sabato 30 aprile 2016

#MOSQUITO / Terrorismo, immigrazione, Occidente (Paolo Flores d'Arcais)

(...) Della razionalità minima dovrebbe esser componente ineludibile la consapevolezza che la trasmigrazione in corso è fenomeno d’epoca che non si può fermare. La si può rendere, forse, meno caotica, il che significa meno orribile, ma innanzitutto per le vittime, cioè «loro» che vogliono venire a vivere da «noi». Perché se ogni appartenente a Homo sapiens è titolare di pari dignità, con che diritto respingeremmo chi qui vuole vivere, dopo aver sbandierato come diritto naturale quello di migrare a ondate successive da Inghilterra, Olanda, Germania, Francia, Italia, Irlanda, verso i luoghi non disabitati che sono poi divenuti Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda…? E se rinunciamo al principio dell’eguale dignità fra tutti gli esseri umani, cosa resta della nostra civiltà e della nostra legittimità? Una civiltà di «fraternité» che la relega e regala al papa, come civiltà ciancia di esistere ma si è già estinta. 
La razionalità minima ci dice che la trasmigrazione secolare in atto si può fermare solo se nei paesi in cui origina si riuscisse a porre fine a guerre e povertà (una povertà alla lettera impensabile: può qualcuno di noi immaginare come si possa sopravvivere con un dollaro al giorno?). Un’ipotetica del terzo tipo, evidentemente. 
Gli immigrati hanno dalla loro la demografia, oltretutto. Razionalità minima esige che si riconosca dunque l’inespugnabile dato di fatto: il futuro è loro, inevitabilmente, fatalmente, irrimediabilmente. L’unica possibilità perché la nostra civiltà (qualsiasi cosa voglia dire) non venga cancellata è che anche «loro» diventino «noi», parte e componente della «civiltà occidentale» che tutti a parole qui dicono di voler salvaguardare, che anche «loro» ne assorbano i valori, diventandone così cittadini a tutti gli effetti. 
Ma in cosa consiste la civiltà occidentale? Nel rifiuto del privilegio, nell’abrogazione asintotica di ogni privilegio. Questo il dna di legittimazione delle democrazie in cui diciamo di vivere. Ma dove sono, in Occidente come espressione geopolitica, gli establishment di questo Occidente come civiltà? E anche fuori degli establishment, presso quali forze capaci di pesare nella vita pubblica? Ma se l’Occidente non è la civiltà della lotta instancabile ai privilegi, ha già rinunciato alla fonte di ogni sua possibile legittimazione, e può affidarsi solo ai nudi rapporti di forza. Quelli appunto su cui scommette la razionalità omicida del Sacro e dei suoi terroristi martiri «Allah Akbar». (...)

*** Paolo FLORES D'ARCAIS, filosofo, direttore di 'MicroMega', Terrorismo e ragione. La lucidità omicida del Jihad islamico e il sabba di irrazionalità degli establishmnet euoropei, 'MicroMega', n. 3, 2016


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