Sole cocente. Vento caldo che secca la gola.
Un cowboy cavalca tutto solo nel deserto.
Ha sete. Molta sete.
Finalmente, quattro case all’orizzonte e, naturalmente, un saloon.
Il cowboy si ferma di fronte al saloon: smonta, lega il cavallo, entra.
Va al bancone e ordina da bere. In silenzio, ingolla due wisky. Poi altri due. Quindi, sempre senza profferire parola, asciugandosi la bocca con il braccio, butta un dollaro sul bancone.
Poi esce per riprendere il viaggio.
Ma il cavallo è sparito: al suo posto solo la corda, attaccata al palo.
Il cowboy rientra nel saloon: si ferma sulla porta, gambe divaricate e mano sul calcio della pistola.
E, lentamente, con voce alta e profonda, annuncia:
«Se non salta fuori il cavallo, sarò costretto a fare quello che ha fatto mio nonno!».
Poi, a passi lenti, si avvicina al bancone, vi sbatte sopra la pistola, guarda fisso in viso il barista e ordina un altro bicchiere.
Quindi si volta e abbraccia con un lungo sguardo l’intero saloon.
E’ serio, ha i lineamenti della faccia tirati.
Ai tavoli, occhi bassi, fissi sulle carte da gioco.
Brusio di sottofondo, sudori freddi, scambi di occhiate impaurite.
Il cowboy, con i gomiti sul bancone e la schiena rivolta ai presenti, centellina il suo wisky.
Con calma.
Sembra pensare a quello che dovrà fare.
Passano minuti che sembrano fermare il tempo.
A un certo punto, tra una coppia seduta a un tavolo scatta un cenno di intesa.
Uno dei due, cercando di non dare nell’occhio, guadagna l’uscita.
Rientra poco dopo.
Il cowboy ha finito di bere.
Butta mezzo dollaro sul bancone, alza un dito per salutare il barista, dà un’ultima occhiata agli avventori.
Esce.
Adesso il suo cavallo è nel punto in cui lo aveva lasciato.
La faccia del cowboy si allarga in un sorriso.
Sistema le staffe, monta in sella.
Sta per avviarsi quando un vecchietto, uscito dal saloon, lo avvicina.
Timidamente.
«Scusa, ragazzo. Posso farti una domanda?»
Il cowboy si tocca la tesa del cappello, in segno di saluto.
E’ rilassato.
«Dimmi, vecchio».
«Hai detto che avresti fatto come tuo nonno…»
«Già. Sarei stato costretto.»
«E lui cosa aveva fatto?».
Il cowboy dà un leggero tocco di sperone al cavallo per incitarlo a muoversi.
«Se n’era dovuto andare a piedi».
*** Massimo Ferrario, Il cow boy e suo nonno, 2014-2017, per Mixtura, - Riscrittura di una storiella di autore anonimo.
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