Prevenire, prevenzione.
In ogni campo, la 'nuova' parola d’ordine.
Anche le nonne, ovviamente, avevano sempre detto: meglio prima che dopo.
Eppure, se non ci fossero davvero più incendi, se riuscissimo a cogliere per tempo gli infiniti odor di brucio?
Dove metteremmo i pompieri che siamo e che ci piace essere?
L’adrenalina del fuoco.
A fine giornata, tutti tesi, distrutti. Ma orgogliosi, fieri.
Anche stavolta abbiamo domato il drago.
Uno, due, dieci, cento, mille draghi.
Da raccontare la sera. A lei, a lui, ai figli, agli amici. A noi stessi.
Che bravi che siamo, che coraggiosi che siamo.
Anche se un po’ bruciacchiati, però vittoriosi.
Certo, una brutta vita. Ma da eroi.
Adatta a noi: uomini - e donne in similmaschio – “che non debbono chiedere mai”.
E che debbono sempre essere 'vincenti'. Ai nostri stessi occhi, prima di tutto.
Già, il fuoco.
Il fuoco si vede, gli incendi spenti si contano: anche per questo si raccontano.
Mentre i non-incendi: quelli evitati, anticipati?
Quelli che nessuno ha mai visto perché, prevenendoli, si è impedito che si accendessero?
Quelli che nessuno ha mai visto perché, prevenendoli, si è impedito che si accendessero?
Non c’è gusto a prevenire.
Gli incendi che preveniamo non si vedono, non si contano: non si 'raccontano'.
*** Massimo Ferrario, Prevenire, non c'è gusto, 2013-2017, per Mixtura
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