dell'astensione, chi ieri ha fatto del #ciaone la sua cifra civica, non ha un problema: è il problema. Delle trivelle in un modo o nell'altro ci libereremo, se non altro perché a un certo punto gli idrocarburi finiranno. La mamma del #ciaone invece è sempre incinta.
*** Michela MURGIA, scrittrice, 'facebook', 18 aprile 2016, qui
In Mixtura altri 3 contributi di Michela Murgia (tra cui una mia recensione al suol ultimo libro, 'Chirù', Einaudi, 2015) qui
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