E’ al suo primo giorno di lavoro.
Laureato da diversi mesi, finalmente è riuscito a conquistarsi uno stage presso un’azienda rinomata, di livello internazionale. Per il posto vero e definitivo dovrà attendere ancora chissà quanto e avere un po’ di fortuna. Ma ormai, lo sa, si comincia così. E lui ha voglia e grinta: farà carriera.
La persona che gli è stata presentata come suo capo lo ha appena chiamato in ufficio e senza neppure guardarlo in faccia gli ha gettato in mano un plico di documenti.
Poi gli ha bofonchiato:
«Una copia. Urgentissima. E mi raccomando: è materiale originale e riservato».
Lui, desideroso di fare bella figura e di dimostrare impegno, ha prontamente sorriso, ha accennato un inchino pronunciando un ossequioso «subito, dottore» e quindi, uscito dalla stanza, ha percorso il lungo corridoio del piano alla ricerca della fotocopiatrice.
Alla fine del corridoio, vicino ai bagni, c’è un apparecchio.
Il ragazzo l’ha raggiunto e ora è lì davanti.
Fermo.
Lo osserva con occhio interrogativo.
In quel momento, un collega che sta per entrare nei servizi e lo vede in piedi che cerca incuriosito di capire il funzionamento della macchina, gli si blocca accanto.
«Ciao, posso aiutarti?».
Il ragazzo, un po’ titubante e con il timore di fare una figuraccia proprio il primo giorno di lavoro, risponde:
«Grazie, in effetti stavo cercando di capire come funziona questo aggeggio… I modelli che conosco io sono diversi…».
«Grazie, in effetti stavo cercando di capire come funziona questo aggeggio… I modelli che conosco io sono diversi…».
Il collega lo rassicura:
«Non c’è problema, amico».
Gli strappa di mano il pacco di fogli e lo sistema davanti alla bocca dell’apparecchio.
Quindi schiaccia un pulsante e l’apparecchio, silenziosissimo, entra in funzione.
Passano pochi secondi e ricompare il led verde vicino al tasto di avvio.
«Ecco fatto», commenta il collega.
«E’ l’ultimo tipo. Compatto. Velocissimo. E hai visto: basta schiacciare un pulsante».
Il ragazzo continua a fissare la macchina.
Poi si china.
La tocca in più punti.
Cerca e ricerca con lo sguardo.
Appare chiaramente imbarazzato.
Il collega, già con la mano sulla maniglia della porta per entrare in bagno, nota che il ragazzo, ritto di fianco alla macchina, continua ad aspettare qualcosa e, come per darsi un contegno, tamburella con le dita sul fianco dell’apparecchio.
Si informa.
«Be’, è tutto a posto, no?».
Il ragazzo arrossisce.
Balbetta:
«Sì, però…».
«Però…?», lo incalza il collega.
«No, è che mi stavo chiedendo: e le fotocopie?».
Il collega non ha bisogno di rispondere.
Nello stesso momento, il ragazzo scopre la vaschetta di raccolta posta sul retro della macchina.
Trabocca.
Un’infinità di strisce sottilissime, impalpabili, come fossero capelli d’angelo.
Davvero eccezionale quell’ultimo modello di tritadocumenti.
*** Massimo Ferrario, Il Neo-assunto, 2013-2016. Rielaborazione di una storiella anonima diffusa anche in internet. Pubblicato anche in 'Pensieri & Sorrisi', circolazione riservata, dicembre 2013
Nessun commento:
Posta un commento