Le sanzioni per interventi clandestini salgono fino a 10 mila euro. Un passo indietro e un pericolo per la salute delle donne.
Il decreto legislativo sulle depenalizzazioni varato dal Consiglio dei ministri il 15 gennaio scorso inasprisce e non cancella l’afflittività della sanzione per l’aborto clandestino: prima di questa modifica chi interrompeva la gravidanza entro 90 giorni fuori dalle strutture autorizzate prendeva una multa fino a 51 euro. Ma ora questa multa è salita a una cifra fra i 5 e i 10 mila euro. Il governo ha ignorato completamente le ragioni per cui la legge 194 comminava una multa simbolica, ovvero permettere le donne di denunciare i cucchiai d’oro che praticavano aborti fuori dalla struttura pubblica ma, soprattutto, permettere loro di andare in ospedale al primo segno di complicazione senza rischiare la denuncia, e salvarsi la vita.
Quando era ancora vigente il codice Rocco, che contemplava il reato di aborto, le donne morivano in seguito alle complicazioni di interruzioni praticate fuori dalle più elementari norme igieniche. La legge 194 ha sempre avuto come finalità sia l’eliminazione dell’aborto (“contraccettivi per non abortire”, gridavano le femministe) sia la salute di chi lo faceva (“aborto libero per non morire”). Ma ora rischiamo che la piaga dell’aborto clandestino si rinnovi. Ufficialmente l’Italia ha uno dei tassi di abortività più bassi d’Europa, 9 aborti ogni 1000 donne. In Francia è il 18, nel Regno Unito il 15, il 20 in Svezia. Sembrerebbe che le italiane abbiano finalmente imparato a prevenire le gravidanze indesiderate, invece no. Siamo tuttora fra le ultime in Europa per uso di contraccettivi, subito prima di Cipro, Romania, Lituania e Repubblica Ceca. Il 25% delle ragazze non prende precauzioni. (...)
*** Paola TAVELLA, giornalista, Chi abortisce paga multe criminali peggiorando il danno, 'pagina99', 21 febbraio 2016
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