Come capita a tutti, la parola pensione, finché avevo trenta o quarant’anni anni, non mi riguardava proprio. Era un’ ipotesi lontana, non mi creava né ansie, né aspettative.
Poi, come per tante altre cose della vita, le prospettive cambiano e quella parola si avvicina proprio a te, a poco a poco diventa un obiettivo, una meta da raggiungere, con una dose di ansia direttamente proporzionale allo stress che hai sofferto nel corso della vita lavorativa.
Tutto ciò prescinde dal tipo di lavoro fatto fino a quel momento, dipende invece dalla bilancia dei pagamenti di due indici molto personali: quanta fatica hai fatto rispetto a quanta gratificazione hai ricevuto.
Io so di essere fra quei pochi fortunati che, avendo intrapreso il percorso dell’imprenditore, ha avuto fin qui enormi gratificazioni, seppur a fronte di tanta fatica. Sono consapevole di essere un privilegiato. So che ad ogni fine mese non dovrò fare i conti rischiando di non farcela, come tanti che hanno dovuto aiutare i propri figli ancora in cerca di lavoro. So di essere al riparo dalle tante maledette leggi che di questi tempi continuano a penalizzare gli anziani che hanno lavorato tutta la vita sperando poi di riposarsi, possibilmente con un po’ più di sicurezza.
E’ per questo che, quando si accenna a nuove leggi che tolgono certezza e sicurezza ai pensionati, credo si compia una delle peggiori azioni possibili. Me ne irrito incredibilmente, e non certo per me, perché credo sia ignobile penalizzare i vecchi già penalizzati dall’essere tali. (...)
*** Vito GULLI, imprenditore, La pensione prima di salirci a bordo. Pensieri liberi di un imprenditore che ha già le idee chiare sul cosa fare e a chi lasciare, 'senzafiltro', 25 gennaio 2017
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ARNALD, diversamente occupati
(via web)
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