venerdì 30 ottobre 2015

#SENZA_TAGLI / USA, rendere intelligenti i test (Barack Obama)

Eccovi una domanda molto semplice: se i vostri ragazzi potessero godere di più tempo libero a scuola, che cosa vorreste che facessero?

Se siete come la maggior parte degli altri genitori, ecco come immagino che non vorreste che lo trascorressero, quel tempo in più in classe: mettendoli a fare gli ennesimi test standardizzati. Io di certo per le mie ragazze non lo vorrei.

Con una certa moderazione, sono convinto che dei test concepiti in maniera intelligente e strategica siano in grado d'aiutarci a misurare i progressi scolastici dei nostri ragazzi. In quanto genitore, ci tengo a sapere come vadano i miei figli, e tengo anche al fatto che lo sappiano i loro insegnanti. In quanto presidente, voglio che noi tutti siamo responsabili dell'assicurarci che ciascun bambino, in ogni luogo, possa apprendere ciò che gli o le serve ad avere successo.

Ma quando mi soffermo a riflettere sui grandi maestri che hanno contribuito a formare la mia vita, ciò che rammento non è il modo in cui mi abbiano preparato ad affrontare un test standardizzato. Ciò che rammento è i modo in cui mi hanno insegnato a credere in me stesso. Ad esser curioso nei confronti del mondo. Ad appropriarmi del mio apprendimento di modo da poter esprimere il mio massimo potenziale. Sono stati l'ispirazione necessaria a spalancare finestre su parti del mondo alle quali non avevo mai neanche pensato.

Questo non è quel genere di cosa che si possa agevolmente misurare riempiendo la casellina giusta. Le lettere e le email che ho ricevuto, così come le conversazioni che ho avuto in giro per il Paese mi hanno portato ad ascoltare genitori preoccupati dal fatto che troppi test stiano impedendo ai propri ragazzi d'apprendere le lezioni più importanti della vita. Ho sentito parlare insegnanti che avvertono su di sé una tale pressione per la preparazione ai test da privare loro della gioia dell'insegnamento, e gli studenti di quella dell'apprendimento. Io intendo risolvere questo problema.

Ho chiesto al Dipartimento dell'Istruzione di collaborare proattivamente con gli stati e i distretti scolastici per accertarsi che tutti i test che adoperiamo nelle nostre classi rispondano a tre princìpi di base.

Innanzitutto i nostri ragazzi dovrebbero fare solo i test di cui valga la pena - test d'alta qualità mirati a migliorare il livello d'istruzione, e ad assicurarsi che tutti siano sulla buona strada.

In secondo luogo i test non dovrebbero occupare troppo tempo, in classe, né andare ad occupare quello che dovrebbe essere dedicato all'insegnamento e all'apprendimento.

Terzo, i test non dovrebbero essere che uno dei mezzi a disposizione per la valutazione. Per avere un punto di vista a tutto tondo sull'andamento dei nostri studenti e delle nostre scuole dovremmo adoperare i compiti in classe, i sondaggi e altri strumenti ancora.

Se volete saperne di più andatevi a leggere del nostro nuovo Testing Action Plan.

Di recente il Council of the Great City Schools - gruppo che raccoglie i più grandi sistemi scolastici pubblici dei centri urbani del Paese - ha pubblicato un nuovo rapporto che è andato ad analizzare i test standardizzati delle nostre scuole, scoprendo come, in alcuni sistemi scolastici, lo studente medio si ritrovi ad affrontare 112 test standardizzati ancor prima del diploma di liceo. Il rapporto ci presenta la possibilità di sfrondare test ridondanti e scoordinati - lasciando più tempo in classe da dedicare all'insegnamento e all'apprendimento. Dategli uno sguardo cliccando qui.

Ci metteremo al lavoro in collaborazione cogli stati, i distretti scolastici, gli insegnanti e i genitori per assicurarci che i princìpi da me delineati trovino eco nelle classi di tutto il Paese -- e insieme contribuiremo a preparare i nostri ragazzi a una vita di successi.

Se avete delle riflessioni su questo argomento, ci terrei ad ascoltarle. Condividetele qui.

*** Barack OBAMA, Lettera aperta ai genitori e agli insegnanti americani: rendiamo più intelligenti i nostri test, traduzione di Stefano Pitrelli, 'HuffingtonPost', 27 ottobre 2015, qui

(dal web)

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