(...) Se si è alle prese con una cosa sola, si avverte una specie di senso di colpa. Non far nulla poi, è solo una fantasia depressiva, un’allucinazione perversa.
Siamo tutti arruolati nell’esercito del superfare, del plurifare, al contempo guidare, comunicare al cellulare e programmare la spesa. Oppure leggere e ascoltare la musica, più magari cucinare. O anche, studiare, guardare la tv e chattare. E ognuno si faccia i propri esempi. Non proprio sempre in simultanea ma perlopiù con una capacità sempre più sofisticata di saltellare dall’una all’altra cosa con strabiliante rapidità.
E’ fin troppo facile e banale osservare quanto ciò corroda l’intensità di qualsiasi esperienza, quanto prosciughi la sua profondità, quanto determini un impoverimento straordinario delle possibilità di esplorare, estendere e articolare la singolarità di ogni opera.
Non si è mai con sé stessi o con-uno soltanto, sempre in molti, in molte cose, frantumati e alienati in corridoi che si sommano e si intrecciano non lasciando scampo alla singolarità immensa dell’unico incontro. (...)
*** Paolo MOTTANA, docente di filosofia dell'educazione all'università di Milano Bicocca, "Voi dovete prendere una cosa, perché vi parli...", blog. 'controeducazione', 7 febbraio 2016
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