lunedì 5 ottobre 2015

#RITAGLI / Restituire, un imprenditore anomalo (Marino Golinelli)

(...) Siamo in un ufficio vetrato nella zona industriale di Bologna, sospeso sopra l’opificio Golinelli, un laboratorio della conoscenza di novemila metri quadri, che da oggi sarà pieno di ragazzi. Il luogo scelto da questo imprenditore per restituire la fortuna ricevuta, con un investimento di oltre 80 milioni di euro. 
(...)

[D: Avete chiamato questa sede opificio, un nome che sa di passato, di manualità.]  
«La dimensione del fare è fondamentale per capire. Partiamo dal passato per immaginare il futuro. Tutte le domande della cultura, in ogni tempo, alla fine si misurano con un perché. Perché facciamo, perché siamo a questo mondo?» 

[D: Già, perché?]  
«Siamo qui per formare le persone che costruiranno il rinascimento del paese. Cosa posso fare per restituire alla società quel che ho avuto?» 

[D: Come mai questa domanda?]  
«Ho avuto la fortuna di avvicinarmi al mondo della scienza. Ero un ragazzo amorfo, non di particolare intelligenza a livello scolastico. Per caso a 16 anni ho trovato un libro sulla teoria atomica di Niels Bohr. Da qui è nata la mia passione, l’impresa. Credo che queste potenzialità le abbiano tutti i ragazzi. Credo nell’uomo». 

[D: È religioso?]  
«Sono un evoluzionista, penso finiremo per essere pietra. Ma questo aumenta la nostra responsabilità di lasciare come testamento qualcosa per gli altri. La creatività è in tutti, va liberata e fatta crescere attraverso la preparazione. Quel che noi lasciamo segnerà l’evoluzione culturale. Ripeto: ho fiducia nell’uomo». 

[D: Come ha trovato questa fede laica?]  
«Oggi guardo la società che ho fondato, Alfa Wassermann, e vedo un’azienda internazionale. Ma molte volte ho rischiato di fallire. Se ho continuato è perché credo. Mi ripeto spesso una frase: opera come se Dio ci fosse».  (...)
(...) Mi sento un filantropo, uno che ama l’uomo, crea, ragiona su un piano operativo, costruendo cose che resistano nel tempo. È per questo che è nata la fondazione Golinelli. Sono danari miei, non dell’azienda. Per rendere quel che ho ricevuto». 

[D: Nel nostro paese non è comune.] 
«Infatti non vado d’accordo con i colleghi imprenditori». 

[D: Come mai?]  
«Pochi, forse il 10 o il 20%, hanno il concetto della responsabilità sociale».  

[D: Invece stare in mezzo ai ragazzi le piace.]  
«È una bella energia passeggiare con loro. A volte si perdono per responsabilità dei genitori, che non sono culturalmente preparati. Ma ce ne sono moltissimi in gamba. Purtroppo viviamo in un ambiente corrotto. Il nostro è un paese con poca cultura e molta corruzione».  

[D: Perché?]  
«Si pecca. Poi una misericordia, un pater, un’ave e un gloria, ed è tutto perdonato». (...)

[D: A proposito di frugalità: è vero che non ha la macchina?]  
«Nemmeno la casa». 

[D: Cioè?]  
«Vivo in affitto. Avere case comporta solo gran confusioni ereditarie». 

[D: Ma i suoi figli hanno capito?]  
«Sì, e non è stato difficile spiegarglielo, conoscono bene le mie idee». 

[D: Cosa dice ai ragazzi che incontra per motivarli?]  
«Spesso scambiamo gli agi per diritti, scordiamo le responsabilità verso gli altri. Il mio modo per spronarli è stato far nascere tutto questo. Bisogna insegnare loro la passione, si tratti di correre in bici o di fare impresa. Abituarli a cercare la propria luce». (...)

[D: Che rapporto ha con la tecnologia? ] 
«C’è il timore che schiacci l’uomo, ma non sarà così. Dico spesso una frase di papa Francesco: “Non abbiate paura”». 

[D: Francesco, Dio: la religione è una presenza continua.]  
«Non la religione, l’etica. Le religioni sono necessarie perché ancora la cultura non basta a far capire a un uomo di non aver paura della morte. Si parla così poco della morte, non la insegnano neppure agli studenti di medicina. E come possono curare bene i malati?»  (...)

*** Marino GOLINELLI, imprenditore, intervistato da Massimo Russo, “La mia fede laica: restituire la fortuna che ho ricevuto”, 'lastampa.it', 3 ottobre 2015

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