Di mobbing non si parla, però lo si pratica: lo stress patologico determinato da vessazioni dei superiori o dall’eccesso di pressioni sul lavoro, dicono i giuslavoristi e gli psichiatri che se ne occupano, non solo non è scomparso ma è in aumento, in tempo di crisi e di flessibilità. E se la legge sul mobbing è stata dimenticata, in compenso è arrivata la norma che concede alle aziende la libertà di demansionare un dipendente, insieme alla possibilità di controllarlo a distanza con le nuove tecnologie. Entrambe le novità hanno avuto un’eco ridotta, dato che il confronto sul Jobs Act si è concentrato sull’articolo 18; ma sia il demansionamento sia il telecontrollo riguarderanno tutti i lavoratori dipendenti, non solo i neoassunti, quindi cambieranno le condizioni di lavoro per milioni di persone. (...)
...Rodolfo Buselli, il medico che dal 2002 coordina il Centro per il disadattamento lavorativo di Pisa, tra i più attivi d’Italia.
Buselli ci lavora ogni giorno da anni, con le persone che si sono ammalate di lavoro, e ha visto il fenomeno cambiare sotto i suoi occhi: «I blocchi del turn-over e i tagli di personale, diffusi in questo periodo, provocano un aumento di carico di lavoro e di richieste di performance: questa è diventata la prima causa di patologie legate allo stress lavorativo», dice. «Altri pazienti, specie nel privato, arrivano qui che invece sono già stati licenziati o cassintegrati: e hanno il coraggio di denunciare la malattia solo a quel punto».
L’altro aspetto del Jobs Act che ha creato qualche perplessità tra chi si occupa di mobbing è quello che liberalizza parzialmente il controllo a distanza, non ancora entrato in vigore perché manca il relativo decreto attuativo (...)
*** Alessandro GILIOLI, giornalista, Il mobbing cresce, ma non si dice, 'L'Espresso', 7 maggio 2015
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